SEMEGHINI, Pio Antonio
‒ Nacque a Bondanello di Quistello (Mantova) il 31 gennaio 1878, terzogenito di Giuseppe, proprietario terriero, e di Emilia Zanini.
Abbandonò gli studi giovanissimo, contro le aspettative paterne, e nel 1894 si trasferì a Milano, dove il padre l’aveva impiegato presso la bottega di un droghiere. Nello stesso anno partecipò alle dimostrazioni contro il governo Crispi, fu arrestato e segnalato come anarchico. A seguito dei fatti milanesi, lasciò l’Italia e si rifugiò per un breve periodo in Svizzera, a Lugano; successivamente tornò a Modena, dove nel frattempo si era stabilita la sua famiglia. Fra il 1897 e il 1898 frequentò le Accademie di belle arti di Modena e di Firenze, per poi proseguire la propria formazione da autodidatta.
Nel 1899 partì per Parigi, dove visse per quindici anni, seppur con frequenti ritorni in Italia, soprattutto durante l’estate (prima a Modena, dove teneva uno studio, poi nell’isola di Burano).
Frequentò il vivace ambiente artistico parigino degli inizi del secolo; conobbe, tra gli altri, Medardo Rosso, Ardengo Soffici, Amedeo Modigliani e Max Jacob. Durante la permanenza nella capitale francese, ebbe modo di riflettere a lungo sulla lezione degli impressionisti e dei postimpressionisti, da Claude Monet a Georges Seurat, da Paul Cézanne a Paul Gauguin, da Pierre Bonnard a Édouard Vuillard; fu inoltre attratto dagli esiti delle formulazioni fauves, in particolare da Henri Matisse. Nel contempo si dedicò allo studio degli antichi maestri, trascorrendo molte ore nelle sale del Louvre a disegnare. Negli anni parigini si applicò prevalentemente al disegno, all’incisione e alla realizzazione di piccole sculture.
Nel 1911 espose per la prima volta, a Modena, alla mostra «Arte pura – Pittura, scultura, bianco e nero». L’anno successivo, a Parigi, ebbe modo d’incontrare altri due italiani, in quell’anno espositori al Salon d’Automne, Arturo Martini e Gino Rossi; con quest’ultimo si recò in Bretagna a dipingere tra il 1912 e il 1913 (Carentec, Il Calvario, in Pio Semeghini, 1998, p. 143). In questo periodo, probabilmente su invito di Rossi, cominciò a frequentare l’isola di Burano, dove conobbe il gruppo degli ‘artisti di Ca’ Pesaro’, tra cui Umberto Moggioli e Luigi Scopinich, e Nino Barbantini, segretario dell’Opera Bevilacqua La Masa. Nonostante gli stretti rapporti con i capesarini, iniziò a esporre alle collettive di palazzo Pesaro solo dopo la fine della guerra.
Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, rientrò definitivamente in Italia; fu richiamato sotto le armi e destinato di stanza a Modena con mansioni di fureria. Nel 1919 Barbantini, con il quale Semeghini aveva mantenuto i contatti durante il conflitto, lo invitò a esporre alla collettiva della Bevilacqua La Masa a Venezia, che in quell’anno riapriva le attività. Vi partecipò con una personale importante, accolta con favore dalla critica, che ravvisava nella sua pittura una personale fusione di radici impressioniste e ricerca di sintesi volumetrica.
Nel 1920 fu invece attivo organizzatore dell’Esposizione degli artisti dissidenti di Ca’ Pesaro, allestita presso la galleria Geri-Boralevi di Venezia, in segno di protesta per l’esclusione di Felice Casorati dalla mostra della Bevilacqua di quell’anno, in quanto non veneziano. Alla Geri-Boralevi espose ventidue opere, tra cui alcune realizzate in Francia, come Ricordo di Bretagna, e diversi paesaggi della laguna veneta.
Tra la fine del 1919 e gli inizi del 1920 lasciò lo studio di Modena per trasferirsi a Venezia, alle Zattere, di fronte allo Squero di San Trovaso, tante volte ritratto nei suoi dipinti; mentre nella tarda estate e in autunno avrebbe soggiornato spesso a Burano, luogo d’ispirazione privilegiato della sua ricerca pittorica. Continuò inoltre a esporre alla Bevilacqua La Masa anche negli anni successivi (1923-26, 1928-29); e per alcune edizioni collaborò anche all’allestimento, assieme a Barbantini.
