MAGNI, Pietro
Nacque il 21 ott. 1816 a Milano, dove compì la sua formazione artistica frequentando per un breve periodo l'Accademia di Brera e gli studi di P. Marchesi e A. Sangiorgio.
Furono quelli gli anni caratterizzati dalla corrente del purismo, incarnata dal toscano L. Bartolini che nel 1837 espose a Brera La fiducia in Dio (ora Milano, Museo Poldi Pezzoli). Per contrasto con le "gelate neoclassiche" nelle quali stagnava la scultura accademica, fin dal suo esordio il M. fu definito dagli studiosi "seguace di Bartolini" (L'età neoclassica, p. 158); ma tale influenza fu mediata anche dalle personalità di V. Vela e G. Strazza, rappresentanti della cosiddetta "Scuola di Milano", che si imposero con le loro opere a Brera nel 1846 (Tedeschi, 1995, p. 74). Il M. assorbì la novità iconografica e tecnica delle opere degli anni Quaranta realizzate da quegli autori che, come lui, parteciparono all'esperienza risorgimentale. Sancì il completamento della formazione artistica del M. il viaggio di studio a Roma nel 1849, che diventò occasione per combattere in favore della Repubblica Romana. Ricordo del soggiorno romano è la prima opera citata nelle biografie del M., I primi passi, il cui aspetto è noto grazie alle fotografie della Stereoscopic Company per l'Esposizione internazionale di Londra del 1862: la madre ha il costume delle popolane romane e il soggetto "fermò tosto l'attenzione degli intelligenti" (P. M., p. 33).
Esigenze di affermazione accademica sono alla base dell'esecuzione del Davide (gesso: Milano, Galleria d'arte moderna), con il quale il M. partecipò e vinse il concorso Canonica del 1850.
L'opera "ebbe plauso per certo modo facile e vero di plasticare, e per espressivo atteggiamento" (Caimi, p. 186); ma si diffuse l'opinione che la consonanza con le ricerche formali espresse da Vela nello Spartaco (Ligornetto, Museo Vela) fosse dovuta alla diretta collaborazione di quest'ultimo alla realizzazione del gesso. Tuttavia i contemporanei riconobbero che, pur essendosi il M. effettivamente ispirato allo stile di Vela, lo aveva fatto con "intenzione di originalità" (P. M., p. 33).
Il percorso autonomo e la fama del M. cominciarono con il Socrate, esposto a Brera nel 1853, il cui soggetto e la decisa caratterizzazione del personaggio furono lodati da G. Rovani per l'armonica fusione tra realismo lombardo e "greca semplicità" ("Oh giornate(", p. 268).
Il modello in gesso (Milano, Galleria d'arte moderna) ebbe almeno due traduzioni in marmo, di cui una di dimensioni ridotte. L'opera, nelle sue molteplici versioni, fu esposta a Parigi nel 1855 e nel 1867, a Brera nel 1856, alla I Esposizione nazionale di Firenze nel 1861, nel 1869 a Monaco e nel 1875 a Santiago del Cile, dove ottenne la medaglia speciale (ibid.).
Grazie all'esposizione del Davide e del Socrate alla Promotrice di Torino nel 1854, il M. ottenne la commissione da parte del banchiere Ignazio Weil-Waiss di un gruppo in marmo rappresentante il Saluto di Carlo Alberto a Cibrario (Torino, Museo nazionale del Risorgimento: replica in bronzo a Milano, Museo del Risorgimento), eseguito con precisione quasi fotografica (Cinelli, 1980; Tedeschi, 1995, pp. 83 s.). In questi stessi anni si ha notizia dell'esecuzione del gruppo Napoleone I che solleva la Francia abbattuta, presentato all'Esposizione universale di Parigi del 1855.
Il M. manifestò doti di "espressività semplice e veridica" anche in altre opere di destinazione pubblica, come il duplice Monumento a Enrico Mylius e Antonio Kramer del 1860 (Tedeschi, 1995, p. 84), i busti di Gioacchino Rossini alla Scala e di Luigi Sabatelli nel palazzo di Brera e la statua di Camillo Cavour nella galleria Vittorio Emanuele a Milano, nonché il busto del mecenate Pasquale Revoltella, che acquistò pure il ritratto del tenore Carlo Negrini (Trieste, Civico Museo Revoltella).
L'impegno del M. nel campo della scultura monumentale fu consacrato nel 1858 con la vittoria al concorso per l'esecuzione del Monumento a Leonardo da Vinci in piazza della Scala, inaugurato nel 1872.
La statua di Leonardo è posta su un alto basamento decorato da quattro rilievi circondato dalle statue degli allievi G.A. Boltraffio, Marco d'Oggiono, Cesare da Sesto e A. Solario; nel passaggio dal bozzetto del Leonardo (Milano, collezione privata: Tedeschi, 1995, p. 85) alla realizzazione finale del complesso lo stile del M. perse di originalità e l'opera venne presto criticata per la "monotona staticità" dovuta al "verticalismo simmetrico dei cinque personaggi" (De Micheli, p. 98).
