SCHIARA, Pio Tommaso
– Nacque il 29 gennaio 1691 a Felizzano, in provincia di Alessandria.
Il 23 aprile 1713 fu ammesso quale novizio nel convento domenicano di Bosco Marengo, appartenente alla provincia di S. Pietro Martire in Piemonte. Proseguì gli studi in diritto canonico e teologia presso lo Studio di Bologna; ottenuto il grado di magister theologiae dal 1723 fu professore di teologia nei conventi di Verona, Brescia, e infine Genova.
Nel 1733 si trasferì a Roma, quale bibliotecario – sotto la prefettura di Giovanni Domenico Agnani – della Casanatense, la grande biblioteca domenicana ubicata dal 1701 nel complesso della Minerva, e sede anche di un collegio teologico e di due cattedre tomiste. Alla morte di Agnani, il 17 novembre 1746 ne divenne prefetto e agli anni della sua direzione si data un notevole incremento dei fondi librari, come attestano sia gli antichi registri delle accessioni, sia le note di acquisto di mano dello stesso Schiara all’interno dei manoscritti e stampati giunti in biblioteca. Cospicui furono, in particolare, gli acquisti di libri ebraici, attraverso la mediazione di convertiti che Schiara era solito ricompensare con regolarità. Gli acquisti si estesero anche a oggetti artistici. Il 14 agosto 1748 furono, per esempio comprati due trittici «antichi greci in avorio alti un palmo di ottima maniera e cristiani» (Roma, Biblioteca Casanatense, Mss. Cas., 733, c. 6r), uno dei quali è oggi conservato nel Museo nazionale di Castel Sant’Angelo. Intorno al 1750 Schiara diede inoltre avvio all’allestimento del Bibliothecae Casanatensis Catalogus librorum typis impressorum, e il 24 febbraio 1756 stipulò il contratto per la stampa con i tipografi Salvioni. Il primo volume del catalogo vide la luce nel 1761, a cura del nuovo prefetto Giovan Battista Audiffredi, che nella prefazione ricorda il ruolo decisivo di Schiara, cui si deve la redazione della sezione Biblia Sacra, poi inclusa nel secondo tomo.
L’attività al servizio della Casanatense – come bibliotecario e poi come prefetto – non distolse Schiara da altre occupazioni. Si deve a lui la redazione della lettera enciclica con cui si diede notizia all’Ordine della morte, il 5 marzo 1740, del cattedratico casanatense Giacinto Federico Toccoli (A.R.P.S. Luctum quo confecti sumus, Roma 1740). Di maggiore ampiezza l’orazione recitata davanti al collegio cardinalizio in S. Maria sopra Minerva in occasione della santificazione, il 29 giugno 1746, della domenicana fiorentina Caterina de’ Ricci (De laudibus S. Catherinae de Ricciis, Romae 1746). Notevole risonanza ebbe, inoltre, il suo intervento nella polemica che negli anni 1754-57 oppose Casto Innocente Ansaldi e Francesco Maria Zanotti a proposito delle idee sostenute da Pierre-Louis Moreau de Maupertuis nell’Essais de philosophie morale del 1749. Schiara si dichiarò a favore di Zanotti e nel 1756 scrisse un esteso parere sulle Vindiciae Maupertuisianae pubblicate da Ansaldi quale replica al contemporaneo Ragionamento di Zanotti. Schiara ne inviò copia ad Ansaldi, che pubblicò il testo con il titolo Parere del padre Pio Tommaso Schiara dell’Ordine de’ Predicatori sopra il libro intitolato Vindiciae Maupertuisianae (Venezia 1756), facendolo precedere da una prefazione in cui pone in discussione gli argomenti del prefetto casanatense.
Fin dal suo arrivo a Roma Schiara fu, inoltre, attivo all’interno degli organismi censori della Curia romana. Già il 24 settembre 1733 presentò al S. Uffizio la censura di un’opera ancora manoscritta di Gianfrancesco Riceputi, Pianto del peccatore estratto del Pianto di Maria, cioè dallo Stabat Mater Dolorosa, impedendone la pubblicazione (Città del Vaticano, Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, S.O., CL., n. 7, cc. 388r-389v). Il 15 gennaio 1737 il cardinale domenicano Vincenzo Ludovico Gotti lo scelse quale suo teologo; a questa nomina seguì quella di qualificatore al S. Uffizio.
