piombo
Metallo, per lo più utilizzato nell’industria, di colore bianco bluastro, tenero e facilmente deformabile (densità 11,34 g/cm3 a 20 °C; fonde a 327 °C); può assumere una durezza relativamente alta se addizionato di piccole percentuali di altri elementi (antimonio, arsenico, rame ecc.). A contatto dell’aria si ossida rapidamente.
Il p. è soprattutto utilizzato per la costruzione di accumulatori elettrici, di sistemi isolanti per il trasporto di energia elettrica e per la produzione di liquidi corrosivi. È inoltre adoperato per la fabbricazione di tubi per condutture, di lastre usate nelle camere a p. e per la confezione di recipienti per l’industria chimica. Data l’elevata nocività ambientale del p., ne è molto diminuito l’utilizzo nella produzione di vernici, smalti, adesivi, cosmetici e, soprattutto, benzine (➔ benzina), dove funge da antidetonante (piombotetraetile e piombotetrametile). Nei Paesi a economia industriale avanzata, infatti, si è andata progressivamente sostituendo la benzina addizionata con p. con quella senza p. o che ne contiene una bassissima concentrazione di esso.
In lega con l’antimonio, il p. veniva utilizzato per la fabbricazione di caratteri a stampa, in lega con l’arsenico e altri metalli, per i proiettili per armi da fuoco. Le leghe di p. e stagno, in virtù delle buone fusibilità e colabilità, sono sfruttate per la fabbricazione di piccoli oggetti. Il p. ha un’elevata capacità di assorbire i raggi X e γ e per questa proprietà è largamente usato nella fabbricazione di guanti e indumenti protettivi per radiologi o per chi maneggia elementi radioattivi, e per realizzare schermi protettivi intorno a sorgenti di radiazioni ionizzanti.
Il p. è scarsamente presente nella crosta terrestre (1,6·10-3%), ma fortemente concentrato in ricchi giacimenti. Il suo minerale più importante ai fini estrattivi è la galena, costituito da solfuro (PbS). Vi sono due metodi principali per l’estrazione del piombo. Nel primo, detto di arrostimento e riduzione, il minerale contenente p. (prevalentemente la galena) viene dapprima arricchito per flottazione, quindi arrostito in forni Dwight-Lloyd, in modo da eliminare lo zolfo sotto forma di biossido, mentre il p. si trasforma in ossido di p.; il prodotto di questa seconda fase, mescolato con coke e fondenti, viene poi portato a riduzione in forni a tino ad aria compressa. Il secondo metodo, detto di arrostimento e reazione, adatto solo a minerali di elevata purezza, consiste in un arrostimento parziale, effettuato con una quantità limitata d’aria, in modo da trasformare solo una parte della galena nell’ossido; questo reagisce con la galena ancora presente, dando origine al p. metallico.
La produzione mondiale di p. di miniera è andata costantemente aumentando fino alla seconda metà degli anni 1980, quando ha superato i 3.500.000 di t annue. Successivamente è diminuita, per poi tornare a salire nettamente verso la fine della prima decade del 21° sec. (3.550.000 t nel 2007, 3.840.000 t nel 2008, 4.100.000 t nel 2010). Principale Paese produttore è la Cina (1.750.000 t nel 2010), seguita da Australia, Nigeria, Stati Uniti, Perù e Messico. La Cina occupa il primo posto, davanti a Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna e Canada, anche nella classifica dei Paesi produttori di p. di fonderia, ottenuto attraverso processi di recupero e riciclaggio. L’Italia ha una modesta produzione di p. di miniera (800 t annue, 35° posto nella classifica mondiale), ma una buona produzione di p. di fonderia (212.000 t annue, 9° posto nella classifica mondiale).
Anche la domanda di p. risulta in crescita, dopo un periodo di stasi o di contenuta contrazione, dovuto alla riconosciuta nocività del p. per l’ambiente. Fa da traino la Cina, che, con il notevole sviluppo del mercato delle auto, richiede grandi quantitativi di p. destinati alla fabbricazione di batterie per auto.