Figura di riferimento nella Venezia dell’immediato dopoguerra, Semeghini intrecciò rapporti di amicizia con collezionisti e artisti, tra i quali Filippo de Pisis, Juti Ravenna, Virgilio Guidi; influenzò inoltre la formazione di una nuova generazione di artisti veneti. In questi anni dipinse le fondamentali vedute del bacino di San Marco, del canale della Giudecca e delle Zattere; opere che offrirono negli anni Venti una rinnovata interpretazione della veduta veneziana, in cui la luminosità e la leggerezza di matrice impressionista si legavano a una costante vigilanza e solidità formale.
Nel 1921 espose alla prima Biennale romana al palazzo delle Esposizioni, alla veneziana galleria Geri Boralevi con una sala personale, e alla galleria Pesaro di Milano in occasione della mostra «Arte italiana contemporanea». Realizzò inoltre tre statue di cemento per la facciata della chiesa di S. Donà di Piave: la Vergine, S. Pietro, S. Paolo.
Nel 1922 la galleria Geri Boralevi gli dedicò una vasta personale con 75 opere tra dipinti e disegni. Nell’autunno dello stesso anno Semeghini entrò come redattore artistico e disegnatore alla Gazzetta di Venezia, diretta da Gino Damerini, suo estimatore. Nel 1923 partecipò all’Esposizione nazionale di belle arti a Torino, e tenne una personale alla Bottega di Poesia di Milano, presentato in catalogo da Barbantini. In questi anni frequentò anche l’ambiente artistico e culturale milanese, conobbe e si legò d’amicizia con Enrico Somarè, con il quale avrebbe tenuto una fitta corrispondenza, e con Anselmo Bucci. Nel 1924 iniziò a dedicarsi alla realizzazione di scialli artistici in collaborazione con la società Mirabello-Disnam e la ditta Piatti di Como. Partecipò per la prima volta alla Biennale di Venezia nel 1926, con tre opere: La pupa-ritratto, Paesaggio veneziano, Il salvadanaio (alla Biennale espose anche nel 1928, 1930, 1932, 1934, 1936, e poi nel 1948, 1950, 1952, 1954, 1964).
Nel 1927 lasciò Venezia per trasferirsi a Lucca, chiamato a ricoprire la cattedra di decorazione presso il Regio istituto d’arte Augusto Passaglia. Frequenti furono comunque i ritorni in laguna nei decenni successivi. A Lucca riallacciò i contatti con il gruppo fiorentino del Selvaggio, grazie alla mediazione dell’amico Soffici. Partecipò pertanto alla «Prima mostra d’arte del gruppo del Selvaggio» a Firenze, assieme con Ottone Rosai, Soffici, Mino Maccari e Giorgio Morandi. Nel 1928 fu nuovamente alla Biennale di Venezia; in tale occasione due suoi dipinti entrarono in collezioni pubbliche: la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma acquistò infatti Paesaggio (Giorno di neve a Venezia), mentre la Galleria internazionale d’arte moderna di Venezia acquisì per la propria raccolta La signora dal melagrano (1927). Nel 1929 partecipò alla «Seconda mostra del Novecento italiano» al palazzo della Permanente di Milano.
L’anno successivo assunse la cattedra di figura e di copia dal vero di animali presso l’Istituto superiore per le industrie artistiche della villa reale a Monza, diretto da Guido Balsamo Stella. Sempre nel 1930 avvenne l’incontro a Burano con Gianna Zavatta, che sposò l’anno successivo a Verona, e con la quale si trasferì in seguito a Monza. La moglie fu a lungo modella prediletta dell’artista, che la ritrasse in numerosi dipinti, tra cui Lettrice, esposto alla Biennale di Venezia del 1934.
