STANCOVICH, Pietro Mattia
Nacque a Barbana d’Istria il 24 febbraio 1771, da Antonio e Notburga Martinich. Il padre aveva raggiunto una certa agiatezza come proprietario terriero e commerciante nel piccolo borgo dell’Istria, feudo dei patrizi veneziani Loredan di Santo Stefano. Bilingue (italiano e illirico, croato), Pietro Mattia si formò prima a Rovigno d’Istria, la più popolosa città di questa provincia veneta, e poi presso il seminario di Udine. Nel 1792 si iscrisse all’università di Padova dove studiò teologia e seguì i corsi di scienze matematiche e naturali tenuti dallo zaratino Simone Stratico, con il quale strinse una duratura amicizia. Nel 1795 ritornò in Istria e fu affiliato all’accademia dei Risorti di Capodistria, uno dei cenacoli più rinomati della provincia, dove lesse le sue prime poesie. Nella natia Barbana, diocesi di Pola, fu nominato canonico della chiesa collegiata di san Niccolò nel 1797, al tramonto della Serenissima. Per un decennio, fino al 1808, sotto il governo austriaco e poi francese, fu amministratore della parrocchia e curò la vita spirituale della comunità; poi visse dai proventi del canonicato e dalle rendite ricavate dai cospicui beni terrieri personali ed ecclesiastici, dedicandosi del tutto allo studio. A differenza di altri dotti istriani, attivi nelle città della costa, e quindi in ambienti veneti, visse sempre nel suo borgo natio, di qualche centinaio di abitanti, tutti contadini slavi croati. Tutt’altro che isolato, si concedeva ogni anno anche due mesi di soggiorno in vari luoghi d’Italia e Francia, per frequentare biblioteche e stazioni termali, per studiare e incontrare altri eruditi. Solo nel biennio 1808-1809 rimase più a lungo nel Regno italico, temendo le insurrezioni contadine antifrancesi in Istria. Col tempo raccolse una biblioteca personale, tra le più notevoli nella provincia istriana, e sistemò per sé una più che dignitosa dimora nell’antico borgo. Strinse conoscenza con numerosi uomini di scienza, come il botanico Bartolomeo Biasoletto, il lessicografo Giuseppe Furlanetto, il cardinale e filologo Angelo Mai, l’archeologo Carlo Fea; fu amico dello storico e filologo corfiota Andrea Mustoxidi, che ospitò a Barbana. Una presenza puntuale, quella di Stancovich, nei convegni e congressi di studiosi e scienziati italiani, in particolare tra il 1839 e il 1847, quando fu a Venezia, con i maggiori luminari.
Stancovich si considerava archeologo e scienziato, secondo accezioni settecentesche. Faceva ricerche sulle antichità romane di cui è ricco il territorio di Pola e si ingegnava a proporre idee e brevetti d’utilità agronomica. La sua opera e i suoi orizzonti culturali sono stati definiti da tarda arcadia. In verità, gli scritti posteriori al 1815 appaiono coerenti con il gusto della ricerca di un’identità storica antica per la provincia d’Istria e con le suggestioni fisiocratiche convertite in una nuova prassi civile, culturale ed economica richiesta al clero dalla politica neogiuseppinista promossa nelle provincie austriache, e quindi pure in Istria, durante la Restaurazione.
Tra le prime opere pubblicate si ricordano i versi d’occasione scritti in un libretto dedicato nel 1818 a Francesco Maria Carnea-Steffaneo di Topigliano, commissario austriaco plenipotenziario per l’Istria. Qui, tra le varie poesie, Stancovich colloca un componimento in croato, Za pyr, ossia per nozze, cantabile sull’aria Lippa Mare papar pleve, uno dei primi del genere nel contesto istriano; e chiude il libro con una «novella storica cinese», Neofaste in Astiri, l’anagramma del nome del governatore. Nel 1822 illustrò in un breve libro l’anfiteatro romano di Pola, formulando ipotesi sulla sua origine che poi non trovarono conferma nei susseguenti studi di Pietro Kandler. Nel 1825, nell’ampio saggio Della patria di San Girolamo dottore di Santa Chiesa, sostenne che san Girolamo fosse nato in Istria, a Sdregna (Zrenj), considerata la vera Stridone, e non in Dalmazia. A ciò si oppose il dalmata Giovanni Capor (Della patria di San Girolamo risposta di D. Giovanni Capor dalmatino all’opuscolo del can. D. Pietro Stancovich istriano, Venezia 1828) finché la polemica non fu sciolta dall’autorevole Francesco Maria Appendini, il quale decretò, nel 1833, che Girolamo non poteva essere altro che dalmata. Lo studio su Trieste romana, pubblicato da Stancovich nel 1830, e altri scritti sull’arco romano e gli acquedotti nella città trovarono una reazione critica in Domenico Rossetti, massimo erudito triestino. Stancovich stesso, nel libro Dialoghi critici serio-faceti di Veranzio Istina Dalmatino con Andrea Moretto detto Memoria, polemizzò con chi aveva confutato le sue idee in merito, come riporta nel titolo, ad alcuni testi di classici Greci e Latini, dei confini dell’Illirico, dell’Istria e dell’Italia, degli Slavi. Nel volume Degli altari e della loro consacrazione, esecrazione, e violazione (Venezia 1837), si dedicò alla materia ecclesiastica, mentre è del 1828 il Kratak nauk karstyanski, un conciso catechismo in croato, destinato alle parrocchie rurali istriane. In ambito agronomico, scrisse nel 1825 un libro sulla conservazione del vino; poi elaborò alcune proposte originali come quelle sulla tecnica chiamata spolpoliva e macinanocciolo da impiegare nella trasformazione delle olive, nonché il torchioliva, torchio oleario domestico portatile. Proposte che furono accolte con grande interesse.