Il M. realizzò anche varie sculture nel duomo di Milano. Risale al 1863 l'esecuzione del rilievo con Storie di s. Prassede per il paliotto dell'altare della santa; mentre tra il 1855 e il 1867 si annoverano alcune statue collocate all'esterno (S. Alfonso de Liguori, S. Vincenzo Ferrer, S. Giovanni della Croce, S. Giustino, S. Eligio degli Orefici).
L'ambito in cui il M. primeggiò fu tuttavia la scultura d'ispirazione intimista e di genere: l'opera con cui raggiunse il maggior successo fu La leggitrice del 1856, considerata ancora in tempi recenti il migliore esempio di "straordinario equilibrio formale" in una produzione di qualità discontinua (Bairati, p. 292).
Al 1852 risale l'Angelica allo scoglio (Caimi, p. 186; P. M.), inviata anche all'Esposizione internazionale di Londra del 1862. Nel 1853 il M. presentò a Brera, insieme con il Socrate, la Mascherina, in cui il virtuosismo dello scultore, sfidando le abilità "della sarta e della crestaia" nel riprodurre ogni particolare del costume, attirò le critiche di C. Tenca per il facile sensazionalismo formale (Cinelli, 1989). La Leggitrice ebbe una complessa sequela di repliche ed esposizioni: fu inviata a Firenze nel 1861 e acquistata dal ministero della Pubblica Istruzione, che la destinò a Torino e ne ordinò una copia da donare all'Accademia di Brera. Questo esemplare, ora conservato nella Galleria d'arte moderna di Milano, fu esposto di nuovo a Brera nel 1864 con altre due repliche per committenti inglesi. La prima versione fu esposta a Londra nel 1862 e a Dublino nel 1865, in due copie. L'opera fu anche alle esposizioni di Parigi nel 1867, di Vienna nel 1873, di Santiago del Cile nel 1875 e di Filadelfia nel 1876. Attualmente si segnalano in raccolte pubbliche, oltre all'esemplare di Milano, la versione del Museo Bottacin di Padova e altre due in collezioni private a Bergamo e a Firenze, quest'ultima proveniente dalla villa della contessa Fiorella Favard de l'Anglade. Due copie sono state segnalate sul mercato antiquario di Vienna e di Como (Tedeschi, 1998, pp. 10-12).
Mentre, nel 1860, otteneva con Strazza la cattedra di scultura all'Accademia di Brera, la risonanza avuta con la Leggitrice gli aprì la strada a importanti commissioni in ambito borghese: Revoltella gli affidò l'esecuzione di gruppi allegorici celebranti le opere pubbliche da lui finanziate, da collocare nel suo palazzo di Trieste, destinato a diventare museo.
Tra il 1858 e il 1863 realizzò La fontana della ninfa Aurisina, evocante la costruzione del secondo acquedotto triestino, e Il taglio dell'istmo di Suez, a cui si aggiunsero le allegorie del Canto, dell'Armonia, della Danza, della Commedia, oltre ai citati ritratti e una copia della Angelica allo scoglio. Nei gruppi marmorei il M. profuse tutto il suo talento, ma la concettosità del soggetto li rese "composti accademicamente e fiaccamente modellati", come scrisse C. Boito nel 1884 (La scultura, p. 350). Altre famiglie triestine richiesero l'opera del M., come i Morpurgo, nel cui palazzo figurano le allegorie dell'Amicizia e della Pace; mentre una Speranza del 1863 posta nel cimitero cittadino fu vista da Boito, che la trovò "grossolanamente scolpita" (ibid., pp. 307, 350). Al successo nella città giuliana è legata la fortuna del M. nella collezione del commerciante N. Bottacin, che la raccolse a Trieste (ora è a Padova nel Museo Bottacin, a palazzo Zuckermann): alla già citata replica della Leggitrice si affiancarono nel 1873 la Disegnatrice, risalente agli inizi degli anni Sessanta (Cinelli, 1989), e il Bimbo su cuscino (La scultura, p. 352).
Come altri scultori della Scuola di Milano, il M. si impose anche sul mercato anglosassone, a partire dalla Esposizione internazionale di Londra del 1862, dove presentò la Leggitrice, l'opera giovanile I primi passi, oltre alla già citata Angelica.
A seguito dell'esposizione londinese gli vennero affidati due ritratti in busto, uno di Shakespeare e l'altro del Sindaco di Stratford-on-Avon. Nel 1863 preparò un bozzetto per un monumento a Shakespeare, destinato a Londra (Tedeschi, 1995, p. 70). Alla Esposizione internazionale di Dublino del 1865 presentò undici opere, tra cui La disegnatrice, una Puttina, L'Arte, La famiglia del caporale (acquistata da Wardell di Dublino: Tedeschi, 1998, p. 11 n. 13; ne è nota la versione conservata a Troyes, Musée des beaux-arts, donata nel 1886 da J. Audiffred) e L'altalena (già esposta a Firenze nel 1861 e acquistata dall'attrice Adelaide Ristori: fu venduta per 1500 sterline a C. Thelluson, che la destinò alla residenza di Brodsworth Hall nello Yorkshire). Altri estimatori e collezionisti del M. nel Regno Unito furono i fratelli Edward Cecil e Arthur E. Guinness, che possedevano rispettivamente tre e due sculture del M. (Bryant, p. 20).