Negli anni Trenta il tessuto cromatico della pittura di Semeghini cominciò a schiarirsi e a divenire più uniforme, probabilmente in sintonia con le esperienze dei chiaristi milanesi. L’artista fu invitato a esporre con cinque opere alla prima Quadriennale d’arte nazionale di Roma presso il palazzo delle Esposizioni nel 1931 (espose ancora alla Quadriennale nel 1939 e nel 1956); mentre nel 1933 uscì una monografia a lui dedicata, redatta da Diego Valeri e Giuseppe Marchiori per le edizioni L’Orto di Bologna. Nel 1935 Semeghini partecipò all’esposizione «L’Art italien des XIXe et XXe siècles» presso il Musée des ècoles ètrangères contemporaines – Jeu de Paume des Tuileries a Parigi. Espose alla prima mostra della galleria L’Arcobaleno di Venezia nel 1938, in una collettiva in cui erano presenti opere di Carlo Carrà, Soffici, Arturo Tosi, Arturo Martini e Ravenna.
Nello stesso anno si trasferì da Monza a Milano; qui era solito frequentare, tra gli altri, Tosi, Achille Funi, Raffaele De Grada, Carrà, Martini; ma ebbe modo anche di incrociare i più giovani artisti gravitanti attorno al movimento di Corrente. Nel 1939 portò a compimento l’affresco al palazzo di Giustizia di Milano, vinse il primo premio Bergamo, ed espose con una sala personale alla terza Quadriennale di Roma. L’anno successivo ritornò al premio Bergamo con l’opera Piccole amiche, espressione emblematica di uno dei temi a lui più cari, il ritratto femminile. Nel 1941 ebbe una personale presso il Centro d’azione per le arti di Torino, con prefazione di Soffici; fu inoltre presente con cinque opere alla «Prima mostra italiana delle collezioni d’arte contemporanea» a Cortina d’Ampezzo, nella sezione dedicata alla raccolta d’arte moderna di Mario Rimoldi.
L’anno successivo Semeghini e la moglie lasciarono Milano per trasferirsi definitivamente a Verona. Nel 1944 la galleria del Cavallino di Venezia dedicò all’artista una mostra personale. Nel 1945, a causa di una malattia, Semeghini dovette rinunciare a dipingere per un lungo periodo. Vinse il premio Burano nel 1946; tra le opere presentate spiccava La casa incantata, dipinto di delicatissima trama cromatica e sospensione quasi metafisica, che entrò in quell’occasione nelle collezioni della Galleria internazionale d’arte moderna di Venezia. Nel 1947 fu invitato a far parte della Commissione per l’arte figurativa della XXIV Biennale di Venezia, assieme a Casorati, Carrà, Morandi, Marino Marini, Barbantini, Carlo Ludovico Ragghianti, Rodolfo Pallucchini, Roberto Longhi e Lionello Venturi. Nel giugno dello stesso anno espose alla galleria del Naviglio a Milano ventisette opere recenti che testimoniavano un’ulteriore rarefazione tonale nella sua pittura. Nel 1948 partecipò alla mostra «Quarante ans d’art italien du futurisme à nos jours» presso il Musée cantonal des beaux-arts di Losanna; mentre nel 1949 gli fu assegnato il premio della Fondazione Ines Fila per la pittura. Nello stesso anno fu presente in importanti mostre all’estero, tra cui «Peinture vénitienne contemporaine» presso il Palais des arts di Tolosa e «Twentieth century Italian art» al Museum of modern art di New York. Ormai maestro riconosciuto, nel 1950 ebbe una sala personale alla XXV Biennale di Venezia, con opere che ne ripercorrevano l’intero iter artistico e testo di presentazione di Pallucchini.
Nel 1951 venne inaugurata una personale di Semeghini al Circolo artistico di Cortina d’Ampezzo, con una quarantina di opere appartenenti a collezioni private e pubbliche, che dimostravano l’apprezzamento del suo lavoro nell’ambito sia del collezionismo privato sia delle istituzioni museali. Nel 1955 l’artista si aggiudicò il primo premio Esso con Paesaggio lagunare e nel 1956 gli venne dedicata un’importante antologica al palazzo della Gran Guardia a Verona, a cura di Licisco Magagnato, direttore dei Musei civici di Verona, con la collaborazione di Ragghianti e Marchiori. La mostra, che venne in seguito trasferita presso la Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia e alla Permanente di Milano, raccoglieva un corpus notevole di dipinti e disegni, a testimonianza del lungo e coerente percorso di Semeghini, dalle opere del periodo parigino ai lavori più recenti.
