SUMMONTE (Sommonte, de Summonte, Summonzio, Summontius), Pietro
SUMMONTE (Sommonte, de Summonte, Summonzio, Summontius), Pietro. – Nacque a Napoli il 10 aprile 1463 da Rainaldo: non si conoscono né il nome né il casato della madre (Minieri Riccio, 1881, pp. 418, 421; Mancinelli, 1923, pp. 11 s.).
Discepolo di Giovanni Pontano, amico di Iacopo Sannazaro, di Girolamo Carbone e di Benedetto Cariteo, fu professore di grammatica, poetica e retorica presso lo Studium di Napoli, e successe nell’insegnamento di tali discipline a Pomponio Gaurico, negli anni tra il 1519-20 e il 1525, come documentano alcune cedole di tesoreria che registrano i pagamenti a «messer Petro de Summonte per la lectione de humanità nello studio de la cità di Napoli» (Percopo, 1894, pp. 69, 177-179; Mancinelli, 1923, pp. 53-56). Antonio de’ Ferrariis, il Galateo, nel suo De educatione (2016, pp. 108 s.) lo dice, però, anche precettore dei figli del prefetto di Castel Nuovo, Nonio de Campo. E più tarde testimonianze lo ricordano commentatore di Cicerone e di Virgilio in lezioni tenute anche nella sua casa presso il monastero di S. Marcellino. Tra i suoi allievi si ricordano Fabricio Luna e Dragonetto Bonifacio, Traiano Calcia da Treviso, Lucio Camillo Scorziano, Ioan Francesco Alois e Scipione Capece, giurista, poeta e ultimo presidente dell’Accademia Pontaniana, chiusa nel 1543.
Svolse anche incarichi di funzionario regio: in particolare nel 1504 fu nominato credenziere a vita della Gran dogana della città di Napoli; e fu cancelliere latino della città di Napoli, carica che esercitava ancora nel 1524 (Minieri Riccio, 1881, pp. 419 s.). Alla morte di Pontano, nel settembre del 1503, tenne la direzione dell’Accademia Pontaniana insieme a Girolamo Carbone, fino al ritorno in Napoli di Sannazaro, che aveva accompagnato in esilio in Francia Federico, ultimo dei sovrani Trastamara.
Fidato collaboratore di Pontano e trascrittore delle sue opere (come documentano, ad esempio, la copia dell’Actius di sua mano nel ms. Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat., 2843, e le copie del De prudentia e del De magnanimitate contenute nel ms. Wien, Österreichische Nationalbibliothek, Palat. lat. 3413) il Summonte dai soci dell’Accademia Pontaniana ebbe l’incarico di curare l’edizione degli scritti ancora inediti del maestro (Monti Sabia, 1977, pp. 451-473; Ead., 1986, pp. 191-204). Il rapporto di familiarità con il Pontano è documentato anche dalle affettuose citazioni del suo nome nelle opere del suo maestro sia in versi (Hendecasyllaborum libri I 24; II 18 e 19; Eridanus II 15; De tumulis II 33) sia in prosa (De sermone IV 3, 36; 6, 5; VI 2, 4; nei dialoghi Actius ed Aegidius), e fu accompagnato anche dalla sua stima – nel V libro del trattato De prudentia (Neapoli 1508, g/5r) lo definiva «apprime doctus vir et honesto cive dignus artibus summe excultus».
Per realizzare senza problemi il progetto editoriale di cui era stato investito, Summonte (che di Pontano fu anche l’esecutore testamentario) si fece concedere nel 1504 un privilegio decennale dal viceré Gonzalo Fernández de Córdoba. Dopo una lunga schermaglia con Aldo Manuzio, cui Pontano aveva inviato fin dal 1502 una serie di sue opere, Summonte pubblicò nel settembre del 1505 per i tipi di Sigismondo Mayr il primo dei volumi degli inedita, in cui raccolse le sillogi liriche e i poemi di Pontano. La collaborazione tra Summonte e Mayr si rivelò determinante per l’ambizioso progetto editoriale, che dovette avere il supporto finanziario e culturale anche dei soci dell’Accademia Pontaniana (tra cui Sannazaro, Francesco Elio Marchese e Francesco Puderico), e si concluse nel 1512. Il curatore ribadì la qualità del testo delle opere di Pontano da lui edite dichiarando di averle desunte dagli autografi; e per sottrarre i manoscritti di Pontano alla dispersione, in ossequio alla sua volontà testamentaria, li collocò nella biblioteca di S. Domenico Maggiore a Napoli.
