SACRIFICIO, Pittore del (Opfermaler)
1°. - Uno dei migliori ceramografi corinzî. Ha dipinto aröballoi, kotölai, òlpai, oinochòai. Il nome gli viene dai frammenti di una oinochòe del museo di Egina (Kraiker, n. 340), sulla quale si vede un toro, un sacerdote che sembra accompagnarlo al sacrificio, un fanciullo, un'ara; alcune delle figure sono eseguite nella tecnica policroma. La sua attività ha inizio nel secondo venticinquennio del VII sec. a. C. (Protocorinzio Medio) e continua nel terzo venticinquennio. Lo Johansen avvicinò per primo due aröballoi (Londra, British Museum, 94.7 - 18.2 e Boston, 99.511) atribuendoli ad una stessa mano. Altri vasi furono aggiunti al gruppo da altri studiosi (Kraiker, Robertson, Dunbabin, Benson). Il Pittore del S. per lo stile è molto vicino al Pittore dell'Olpe Chigi, di cui fu contemporaneo, così vicino che vi sono incertezze nelle attribuzioni. Il Benson dà al Pittore del S. l'aröballos di Boston, 95.10 (Bellerofonte su Pegaso e la Chimera; due sfingi), mentre il Dunbabin e il Robertson lo attribuiscono al Pittore dell'Olpe Chigi. I due ultimi studiosi dànno invece al Pittore del S. un frammento di ceramica del museo di Egina (Kraiker, n. 282), uno a Berlino (il Kraiker lo dà al Pittore della Mucca) un'òlpe dall'Heraion di Argo (per il Benson del Pittore dell'Olpe Chigi).
Il Pittore del S. ha usato le tre tecniche del Protocorinzio: policromia, "figure nere", linea di contorno, questa ultima meno frequentemente del suo contemporaneo Pittore di Boston 397. Il disegno è sempre accurato, l'esecuzione finissima. L'incisione, sicura, elegante e sottile, è usata spesso anche per indicare la struttura dei corpi e i dettagli anatomici: in questo il pittore anticipa lo stile corinzio. Una seconda anticipazione si nota nei suoi leoni, i quali risentono già l'influsso assiro che sarà usuale a partire dal periodo di transizione fra il Protocorinzio e il Corinzio. Anche la sua predilezione per gli animali disposti a gruppi di due simmetricamente opposti, ma separati da un motivo verticale (in generale un motivo a triangoli e losanghe) anticipa le composizioni antitetiche così frequenti nel Corinzio Arcaico. Il pittore ha talvolta dei motivi inaspettati, come la bella testa di cavallo a linea di contorno sul fondo di una oinochòe frammentaria da Aetos (Itaca), o l'uccello dipinto a silhouette sulla voluta di una palmetta, su una oinochòe del Ceramico di Corinto.
La predilezione del pittore per i gruppi antitetici di due animali sembrerebbe confermare l'attribuzione al pittore dell'aröballos di Boston 95.10 dovuta al Benson. Ritroviamo qui, infatti, la composizione simmetrica e antitetica (due sfingi opposte separate da un ramo stilizzato, molto simili a quelle dell'aröballos del British Museum 94.7-18.2).
Non è facile seguire lo svolgimento del Pittore del S., anche perché una parte dei vasi attribuitigli è ancora medita. Il Dunbabin, che li conosceva, ha affermato che il pittore ha uno stile più semplice e uno più complesso e che li usa contemporaneamente.
Bibl.: K. F. Johansen, Vases Sicyoniens, Parigi-Copenaghen 1923, p. 90; W. Kraiker, Aigina. Die Vasen des 10. bis 7. Jhdts., Berlino 1951, pp. 19; 54; 59 s., nn. 296, 340, 341; Journ. Hell. Stud., LXXI, 1951, p. 63 ss.; Annual Brit. Sch. Athens, XLVIII, 1953, p. 179; J. L. Benson, Geschichte d. korinthischen Vasen, Basilea 1953, p. 17 s., n. 12; Gnomon, XXV, 1953, p. 246; T. J. Dunbabin, Perachora II, Oxford 1962, pp. 39 s., nn. 229, 230; 59, nn. 399, 400; 60, n. 412; 102, n. 924.
)