Nel 1957 espose in tre importanti collettive all’estero: «Diez años de pintura italiana», mostra itinerante in Sudamerica organizzata dalla Biennale di Venezia; «Artistes vénitiens contemporaines» presso il Musée de la Majorie a Sion, Svizzera; «Grosse Kunstausstellung München 1957 und Ausstellung italienischer Kunst von 1910 bis zur Gegenwart», allo Haus der Kunst di Monaco di Baviera, a cura della Quadriennale di Roma.
Nello stesso anno fu presente alla mostra «Primi espositori di Ca’ Pesaro 1908-1919», curata da Guido Perocco a Venezia. Nel 1958 espose inoltre alla mostra «50 anni di pittura veneziana» a Varsavia e a Vienna, partecipazione che gli valse il conferimento della medaglia d’oro della Künstlerhaus Akademie di Vienna. Alla Quadriennale di Roma nel 1959-60 presentò nove opere, per la maggior parte Nature morte: scelta che confermava la sua dedizione a tale genere pittorico nell’ultima fase della vita.
Nel 1960, in seguito a una caduta, si procurò una lussazione al braccio destro che gli impedì di continuare a dipingere; ma tenne una retrospettiva alla galleria Vinciana di Milano con una ricca selezione di opere, da Omaggio a Cézanne (1904) sino alle Nature morte più recenti, intessute di cromie lievi e vibranti, a cui aveva dato il titolo di Zibaldoni. Nel 1962 espose per l’ultima volta alla Bevilacqua La Masa, mentre l’anno successivo partecipò alla mostra «50 anni di pittura veneziana», allestita ad Ankara e Istanbul. Sempre nel 1963 l’Accademia di S. Luca di Roma gli conferì il titolo di accademico onorario.
Semeghini si spense a Verona l’11 marzo 1964. La Biennale di Venezia gli rese omaggio qualche mese dopo, in occasione della XXXII edizione, con un’antologica di settanta opere, a cura di Licisco Magagnato.
Fonti e Bibl.: Venezia, Archivio storico delle arti contemporanee - La Biennale di Venezia, Raccolta documentaria, Serie Artisti, fascicolo PS; Venezia, Archivio della Galleria internazionale d’arte moderna (AGIAMVe), Serie Autori, Sottoserie Autori interni, fascicolo PS.
G. Damerini, L’arte dei giovani a Ca’ Pesaro, in Gazzetta di Venezia, 18 luglio 1919; N. Barbantini, Semeghini, Milano 1923; D. Valeri - G. Marchiori, Disegni di P. S., Bologna 1933; G. Marchiori, P. S., Milano 1950; Catalogo della mostra di P. S. (catal., Verona-Venezia-Milano), a cura di L. Magagnato, Verona 1956; Primi espositori di Ca’ Pesaro 1908-1919 (catal.), a cura di G. Perocco, Venezia 1958; P. S. (1878-1964) (catal., Venezia-Mantova), Venezia 1979; Omaggio a P. S. (1878-1964). Oli, disegni, grafiche dal 1903 al 1959 (catal.), Bologna 1982; Venezia. Gli anni di Ca’ Pesaro 1908-1920 (catal., Venezia-Trento), a cura di C. Alessandri - G. Romanelli - F. Scotton, Milano 1987; Venezia e la Biennale. I percorsi del gusto (catal., Venezia), Milano 1995; P. S. (catal., Verona), a cura di G. Cortenova - F. Butturini, Milano 1998; Emblemi d’arte. Da Boccioni a Tancredi. Cent’anni della Fondazione Bevilacqua La Masa, 1899-1999 (catal., Venezia), a cura di L.M. Barbero, Milano 1999; G. Dal Canton, L’immagine di Venezia nella pittura italiana del Novecento, in Venezia ’900. Da Boccioni a Vedova (catal., Treviso), a cura di N. Stringa, Venezia 2006, pp. 230-253; Semeghini e il chiarismo fra Milano e Mantova (catal., Mantova), Mantova 2006; L. Lorenzoni, P. S., in La pittura nel Veneto. Il Novecento. Dizionario degli artisti, a cura di N. Stringa, Milano 2009, pp. 419 s.