Le epistole prefatorie ai volumi pontaniani hanno uno straordinario valore documentario perché permettono di ricostruire il complesso progetto mirato non solo all’edizione degli inedita pontaniana, ma anche alla dignificazione della sua memoria. I destinatari di queste epistole sono personaggi di alta levatura (ad esempio, Francesco Piccolomini d’Aragona, vescovo di Bisignano, al quale è dedicato il volume del De bello Neapolitano; Angelo Colocci, al quale sono dedicati i volumi del De magnanimitate e De immanitate); allievi di Pontano (ad esempio, Suardino Suardi, a cui è indirizzata la praefatoria del De sermone); principi e nobili (come Berardino di Sanseverino principe di Bisignano, Traiano Caracciolo principe di Melfi, Loise Gesualdo conte di Conza, Traiano Cavaniglia conte di Montella, Giacomo Caietani conte di Morcone, cui è indirizzata la praefatoria delle Commentationes).
Curò anche l’edizione principe dell’Arcadia di Sannazaro (1504) dedicata al cardinale Luigi d’Aragona e quella di Tutte le opere volgari di Cariteo (1509). Con questi due Summonte intrattenne rapporti di grande amicizia e intimità. Suo coetaneo, Sannazaro gli indirizzò due epigrammi (II 8 e 9), in cui ne celebrava la venerazione verso gli amici scomparsi o lontani; e lo presentava nell’Arcadia (2015) al fianco di Cariteo. L’amicizia con quest’ultimo si data tra il 1493 e il 1514, anno della morte dell’umanista (Percopo, 1892, p. XLII): fu un rapporto intenso, come lasciano intendere una serie di componimenti di Cariteo e alcuni passaggi della già citata lettera di Summonte ad Angelo Colocci (pp. CCXCIII-CCXCVI). Rapporti di amicizia intrattenne anche con il dotto e nobile Belisario Acquaviva: l’edizione napoletana (1519) del De instituendis liberis principum dell’Acquaviva esibisce una prefazione di Summonte.
Piuttosto scarsa la produzione letteraria che ci è giunta a nome di Pietro Summonte. In particolare, fu autore di un Panegirico in volgare di Eleonora Sanseverino, principessa di Bisignano, databile a epoca successiva al 1506-07 (De Frede, 1960, p. 146): è un interessante saggio di imitazione boccacciana e figura in appendice al manoscritto membranaceo, elegantemente miniato (Biblioteca apostolica Vaticana, Ott. lat. 2065), del volgarizzamento del De mulieribus claris di Giovanni Boccaccio, che l’umanista volle inviare in dono alla sua colta mecenate. Sotto il nome di Summonte è tramandato un componimento in distici elegiaci che celebra Ettore Fieramosca, il comandante dei tredici italiani che sfidarono in duello altrettanti francesi nella disfida svoltasi a Barletta nel 1503. Il carme (incipit «Ausoniae splendor durisque exercite bellis») fa parte di una silloge poetica dedicata alla disfida, pubblicata in un opuscolo edito a Capua, nel giugno 1547, per le cure del notaio Giovan Battista Damiani. Si affianca ai componimenti di altri personaggi di spicco legati alla figura del cardinale Pompeo Colonna e risulta essere un omaggio a Fieramosca dai risvolti spiccatamente ideologici (Santangelo, 2017, pp. 123-138). Il ms. XIII AA 63 della Biblioteca nazionale di Napoli ha conservato a nome di Summonte due distici; e ancora il ms. XIII D 27 della stessa biblioteca reca un capitolo in terza rima attribuito a Summonte, intitolato In obitu J. Pontani.