A margine di questa produzione vanno ricordate anche le statuette di Saffo del 1866 e di Beatrice del 1868, opere disperse, ma note dalle foto d'archivio dell'Accademia di Brera (Tedeschi, 1995, pp. 72, 82). Opere del M. citate nelle fonti sono il Redentore e la Giustizia del 1871 e 1872 (P. M.). I lavori a cui il M. attendeva al momento della morte confermano il suo perseverare nei generi scultorei che maggiormente hanno contribuito al suo successo: "La Compiacenza, lavoro di genere [(], e l'Aristide, lavoro di stile classico, colossale", destinate all'Esposizione di Parigi (ibid.). La formula di un'arte ibrida per ispirazione e linguaggio formale verrà superata in senso di una maggiore monumentalità e verismo dagli allievi del M., O. Tabacchi, L. Secchi, R. Ripamonti (De Micheli, pp. 137, 191, 195).
Il M. morì a Milano il 10 genn. 1877.
Fonti e Bibl.: A. Caimi, Delle arti del disegno e degli artisti nelle province di Lombardia dal 1777 al 1862, Milano 1862, pp. 170, 185-187; Cronaca. Monumento a Leonardo da Vinci, in L'Arte in Italia, III (1871), p. 63; G. Rovani, Le tre arti, II, Milano 1874, pp. 224-229; G. Mongeri, L'arte in Milano. Note per servire di guida nella città, Milano 1874, pp. 168, 326, 526-528; La statue de Léonard de Vinci et la galerie Victor-Emmanuel à Milan, in Magasin pittoresque, XLV (1877), pp. 33 s.; P. M., in L'Illustrazione italiana, gennaio 1877, pp. 33 s.; L'età neoclassica in Lombardia (catal.), a cura di A. Ottino Della Chiesa, Como 1959, pp. 47 s., 158; E. Piceni - M. Cinotti, La scultura a Milano dal 1815 al 1915, in Storia di Milano, XV, Milano 1962, pp. 591 s. (ill., pp. 594 s.); R. Bossaglia, Scultura, in Il duomo di Milano, II, Milano 1973, p. 138; L. Caramel - C. Pirovano, Galleria dell'arte moderna. Opere dell'Ottocento, Milano 1975, II, pp. 342 s., ill. 1356-1359; E. Bairati, in Mostra dei maestri di Brera, 1776-1859 (catal.), a cura di A.M. Brizio, Milano 1975, pp. 291 s., 467; B. Cinelli, in Cultura figurativa e architettonica negli Stati del re di Sardegna. 1773-1861 (catal.), a cura di E. Castelnuovo - M. Rosci, II, Torino 1980, p. 652; La scultura nel Friuli-Venezia Giulia. Dal Quattrocento al Novecento, a cura di P. Goi, Pordenone 1988, pp. 307, 310 fig. 39, 348 s. figg. 79 s., 350, 352 fig. 82; B. Cinelli, in Il Veneto e l'Austria. Vita e cultura artistica nelle città venete 1814-1866 (catal., Verona), a cura di S. Marinelli et al., Milano 1989, pp. 224 s.; M. De Micheli, La scultura dell'Ottocento, Torino 1992, pp. 94-98, 101 s., 127, 133, 137, 191, 195, 328; F. Tedeschi, La scultura della "Scuola di Milano" attraverso le esposizioni internazionali (1851-1878) e la critica, in La città di Brera. Due secoli di scultura, Milano 1995, pp. 64-78, 81-85, 334, 337; "Oh giornate del nostro riscatto(". Milano dalla Restaurazione alle Cinque Giornate (catal.), a cura di F. Della Peruta - F. Mazzocca, Milano 1998, pp. 267 s.; F. Tedeschi, La leggitrice di P. M.: vicende e problemi storico-critici, in OttoNovecento. Riv. di storia dell'arte, 1998, n. 1, pp. 5-12; J. Bryant, Bergonzoli's Amori degli angeli: the Victorian taste for contemporary Latin sculpture, in Apollo, CLVI (2002), sept., pp. 16, 20 s.; E. Bénézit, Dictionnaire des peintres, sculpteurs, dessinateurs et graveurs, IX, Paris 1999, p. 16; A. Panzetta, Nuovo Diz. degli scultori italiani dell'Ottocento e del primo Novecento, II, Torino 2003, pp. 560 s., 600; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 562; The Dictionary of art, XX, p. 99.