Il 24 settembre 1759 Schiara fu nominato, quale successore di Tommaso Agostino Ricchini, segretario della congregazione dell’Indice (ibid., Index, Prot., 87, c. 5), e il 1° dicembre examinator episcoporum in sacra theologia (c. 7). Gli anni del suo segretariato videro l’emanazione, tra il 5 settembre 1760 e il 14 luglio 1777, di diciassette decreti proibitori, elenchi di libri spesso denunciati e trasmessi alla congregazione dalla Casanatense, con cui Schiara mantenne sempre strettissimi rapporti. Si deve, inoltre, a lui la redazione di alcune censure. La prima è datata 19 gennaio 1760, e riguarda l’edizione in lingua italiana della Cyclopedia di Ephraim Chambers (Napoli 1747-1754), in precedenza già esaminata da Ricchini. Il votum – incentrato su articoli quali Celibato, Censura, Divorzio, Inquisizione e Religione – fu decisivo per giungere alla proibizione definitiva dell’opera (Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, Index, Prot. 87, cc. 95r-97r). Seguirono le censure di La invocacion de nuestra senora con el titulo de madre santissima di Joseph de Tobar (Madrid 1751) il 10 dicembre 1760 (cc. 165r-168v), e dei Mélanges philosophiques di Voltaire (Genève 1765-1770) il 15 novembre 1773, una collezione di «impiorum ingentis numeri opuscolorum» scritti da un autore il cui stesso nome è «horribile, ac execrabile» (Prot. 90, cc. 365r-366v). L’ultima censura riguarda i primi cinque volumi della traduzione italiana della Neue Erdbeschreibung di Anton Friedrich Büsching (Venezia 1773-1774), già esaminati dal S. Uffizio nel 1775, che però «non volle farne giudizio». Sulla base di quanto disposto nella Sollicita ac provida, Schiara sottopose il proprio votum a una commissione di sei membri scelti tra le congregazioni del S. Uffizio e dell’Indice, in quanto si trattava «d’una vastissima ed utilissima opera, di cui n’è piena l’Europa [...] ricercata ed applaudita universalmente» (Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, Index, Prot. 91, c. 229v). La relazione è datata 31 gennaio 1777 (cc. 233r-244v), e Schiara vi analizza i punti esposti nella precedente censura di Bruno Saverio Toma, che nell’opera aveva individuato proposizioni «sediziose, eretiche, e favorevoli al Libertinaggio» (c. 250). Il più moderato giudizio di Schiara fu accettato e i meriti dell’opera finirono per prevalere sugli argomenti a favore di una sua proibizione.
Il 27 gennaio 1779 Schiara fu nominato maestro del Sacro Palazzo, carica che gli consentì l’ingresso quale consultore nel S. Uffizio (Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, S.O., Juramenta 1777-1796, c. 63). Furono però questi anni tormentati, che portarono alla sua destituzione, provvedimento con pochi precedenti che fu esito dello scontro tra correnti filo- e antigianseniste interne alla Curia, e dell’aspro dibattito sul riformismo promosso da Scipione de’ Ricci al sinodo di Pistoia del 1786. Su simili e delicate questioni Schiara aveva già avuto, tra il 1770 e il 1779, uno scambio epistolare con Antonio Martini, incentrato in particolare sulla traduzione italiana della Bibbia pubblicata da Martini (Torino 1769-1771), in molti punti influenzata dalla versione francese di Louis-Isaac Le Maître de Sacy e da opere di altri autori di Port-Royal. Su questa edizione della Bibbia gravava quindi un sospetto di giansenismo, e Schiara invitò Martini alla prudenza e al ricorso alla pratica dell’autocensura. L’episodio che però provocò la caduta in disgrazia di Schiara è legato alla pubblicazione del De clarorum virorum rectractationibus di Francesco Antonio Zaccaria, la cui bozza era stata sottoposta alla congregazione dell’Indice. Pio VI pregò Schiara di procedere a un ulteriore esame del testo, e poco dopo iniziò a circolare in Curia un biglietto a firma di Schiara che invitava a giudizi più equilibrati e a evitare di trasformare ogni «appellante» in un giansenista: posizione che fu ritenuta, dall’ala più intransigente, ambigua se non sospetta. Il 13 gennaio 1781 Schiara emanò un editto contro la Memoria cattolica di Carlo Borgo, «una maligna, e riprovabilissima opera». Fu questo l’ultimo atto del suo magistero: è datata allo stesso giorno la sua destituzione. Non fu invece sospeso l’incarico di consultore del S. Uffizio, per quanto l’avanzata età e lo stato di salute non consentirono a Schiara più alcuna attività.