Alla scarna produzione letteraria va aggiunta una fitta corrispondenza epistolare attraverso cui è possibile ricostruire la rete di scambi culturali di cui Summonte fu promotore e referente. Fu, infatti, corrispondente di Antonio de’ Ferrariis, il Galateo, che a lui volle indirizzare due opere sotto forma di epistole: De suo scribendi genere (1512-13) e Callipolis descriptio (1512-13); e intrattenne relazioni di amicizia con Angelo Colocci, cui dedicò uno dei libri del De rebus coelestibus e il III libro del De fortuna, nonché le edizioni del De magnanimitate e del De immanitate. L’epistola più famosa di Summonte è quella indirizzata a Marcantonio Michiel (20 marzo 1524), di grande valore per la ricostruzione della vicenda artistica napoletana in epoca rinascimentale: Michiel aveva soggiornato a Napoli dal 3 al 18 marzo 1519 e aveva avuto modo di conoscervi Sannazaro e Summonte (poi sollecitato con lettere del 17 agosto, 2 novembre e 1° dicembre 1523 a fornirgli informazioni «delle cose spectanti alla pittura, scalptura, architectura e monumenti dell’onorata vetustà della città di Napoli»; Nicolini, 1925, p. 158). A causa di una pleurite che lo affligeva da mesi, Summonte poté rispondere solo con grande ritardo, offrendo però un vero e proprio censimento del patrimonio artistico napoletano. Una raccolta di epistole autografe di Summonte o a lui indirizzate si legge nel ms. XIII B 50 della Biblioteca nazionale di Napoli (Kristeller, 1977, I, p. 431); otto sue lettere sono nel ms. 3 della Biblioteca Capone di Avellino (p. 5) e altre sue lettere sono nel ms. Reg. lat. 2023 della Biblioteca apostolica Vaticana (II, p. 412).
Morì a Napoli il 14 agosto 1526, secondo quanto ricostruito da Minieri Riccio (1881, pp. 418, 421; Mancinelli, 1923, pp. 11-12) in base al testamento dettato al notaio Antonio Palermo di Napoli. Fu sepolto nella cappella gentilizia in S. Eligio Maggiore.
Il valore di Summonte si misura, più che con i suoi scritti, con il ruolo che gli fu riconosciuto all’interno della sodalitas pontaniana, oltre che dalla comunità di letterati e personaggi di rango che a vario titolo si raccolsero intorno a lui. Girolamo Carbone lo celebrò più volte nei suoi versi come editore delle opere pontaniane (Carmen in Summontianam editionem; de Montera, 1935, c. 29, p. 46) e come membro dell’accademia che ancora condivideva peculiari interessi letterari e filosofici (Augustino Nipho medice philosophorum primario; ibid., c. 30, vv. 57-58, pp. 52 s.); Giovanni Pardo, cancelliere regio, in un carme in calce al volume delle Commentationes in centum Ptolaemei sententias di Pontano ne magnificava la pietosa cura per le opere del maestro; Girolamo Britonio nella Gelosia del Sole gli si rivolgeva con toni confidenziali nel sonetto 285 (Britonio, 2016, p. 359). Confermano poi la centralità del ruolo culturale dell’umanista le rievocazioni fatte dai letterati della successiva generazione: in particolare Giano Anisio, poeta legato, insieme con il fratello Cosmo, alla cerchia di Sannazaro, nell’ecloga Melisaeus (Varia poemata..., 1531, ff. a8/v-b3/r) gli dava un ruolo di cantore accanto a Cariteo nel compianto di Pontano appena morto, e dialogava con Summonte nella satira III, 1 (Satyrae, 1532, ff. C5/v-C6/v) , rendendo omaggio alla sua dottrina; Berardino Fuscano nella dedica a Ioan Francesco Alois del piccolo trattato De l’oratoria et poetica facoltà, posto a prefazione alle Stanze sovra la bellezza di Napoli, rievocava l’umanista come «homo dottissimo et d’ogni parte di virtuosi et honesti costumi così ornato che a giorni nostri è stata persona di raro essempio» (Fuscano, 2006, p. 269); Giovanni Tommaso Filocalo, docente presso lo Studio napoletano a partire dal 1525, citava il Summonte nel Carmen nuptiale per Fabrizio Maramaldo e Porzia Cantelmo in un canone di poeti pontaniani (Valerio, 2018). Il ritratto più completo di Summonte si deve ad Antonio Sebastiani Minturno (1559, p. 6) che, nel dialogo De poeta, lo celebra come maestro di una scuola da cui uscirono innumeros doctrinae principes, e lo rievoca nel corso del dialogo con parole dense di rimpianto e di stima (p. 434).