Ma Stancovich è noto soprattutto per la sua Biografia degli uomini distinti dell’Istria, opera in tre tomi che pubblicò a Trieste nel 1828-29, e che è stata ampiamente usata, nonostante diverse imprecisioni, nella redazione di voci bibliografiche relative all’Istria fino ai nostri giorni. Nella sua massima opera, Stancovich partì dalla convinzione personale che il genere umano sia ripartito in quattro categorie: il popolo, gli uomini distinti, gli uomini illustri e quelli celebri. Nel popolo o volgo rientrano pure i nobili, conti, marchesi, principi che hanno vissuto «macchinalmente», cioè senza «azione degna di lode». Gli uomini distinti sono invece quelli che, a prescindere dalle origini, anche umili, hanno lasciato qualcosa nella memoria dei posteri, sono le gemme di una patria. Gli illustri e i celebri sono comunemente noti, anche fuori dai confini della loro patria. Con questo criterio l'autore recuperò e tracciò le biografie di 478 individui nati in Istria e le suddivise tra quelle dell’epoca romana, una specie di età fondativa, e quelle dei tempi posteriori in cui sono ordinati i santi, i mitrati, i letterati, i militari e infine «tutti quelli che non appartengono ai predetti capitoli», ovvero professori universitari, dignitari, artisti e altri distintisi per qualche opera. Stancovich era consapevole che stava costruendo, con la Biografia, un monumento alla terra natia; e che tramite quest’opera si sarebbe collocato anche lui tra gli illustri. L’Istria era la patria che, come tutti gli eruditi istriani, considerava una delle province antiche d’Italia. Lo precisò nell’apertura del tomo secondo: «Al risorgimento delle lettere in Italia l’Istria non fu l’ultima delle provincie ad approfittare di quel raggio di luce, che poscia da colà si diffuse per l’Europa tutta». E ribadì che «a questa prima scossa delle lettere rinascenti, bentosto gli istriani gareggiarono con le altre città d’Italia» (Biografia degli uomini distinti dell’Istria, t. 2, Trieste 1829, pp. 3-4). Suo compito era, dunque, confermare una degna collocazione culturale dell’Istria tra le altre province italiane, ma anche su un piano più ampio, considerando l’impero d’Austria.
Stancovich fu stimato in vita nelle varie accademie di cui fu socio, in Istria e a Trieste. Per quanto residente a Barbana, fu sempre legato alla città di Rovigno, dove ebbe la prima solida educazione; città del resto non distante e in stretto contatto con Venezia. Diede in dono al municipio rovignese la sua biblioteca e il suo archivio, la Stancoviciana, oggi un fondo molto importante. Col tempo, nonostante fosse citato in diverse pubblicazioni, fu dimenticato. Solo nel 1970 la comunità degli italiani rimasti in Istria ne rilanciò la figura e soprattutto l’opera maggiore, la Biografia degli uomini distinti dell’Istria. Negli ultimi decenni lo studioso è diventato oggetto di una crescente attenzione da parte della cultura croata, ma solo su un piano locale.
Sofferente e impedito da cecità, morì a Barbana d’Istria il 12 settembre 1852.
