FONTANA, Pietro
Nacque a Carrara il 7 ag. 1782 da Giuseppe Antonio e da Colomba Bergioladi. Il periodo dei suoi studi all'Accademia di belle arti di Carrara, tra il 1796 e il 1803, coincise con i primi anni della dominazione napoleonica in Italia; ebbe come insegnante per la scultura il milanese A. Pizzi e ottenne diversi premi. Nel 1803 un suo Perseo con la testa di Medusa (studio dal nudo) venne giudicato favorevolmente da una giuria composta dai fondatori dell'Accademia: F. Olivieri, D.A. Pelliccia, F. e R. Lazzarini e P. Triscormia. Dato che quell'Accademia non aveva ancora istituito i concorsi triennali, nel 1804 il F. si recò all'Accademia di Brera, a Milano., dove vinse il primo premio d'invenzione in scultura per la pensione quadriennale a Roma - pari merito con P. Marchesi - oltre a un premio speciale per essersi distinto in opere e condotta.
Arrivò a Roma il 7 febbr. 1805, con una lettera di presentazione di G. Bossi ad A. Canova, e si gettò con ardore a studiare l'antico e l'anatomia, frequentando i musei e l'Accademia di Francia, dove fu protetto dal direttore, il pittore G.G. Le Thière.
È da smentire la notizia (Hubert, 1964, p. 157) secondo la quale, in una lettera del 3 ag. 1807 (V. Malamani, Canova, Milano 1911, p. 114), il Canova gli avrebbe chiesto di aiutarlo nella realizzazione del modello al vero del monumento equestre di Napoleone, commissionatogli da Giuseppe Bonaparte, poiché tale lettera deve intendersi indirizzata all'incisore Pietro Fontana e non contiene alcuna richiesta di collaborazione (non è l'unico caso in cui vengono confusi questi due artisti, specie negli indici analitici).
Nel 1806 il F. riportò grande onore all'Accademia di Firenze col modello in gesso del bassorilievo raffigurante L'incontro di Isacco con la madre Sara (Carrara, eredi Fontana), che fu premiato con medaglia al concorso triennale e lodato dal presidente G. Degli Alessandri in una lettera del settembre 1806 (Carozzi, 1993, p. 76). Nel febbraio 1807 il F. inviò a Milano, come saggio di pensionato, il bassorilievo in gesso La sacerdotessa Cidippe condotta al tempio sul carro trainato dai suoi figli Cleobi e Bitone e il bassorilievo in marmo con Teseo che riconduce a Edipo cieco le due figlie rapite da Creonte (G.A. Guattani, Memorie enciclopediche romane sulle belle arti …, III, Roma 1807, pp. n.n.); nello stesso anno inviò un busto in marmo, datato 1807, di Raffaello Sanzio e nel 1808 il modello in gesso del bassorilievo con Ercole che riconduce dall'inferno Alcesti al marito Admeto (le quattro opere si conservano a Milano, presso la Galleria d'arte moderna).
Questo modello in gesso, eseguito per l'ultimo anno di pensionato, fu scolpito in marmo subito dopo il ritorrio del F. a Carrara, nel marzo del 1808. Tale ritardo nell'esecuzione, che comportò anche un ritardo nella riscossione della gratifica di pensionato, fu dovuto al prezzo del marmo che a Roma era altissimo; il F. infatti, insieme con il compagno P. Marchesi, richiese - tramite una lettera dell'agosto 1808 e una supplica, presumibilmente dell'inizio del 1810 - che l'acquisto del materiale fosse a carico dell'Accademia di Brera (Hubert, 1964, p. 175). Dalla supplica si apprende inoltre che il F. aveva eseguito in creta una statua di Castore, probabilmente copia del Dioscuro di Monte Cavallo. Sempre a Roma, nel 1809 eseguì il bassorilievo in gesso di Ercole (o Teseo) con un'amazzone ferita (Carrara, Accademia di belle arti).
Allo scadere del pensionato il F. avrebbe voluto rimanere a Roma per altri due o tre anni e a tal fine si fece raccomandare dal direttore dell'Accademia di Francia alla principessa Elisa Bonaparte Baciocchi per ottenere un prolungamento della pensione, oppure alcune commissioni che gli permettessero di pagarsi il soggiorno; nella lettera di risposta a G.G. Le Thière del 7 ag. 1808 la sovrana scrisse che giovani artisti distinti come il F. erano utili a Carrara (Campori, 1873, pp. 436 s.; Marmottan, 1901, p. 48). E a Carrara troviamo infatti il nome del F. nell'elenco degli scultori dei ritratti napoleonici e in una lettera dell'amministratore della Banca elisiana H. Sonnolet del 31 dic. 1808, indirizzata a Elisa, cui suggerisce di valersi del F. per l'esecuzione di alcune commissioni (Marmottan, 1901, p. 68). Inoltre, presso gli eredi del F., a Carrara, è conservato un suo busto colossale di Napoleone, tratto dal modello di A.-D. Chaudet, e sul mercato antiquario è apparso un busto, firmato, di Paolina Borghese, diverso dal tipo canoviano (Hubert, 1964, p. 371).