Opere. Edizioni curate da Summonte: Arcadia del Sannazaro tutta fornita et tratta emendatissima dal suo originale, per maestro Sigismundo Mayr, Napoli 1504; G. Pontano, Carmina, per Sigismundum Mayr Alemannum, Neapoli 1505; Id., Actius de numeris poeticis, et lege historiæ. Aegidius multiplicis argumenti. Tertius dialogus de ingratitudine qui Asinus inscribitur, ex officina Sigismundi Mayr Alemani, Neapoli 1507; Id., De prudentia et De magnanimitate, per Sigismundum Mayr Alemanum, Neapoli 1508; Id., De bello Neapolitano, ex officina Sigismundi Mayr artificis diligentissimi, Neapoli 1509; Id., De sermone, ex officina Sigismundi Mayr artificis diligentissimi, Neapoli 1509; Tutte le opere volgari di Chariteo, per Maestro Sigismundo Mayr Alemano, Napoli 1509; G. Pontano, Commentationes super centum sententias Ptolaemei, ex officina Sigismundi Mayr Germani summo ingenio artificis, Neapoli 1512; Id., De fortuna, per Sigismundum Mayr Germanum singularis ingenii artificem, Neapoli 1512; Id., De immanitate, per Sigismundum Germanum, Neapoli 1512; Id., De rebus coelestibus tractatus, ex officina Sigismondo Mayr, Neapoli 1512.
Fonti e Bibl.: Avellino, Biblioteca S. e C. Capone, ms. 3; Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, mss. Ottob. lat. 2065; Reg. lat. 2023; Vat. lat. 2843; Napoli, Biblioteca nazionale, mss. XIII AA 63, XIII D 27; Biblioteca oratoria dei Girolamini, ms. XXVI n. XI; Wien, Österreichische Nationalbibliothek, ms. Palat. lat. 3413.
G. Anisio, Varia poemata et satyrae. Ad Pompeium Columnam cardinalem, Neapoli 1531; Id., Satyrae. Ad Pompeium Columnam cardinalem, Neapoli 1532; A. Sebastiani Minturno, De poeta, Venetiis 1559, pp. 6, 434; C. Minieri Riccio, Biografie degli Accademici Alfonsini detti poi Pontaniani dal 1442 al 1543, Napoli 1881, pp. 418-422; E. Percopo, Della vita e delle Rime di Benedetto Gareth detto il Chariteo, parte prima de Le Rime di Benedetto Gareth detto il Chariteo secondo le due stampe originali, a cura di E. Percopo, Napoli 1892, pp. XLII, CCXCIII-CCXCVI; Id., Pomponio Gaurico umanista napoletano, Napoli 1894, pp. 69, 177-179; N. Mancinelli, P. S. umanista napoletano, Roma 1923; F. Nicolini, L’arte napoletana del Rinascimento e la lettera di P. S. a Marcantonio Michiel, Napoli 1925; P. de Montera, L’humaniste napolitain Girolamo Carbone et ses poésies inédites, Napoli 1935, pp. 46, 52 s.; G. Mercati, L’elogio di Eleonora di Sanaseverino principessa di Bisignano di P. S., in Ultimi contributi alla storia degli umanisti, II, Città del Vaticano 1939, pp. 110-119; C. De Frede, I lettori di umanità nello Studio di Napoli, Napoli 1960, p. 146; L. Monti Sabia, Una schermaglia editoriale tra Napoli e Venezia agli albori del sec. XVI, in Vichiana, VI (1969), pp. 319-333 (ora in L. Monti Sabia - S. Monti, Studi sul Pontano, a cura di G. Germano, I, Messina 2010, pp. 195-214); P.O. Kristeller, Iter Italicum, I, London-Leiden 1977, pp. 5, 431, II, pp. 412; L. Monti Sabia, P. S. e l’editio princeps delle opere pontaniane, in L’Umanesimo umbro. Atti del IX Convegno..., Gubbio... 