PISELLO (lat. scient. Pisum sativum L.; fr. pois; sp. guisante; ted. Erbse; ingl. pea)
Pianta annuale della famiglia Leguminose-Papilionate con fusto semplice o ramificato alla base, alto da 0,5 a 2 m., nano o rampicante, angoloso; foglie terminanti all'apice con un cirro ramificato, munite da 1 a 3 paia di foglioline più o meno cuneiformi alla base, ovali o largamente ellittiche, lunghe 1-6 cm., larghe cm. 1,5-3,5, rotondate, intere o denticolate. Stipole ampie, cuoriformi, lunghe 4-10 cm., larghe 2,5-4 cm., dentate sui margini inferiori. Le infiorescenze spesso sono più brevi, qualche volta più lunghe delle stipole, e sono costituite da 1 a 5 fiori pedicellati: il calice è campanulato con i denti erbacei ovato-lanceolati; la corolla è grande, vistosa con vessillo ampio rosa lilla con venature oscure o bianche con venature verdi, le ali sono violetto-porporine oscure o bianche, la carena è più corta di esse, fortemente ricurva, rosea o bianca-verdastra.
I legumi sono lunghi, a seconda delle varietà, 3-12 cm.; larghi 14-24 mm., piatti o più o meno cilindrici, brevemente acuti all'estremità, generalmente dritti, lisci o con nervature reticolate sporgenti, di colore giallo cuoio a maturità (raramente violacei o nerastri). I semi sono 4-10 per ogni legume, globosi, o compressi, talora quasi cubici perché strettamente aderenti l'uno all'altro, di diverso colore a maturità a seconda delle varietà.
Questa specie considerata nel senso più ampio comprende molte varietà e forme, che così si raggruppano secondo G. Hegi:
Var. elatius Beck = P. variegatum Presl., P. elatum DC. (volg. pisello selvatico): fiori grandi con vessillo lilla, ali porporine scure e carena rosea o verdastra; semi generalmente globosi, bruni scuri o marmorizzati di nero.
Questa varietà, che alcuni considerano come specie distinta, è l'unica spontanea e vive nella regione mediterranea, nel Caucaso e nell'Asia occidentale fino all'India e al Tibet; è lo stipite da cui sono derivati tutti i piselli coltivati. Comprende molte sottovarietà e forme.
Var. arvense Gams = P. arvense L. var. vulgare (volg. rubiglio): fiori variegati, raramente biancastri con le ali rosa; semi generalmente globosi, giallastri o verdastri o più spesso di colore rosso ruggine punteggiati di porporino scuro o marmorizzati.
Var. quadratum L. = P. quadratum Mill.: fiori generalmente variegati, raramente bianchi, semi più o meno cuboidali giallastri. Questa varietà, sorta probabilmente in Inghilterra e in Olanda, conta numerose forme.
Var. umbellatum Ser.: fiori in grappoli, variegati o bianchi; semi globosi, castagno-bruni, verdastri o bianco-giallastri. È stata descritta la prima volta dal Tabernaemontanus nel sec. XVI.
Var. vulgare Schubler et Martens: fiori solitarî bianchi; semi globosi di colore giallo uovo, verde giallastro o verdastro. Comprende molte forme e fra queste parecchie nane.
Var. glaucospermum Alef.: semi globosi di colore blu-verdastro.
Var. medullare Alef.: fiori lungamente pedicellati, bianchi; semi giallo-verdastri.
Var. saccharatum Ser.: fiori variegati o bianchi, brevemente o lungamente pedicellati; semi globosi o angolosi, giallastri o verdastri, concolori o punteggiati di rosso. I semi di questa varietà si mangiano immaturi.
Var. macrocarpum Ser.: fiori generalmente variegati con brevi pedicelli; semi più o meno angolosi, verde-giallastri e punteggiati. Questa varietà è sorta nell'Europa centrale nel sec. XVI; secondo il Lobelius proviene da Vilna.
A eccezione della var. elatius, tutte le altre varietà e forme di pisello sono derivate dalla coltura. A. De Candolle crede, con ragione, che la pianta sia di origine asiatica e quivi sia stata per la prima volta coltivata, e che poi la sua coltivazione sia passata in tempi remotissimi in Europa dove se ne trovano indubbie tracce nell'ultimo periodo dell'epoca della pietra nell'età del bronzo e nei periodi posteriori. Nell'epoca classica già alcune forme, come le var. elatius e arvense, erano conosciute e coltivate, come dimostrano i ritrovamenti dei semi a Pompei e le notizie dateci dagli autori (Teofrasto, Columella, Plinio, ecc.).