Le fonti ricordano, fra le opere del F., una statua per la facciata del duomo di Milano, la cui esecuzione è da collocarsi fra il 1810 e il 1814, data della caduta di Napoleone, che dette inizio ad una lunga sospensione dei lavori. La partecipazione del F. dovette inoltre essere stata favorita dal suo maestro A. Pizzi, che lavorava assiduamente alle sculture del duomo.
Nel 1813 il F. ottenne il primo posto al concorso indetto all'Accademia di belle arti di Firenze per un monumento colossale a Napoleone, giungendo primo davanti a Lorenzo Bartolini; entro l'anno ne aveva terminato il modello al vero (già a Carrara, Accademia di belle arti), che non poté realizzare in marmo a causa del volgere degli avvenimenti politici (Hubert, 1964, p. 371). Nel 1822 eseguì i mascheroni marmorei con il Canione e il Frigido del ponte sul fiume Frigido a Massa, vincendo il concorso bandito dall'Accademia di Vienna, presieduto da Maria Beatrice d'Este (Carrara, eredi Fontana: gessi). Nel 1826 venne inaugurato il Monumento a Maria Beatrice d'Este, al centro della piazza Alberica a Carrara, per il quale il F. aveva scolpito nel 1824 la statua della duchessa (Carozzi, 1993, p. 76), ispirandosi al tipo della Giunone ma anche al Napoleone di Bastia, che Bartolini aveva eseguito a Carrara (Composizioni poetiche per l'inalzamento della statua colossale..., Massa 1824; L'inaugurazione della statua marmorea... Azione drammatica in un solo atto..., Vienna 1826).
Nel 1828 il F. scolpì i monumenti dei vescovi Francesco Maria d'Este e Ficarelli, che si trovano nel duomo di Reggio Emilia; nella stessa città, per la chiesa di S. Giorgio, eseguì il Monumento sepolcrale del marchese Spalletti, col ritratto del defunto, e un Genio della religione. Nel 1831 eseguì, in marmo, le teste di Ettore galeato - opera presentata all'esposizione dell'Accademia di Brera e recensita favorevolmente (F., Esposizione di scultura, in Biblioteca ital., LXIII [1831], pp. 424 s.) - e quella di Paride (Cadenabbia, Villa Carlotta, già Sommariva; Carozzi, 1993, figg. 50-52). Porta la data 1837 un bassorilievo funebre rappresentante il Genio filiale, eseguito per la famiglia Trivulzio (Carrara, eredi Fontana).
Ad Agnano, presso Pisa, si trovavano la statua della Madre dell'arciduca Ferdinando d'Austria (Villa ducale) e un bassorilievo col Battesimo di Gesù nella chiesa. A Carlisle (Cumberland, Inghilterra) fu inviato il Monumento sepolcrale del matematico capitano Huddard, con la sua statua grande al vero; nella cattedrale di Varsavia il Monumento funebre di Strarzinscki conte di Oliva con il Genio della famiglia che piange sul ritratto del defunto (Carozzi, 1993, p. 77). Presso gli eredi Fontana, a Carrara, si conservano inoltre: una statuetta in marmo di Napoleone, una statua in marino di Cicerone, un bassorilievo con un Genio delle arti che incorona l'erma di Minerva, un Amorino alato in marmo, un'erma dei Genio scopritore dei veri e falsi filosofi, soggetto tratto da Luciano di Samosata e realizzato in stile michelangiolesco (ibid., figg. 53-57).
Il F. fu professore ordinario di scultura all'Accademia di Carrara (socio votante dal 1814) e socio onorario delle accademie di S. Luca (1819) e dei Virtuosi al Pantheon a Roma, di Milano, di Bologna, di Parma, di Lucca, di Stoccolma (Campori, 1873; Lazzoni, 1905).
Avviò alla scultura il fratello minore, Ferdinando, e presso il loro studio vennero eseguite in marmo anche alcune opere del nipote Giovanni Giuseppe, destinate all'Inghilterra. Ebbe due figli: Colomba, morta a ventitre anni nel 1848, e Giuseppe, indirizzato alla scultura (Carozzi, 1993, p. 77) - Il F. morì a Carrara il 17 giugno 1857.