1974, Perugia 1977, pp. 451-473 (ora in Monti Sabia - Monti, 2010, cit., pp. 215-235); J. Fletcher, Marcantonio Michiel: his friends and collection, in The Burlington Magazine, CXXIII (1981), pp. 453-467; L. Monti Sabia, La mano del Summonte nelle edizioni pontaniane postume, in Annali dell’Accademia Pontaniana, n.s., XXXIV (1986), pp. 191-204 (ora in Monti Sabia - Monti, 2010, cit., pp. 237-255); G. Toscano, ‘Il bel sito di Napoli’: fonti letterarie e iconografiche dal regno aragonese al viceregno spagnolo, in B. Di Falco, Descrittione dei luoghi antichi di Napoli e del suo amenissimo distretto, a cura di T.R. Toscano, Napoli 1992, pp. 33-63; F. Bologna, Qualche osservazione sulla lettera di P. S. a Marcantonio Michiel, in Libri per vedere. Le guide storico-artistiche della città di Napoli: fonti, testimonianze del gusto, immagini di una città, a cura di F. Amirante, Napoli 1995, pp. 181-193; M. de Nichilo, Il problema della data di morte di Giovanni Pontano, in I viri illustres del cod. Vat. lat. 3920, Roma 1997, pp. 147–184; C. Vecce, L’egloga Melisaeus di Giano Anisio tra Pontano e Sannazaro, in La poesia pastorale del Rinascimento, a cura di S. Carrai, Padova 1998, pp. 213-234; G. Vitale, Modelli culturali nobiliari nella Napoli aragonese, Salerno 2002, pp. 38 s.; B Fuscano, Stanze sovra la bellezza di Napoli, a cura di C. Addesso, Napoli 2006, p. 269; M. Rinaldi, Per un nuovo inventario della biblioteca di Giovanni Pontano, in Studi medievali e umanistici, VI-VII (2007-2008), pp. 487-495; C. Vecce, Sannazaro e Colocci, in Angelo Colocci e gli studi romanzi, a cura di C. Bologna - M. Bernardi, Città del Vaticano 2008, pp. 487-495; M. de Nichilo, Per la biblioteca del Pontano, in Biblioteche nel Regno tra Tre e Cinquecento. Atti del Convegno..., Bari... 2008, a cura di C. Corfiati - M. de Nichilo, Lecce 2009, pp. 151-169; I. Sannazaro, Arcadia, a cura di C. Vecce, Roma 2015, pp. 289-323; G. Britonio, La gelosia del Sole, a cura di M. Marrocco, Roma 2016, p. 359; A. De’ Ferrariis, De educatione, a cura di C. Vecce, Lecce 2016, pp. 108 s.; M. Santangelo, ‘Un picciolo trattato, cavato dal suo proprio essemplare’. Il successo de lo combattimento del 1547, in La disfida di Barletta. Storia, fortuna, rappresentazione, a cura di F. Delle Donne - V. Rivera Magos, Roma 2017, pp. 123-138; T.R. Toscano, Tra manoscritti e stampa. Sannazaro, Vittoria Colonna, Tansillo e altri saggi sul Cinquecento, Napoli 2018, pp. 251-257; S. Valerio, Guerra, amore e poesia nell’epitalamio di Giovanni Tommaso Filocalo per Fabrizio Maramaldo e Porzia Cantelmo, in Acta Conventus Neo-Latini Vindobonensis. Proceedings of the Sixteenth International Congress of Neo-latin Studies, Vienna... 2015, a cura di A. Steiner-Weber, Leiden-Boston 2018, pp. 745-753.