Oggi la coltivazione dei piselli si è sviluppata nell'Europa centrale e meridionale, anche in parte della settentrionale, perché in Scandinavia questa pianta si spinge fino a 670 lat. N. (sulle Alpi giunge fino a 2125 m. s. m., nel Vallese); inoltre nell'Africa settentrionale (Egitto, Tripolitania, Algeria), nelle Indie, nell'America Settentrionale, nel Chile.
Dal punto di vista orticolo le numerosissime forme di piselli possono distinguersi in due classi:
1. Piselli da sgranare, dei quali si mangia solo il seme allo stato fresco o secco.
2. Piselli mangiatutto o taccole, dei quali si mangia invece l'intero baccello quando il seme è appena formato.
La prima classe si divide in due gruppi. Piselli a semi rotondi: a) rampicanti (Principe Alberto, Caractacus, Daniel, Micheaux d'Olanda, Piccolo di Parigi, Sciabola, Quadrato fine, Espresso); b) seminani; c) nani (Precocissimo di Annonay, Bretone, Mac Lean's Peter, Orgoglio dei mercati).
Piselli a semi grinzosi: a) rampicanti (Scià di Persia, Telefono, Duca d'Albany, Campione d'Inghilterra, Brianzolo); b) seminani (Napoleone, Imperatrice Eugenia); c) nani (Meraviglia d'America, Pieno paniere).
La seconda classe comprende forme rampicanti (Burro, Quarantino) e nane (Mangiatutto nano precoce).
Il terreno deve essere argilloso calcareo, asciutto e preferibilmente in pendio; il periodo vegetativo delle diverse sorte va da 3 a 5 mesi. Sul medesimo terreno possono coltivarsi i piselli per 4 0 5 anni consecutivi; nella coltura sono preceduti dai cereali e seguiti dalle carote, dagli spinaci, dal tabacco. Occorrono da 100 a 250 kg. di seme per ha. e i semi si collocano in numero di 5 0 6 in buche; la seminagione avviene o in autunno o in primavera o in estate a seconda dell'epoca nella quale si vuole ottenere il prodotto, e ormai si può dire che si hanno piselli freschi tutto l'anno. La produzione varia da 13 a 40 q. di granella per ha.
I piselli freschi o secchi costituiscono un ottimo alimento; quando sono immaturi contengono: 78,4% di acqua; 6,3% di sostanze azotate; 0,5% di grassi; 12% di idrati di carbonio; 1,9% di lignina; 0,8% di ceneri. Quando sono ben maturi la loro composizione è la seguente: 6,5-22,1% di acqua, 18,3-28,4% di sostanze azotate (legumina, legumelina, vicilina, conglutina, proteosi, ecc.), 0,6-5,5% di grassi (gliceridi dell'ac. oleico, palmitico e arachidico; lecitina; colesterina), 46,3-59,4% d'idrati di carbonio (molto amido, saccarosio, inosite), 2,2-10% di lignina, 1,8-3,9% di ceneri delle quali i 4/5 sono costituiti da fosfato di potassio.
In commercio i piselli sgranati vengono divisi a seconda della grossezza, in: finissimi, fini, medî e grossi.
I piselli dal punto di vista scientifico hanno costituito un prezioso materiale d'indagine: su essi ha studiato e formulato le sue celebri leggi G. Mendel e, sempre per quanto riguarda la genetica, hanno compiuto importanti osservazioni sulle loro varietà e forme E. v. Tschermak, H. De Vries, K. E. Correns, C. Fruwirth, O. E. White e altri studiosi.
Malattie e cause nemiche. - I piselli sono attaccati da numerosi parassiti vegetali e animali. Tra i funghi: Erysiphe polygoni e E. graminis determinano l'oidio, la Peronospora viciae la ruggine bianca, l'Uromyces pisi la ruggine nera dei piselli, l'Aschochyta pisi produce l'antracnosi o rabbia, il Fusarium vasinfectum è la causa del morbo di S. Giovanni. Sono attaccati anche da Cladosporium herbarum, Pythium Debaryanum, P. Saadebeckianum, Septoria pisi, ecc. Il Bacillus leguminiperda produce macchie brune sui baccelli; Ustilago entorrhiza e Thieiavia basicola attaccano le radici.
Fra gli animali: l'Heterodera radicicola danneggia le radici, numerosi insetti attaccano sia gli organi vegetativi sia i frutti, ma il più dannoso di tutti è il Bruchus pisi L. o Laria pisorum Scop., che deponendo le uova nei giovanissimi frutti attacca i semi, nei quali si sviluppano le larve arrecando gravi danni. Per salvare il prodotto bisogna trattarlo con solfuro di carbonio o riscaldarlo ripetutamente a 40-50°.