La morte lo colse a Roma il 24 settembre 1781, con «dispiacere universale dei buoni» (Annali ecclesiastici..., Firenze 1782, p. 4). Sepolto in S. Maria sopra Minerva, la Biblioteca Casanatense ne conserva un ritratto, eseguito da Giovanni Prasach tra il febbraio del 1779 e il dicembre del 1780, in quanto Schiara vi è designato come maestro del Sacro Palazzo.
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, Index, Diarii 6, Catalogus Secretariorum, c. 4v; Index, Diarii, 17-18; Index, Prot., 87-91; S.O., Juramenta, 1737-1749, c.n.n.; S.O., Juramenta 1777-1796, c. 63; Città del Vaticano, Archivio segreto Vaticano, Segreteria di Stato, Memoriali e Biglietti, 204; Roma, Archivio generale Ordine predicatori, XI.3090: Acta Congregationis Bibliothecae Casanatensis ab anno 1700 ad 1836, pp. 97 s.; Roma, Biblioteca Casanatense, Mss., 5068: Memorie istoriche della Biblioteca Casanatense dalla sua fondazione 1700 sino al giorno in cui fu tolta ai PP. Domenicani, pp. 237-240 (copia dell’originale conservato presso l’Archivio di S. Maria sopra Minerva, Mss., II.22).
Annali ecclesiastici secolo XVIII, II, Firenze 1782, pp. 1-4; A. Guglielmotti, Catalogo dei Bibliotecari, Cattedratici e Teologi del Collegio Casanatense, Roma 1860, p. 9; F.H. Reusch, Der Index der verbotenen Bücher, II, Bonn 1882, pp. 830, 935; C. Guasti, Storia aneddota del volgarizzamento dei due Testamenti, in Rassegna nazionale, VII (1885), pp. 235-282 (in partic. pp. 246 s.); I. Taurisano, Hierarchia Ordinis Praedicatorum, Romae 1916, pp. 61, 118; S.M. Vallaro, Del ristabilimento della provincia domenicana di S. Pietro Martire nel Piemonte e Liguria, dopo la soppressione francese, Chieri 1929, pp. 15-17; G. Marini, Lettere inedite, II, a cura di E. Carusi, Città del Vaticano 1938, p. 167; E. Damming, Il movimento giansenista a Roma, Città del Vaticano 1945, pp. 192-194; Il giansenismo in Italia. Piemonte, a cura di P. Stella, II, Zürich 1970, pp. 314-336 (lettere di Schiara ad Antonio Martini); V. De Gregorio, La Biblioteca Casanatense di Roma, Napoli 1993, pp. 69 s., 91 s.; M. Palumbo, La stampa dell’Indice de’ Libri della Biblioteca Casanatense, in Il libro a Roma nel Settecento, a cura di A.A. Cavarra - M. Santoro, Roma-Cagliari 2007, pp. 189-200; Ead., “Pensando che facilmente in S. Officio possan esservi Libri Ebraici e Rabbinici”. Gli Hebraica del Sant’Uffizio, oggi in Biblioteca Casanatense, in La Rassegna mensile di Israel, LXXVII (2010), pp. 201-219; Prosopographie von Römischer Inquisition und Indexkongregation 1701-1813, a cura di H.H. Schwedt et al., II, Paderborn 2010, s.v.; S. Moretti, Viaggio di un trittico eburneo da Costantinopoli a Roma. Note in margine al “Corpus degli oggetti bizantini in Italia”, in La sapienza bizantina. Un secolo di ricerche sulla civiltà di Bisanzio all’Università di Roma, a cura di A. Acconcia Longo et al., Roma 2012, pp. 225-244.