Versi del canonico Pietro Stancovich socio di varie accademie coll’aggiunta di una novella storica in prosa intitolata Neofàste in Astirì, Venezia 1818; L’aratro seminatore ossia metodo di piantare il grano arando, Venezia 1820; Dello anfiteatro di Pola dei gradi marmorei del medesimo nuovi scavi e scoperte e di alcune epigrafi e figuline inedite dell’Istria con 8 tavole, Venezia 1822 (recensione in Nuovo giornale de’ letterati, III, 1822, 6, pp. 232-253); Della patria di San Girolamo dottore di Santa Chiesa e della lingua slava relativa allo stesso, Venezia 1824; Nuovo metodo economico-pratico di fare e conservare il vino, Milano 1825; Biografia degli uomini distinti dell’Istria, 3 t.,Trieste 1828-29; Kratak nauk karstyanski, Trieste 1828; Trieste non fu villaggio carnico ma luogo dell’Istria fortezza e colonia de’ cittadini romani, Venezia 1830; Dialoghi critici serio-faceti di Veranzio Istina Dalmatino con Andrea Moretto detto Memoria…, Venezia 1832; Delle tre Emone, antiche città e colonie romane e della genuina epigrafe di Cajo Precellio, Trieste 1835; Degli altari e della loro consacrazione, esecrazione, e violazione, come pure se le reliquie sieno necessarie nella consacrazione degli altari. Trattato utile a tutti gli ecclesiastici, Venezia 1837; Spolpoliva e macinanocciolo ossia molino oleario, Torino 1840; Torchioliva ossia torchio oleario domestico portatile che serve di appendice alla Spolpoliva, Firenze 1841; Il formento seminato senza aratura, zappatura, vangatura, erpicatura e senza letame animale. Primo esperimento eseguito nel castello di Barbana nell’Istria, Padova 1842; Degli acquedotti di Roma antica e moderna delle provincie e delle colonie dell’Istria e particolarmente dell’arco acquedotto romano di Trieste, Venezia 1844; Notizie degli istriani viventi nel 1829 distinti per lettere, arti ed impieghi, a cura di F. Glezer, Parenzo 1884.
L. Barsan, Di Pietro Stancovich, in L’lstria, VII, 39, 25 settembre 1852, pp. 181-182; P. Tomasin, Pietro canonico Stancovich, in Archeografo Triestino, s. II, 4 (1876-77), pp. 134-142; Pietro Franolich, Lo storiografo Pietro Stancovich di Barbana d’Istria nel centenario della morte, in Atti dell'Accademia Patavina di Scienze, Lettere ed Arti, 45 (1952-53), pp. 1-7; D. Cernecca, Petar Stanković, in Jadranski zbornik [Miscellanea adriatica], 4 (1960), pp. 5-50; Id, Pietro Stancovich, in Atti. Centro di ricerche storiche Rovigno, 1 (1970), pp. 161-175; P. Strčić, Stanković, Stancowik, Stancovich, in Istra, 3, 5 (1974); Id., Literatura o Petru Stankoviću [Letteratura su Pietro Stancovich], in Dometi, 5 (1974); M. Bertoša, Frammento di una testimonianza (Pietro Stancovich nel 1850 par lui meme), in Atti. Centro di ricerche storiche Rovigno, 14 (1984), pp. 245-250; Stancoviciana. Spomenička biblioteka (katalog izložbe) [Stancoviciana. Biblioteca monumentale (catalogo della mostra)], Rovinj 1992; M.E. Lukšić, Zaslužni Barbanac Petar Stanković (1771-1852) [Un benemerito di Barbana, Petar Stanković (1771-1852)], in Croatica Christiana periodica, 34 (1994), pp. 117-129; Id., Stancovich (Stanković), Pietro Mattia (Petar Matija), in Istarska enciklopedija [Enciclopedia istriana], Zagreb 2005, pp. 745-746; E. Hüttel-Hubert, H. Reitterer, Stankovich (Stanković), Pietro Mattia (Petar Matija), in Österreichisches BiographischesLexikon, 1815-1950, v. 13, 2007, pp. 94-95; P. Strčić, Petar Stanković. Život i djelo [Petar Stanković. Vita e opere], Pula 2011; J. Jelinčić, Župni (kaptolski) arhiv Barbana, s osvrtom na podatke o kanoniku Petru Stankoviću [L’archivio parrocchiale (capitolare) di Barbana in riferimento ai dati sul canonico Pietro Stancovich], in Vjesnik Istarskog Arhiva [Bollettino dell’Archivio istriano], 24 (2017), pp. 109-143; S. Cergna, Il carteggio di Pietro Stancovich sul nuovo metodo economico-pratico di fare e conservare il vino. Sedici lettere dall’archivio della Biblioteca universitaria di Pola, in Atti. Centro di ricerche storiche Rovigno, 48 (2018), pp. 171-197.