Ferdinando nacque a Carrara il 26 dic. 1791 da Giuseppe Antonio e da Caterina Campi, sposata dal padre in seconde nozze. Frequentò l'Accademia di belle arti di Carrara, dove ebbe a maestro di disegno J.B. Desmarais - nominato professore nel 1807 - e di scultura A. Pizzi, L. Bartolini, P. Bargigli. Nel 1808 vinse una medaglia d'argento per la scultura e nel 1809 un premio per un modello dal nudo (Carozzi, 1993, p. 102). Nello stesso anno si aggiudicò il concorso annuale all'Accademia di belle arti di Firenze con il bassorilievo rappresentante Achille, Briseide e Patroclo: il 3 ottobre, giorno della premiazione, Elisa Bonaparte Baciocchi, granduchessa di Toscana, volle conoscere personalmente i vincitori e commissionò al F. il marmo del rilievo (già Carrara, Accademia di belle arti); nella stessa occasione l'opera fu lodata da A. Canova, in quei giorni a Firenze per la tomba dell'Alfieri.
Nel 1810, superando anche P. Tenerani, il F. vinse a Carrara il concorso per il pensionato a Roma con il bassorilievo in gesso di Alessandro infuriato che uccide Glito (Carrara, Accademia di belle arti). Nel marzo 1812 scrisse da Roma di dedicarsi allo studio dell'anatomia all'Accademia di Francia, di aver eseguito alcuni ritratti, di aver distrutto il modello di un gruppo appena iniziato e di non avere ancora inviato nessun saggio (Carozzi, 1993, p. 102). Tornato a Carrara nel 1813, si sposò in seguito con Alberta Svisot. Nel 1825 ebbe dal granduca Leopoldo II di Toscana la commissione per la statua della Fede per la cappella della villa di Poggio Imperiale a Firenze; si tratta dell'unica opera del F. ricordata dalle fonti (Campori, 1873, p. 106) che gli attribuiscono un non comune ingegno ma poca volontà e operosità. Probabilmente si dedicò alla traduzione in marmo di opere nello studio ben avviato del fratello Pietro, come testimonierebbe una sua richiesta all'Accademia di Carrara dell'utilizzo del modello di un Angelo custode, probabilmente quello di L. Bienaimé, per farne una copia (Carozzi, 1993, p. 102). Il 14 sett. 1827 fu nominato insegnante all'Accademia di Carrara.
Il F. morì a Carrara il 22 ag. 1847.
Fonti e Bibl.: E. Lazzoni, Carrara e la sua Accademia di belle arti, Massa Carrara 1867, p. 26 (per Ferdinando); Id., Carrara e la sua accademia di belle arti, Pisa 1869, pp. 49, 56 (per Ferdinando); G. Campori, Mem. biografiche degli scultori... di Carrara, Modena 1873, pp. 105 s., 436 s. (anche per Ferdinando); O. Raggi, Della R. Accademia di belle arti di Carrara, Roma 1873, pp. 48, 97 (pp. 27 s., 52 s., 98, per Ferdinando); C. Lazzoni, Carrara e le sue ville, Carrara 1880, pp. 121, 141, 348-350 (p. 139 per Ferdinando); O. Raggi, Della vita e delle opere di P. Tenerani, Firenze 1880, pp. 58, 60 (per Ferdinando); P. Marmottan, Les arts en Toscane sous Napoléon. La princesse Elisa, Paris 1901, ad Indicem (anche per Ferdinando); C. Lazzoni, Carrara. Le sue ville e le sue cave, Carrara 1905, pp. 55, 230 ss.; G. Hubert, La sculpture dans l'Italie napoléonienne, Paris 1964, pp. 175 s., 247, 334, 371, 423 (pp. 178, 340 s., 365, 371 s., per Ferdinando); C. Bradley, Gran ducal patronage: sculpture in Florence 1814-1848, in La scultura nel XIX secolo, a cura di H.W. Janson, Atti del XXIV Congresso di storia dell'arte, Bologna 1984, p. 31 n. 10 (per Ferdinando); R. Carozzi - G. Chiapello, La scuola di Carrara tra Canova e Bartolini, in Scultura marmo lavoro (catal., Carrara, Massa, Pietrasanta), a cura di M. De Micheli, Milano 1981, p. 227 (per Ferdinando); S. Russo, La promozione delle arti sotto i principi Baciocchi, in Il Principato napoleonico dei Baciocchi (1805-1814) ... (catal.), Lucca 1984, pp. 242 s. (per Ferdinando); E. Dolci, Carrara. La città e il marmo, Sarzana 1985, pp. 273-275, 295; S. Russo - R. Carozzi, La gipsoteca dell'Accademia di belle arti di Carrara, Massa 1992, pp. 96, 175; M. Bertozzi, in Scultura a Carrara. Ottocento, Bergamo 1993, pp. 45, 47; R. Carozzi, ibid., ad Indicem (anche per Ferdinando); U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, p. 185 (p. 178 per Ferdinando); A. Panzetta, Diz. degli scultori ital. ..., I, p. 128 (anche per Ferdinando).