PIETRO Diacono
PIETRO Diacono. – Nacque nel 1107 o 1110. Suo padre Egidio apparteneva probabilmente alla famiglia dei conti di Tusculum, e sua sorella Guilla andò in sposa a Landolfo di San Giovanni Incarico, discendente da una linea collaterale dei signori di Aquino.
In qualità di oblato, sotto l’abate Gerardo (1111-1123) entrò nell’abbazia di Montecassino, dove poté compiere la sua prima formazione culturale. Per aver probabilmente sostenuto l’abate Oderisio II dei conti dei Marsi (1123-1126), cardinale diacono di S. Agata, deposto nel 1126 da papa Onorio II, al quale l’abate aveva rifiutato il suo sostegno finanziario, Pietro Diacono dovette allontanarsi dal monastero trovando rifugio ad Atina (antica città non lontana da Cassino) nel 1128, quando, stando alla sua autobiografia, egli aveva ormai raggiunto l’età di ventun anni.
Se così fosse Pietro sarebbe nato nel 1107 e non nel 1110, a meno che non si dia maggior credito a un altro suo ragguaglio circa l’ingresso a Montecassino quale oblatus all’età di cinque anni nel 1115 sotto il già menzionato abate Gerardo.
Ritornato dall’esilio atinate a Montecassino nel 1131 per volontà dell’abate Senioretto (1127-1137), succeduto dopo il breve abbaziato di Nicola a Oderisio II, Pietro Diacono fu posto a capo dell’archivio e della biblioteca, dedicandosi a un’intensa attività letteraria, testimoniata dal catalogo delle sue opere, di cui esistono tre redazioni corrispondenti ad altrettante stesure della sua autobiografia (Dell’Omo, 1996a).
Già agli anni del soggiorno ad Atina risale la sua prima produzione letteraria rappresentata dalla Passio beatissimi Marci et sociorum eius, corrispondente a quella attribuita ad Adenulfo vescovo di Capua (Bloch, 1998, pp. 139-155), che Erich Caspar (Petrus Diaconus, 1909, pp. 128 s., 134-138), sulla base del testo edito da Ferdinando Ughelli (Italia Sacra, VI, Venetiis 17202, pp. 408-417), dimostrò essere appunto opera di Pietro Diacono, al quale è da ascrivere pure, come seguito della prima, la Passio sanctorum martyrum Marci, Passicratis, Nicandri et Marciani (ibid., pp. 419-422; Bloch, 1998, pp. 189-214).
È questo il nucleo del Dossier Atina (Bloch, 1998), vero e proprio romanzo agiografico inteso a gratificare la città di Atina, a partire dalla fantasiosa identificazione di s. Marco – probabilmente il vescovo di Aecae, oggi Troia in Puglia – con un omonimo galileo che nel corso dei suoi viaggi pervenne ad Atina, e lì si incontrò con s. Pietro anch’egli in cammino da Antiochia a Roma.
Agli stessi anni dell’esilio atinate (tra il 1129 e il 1130) risale la Vita sancti Placidi, prima composta come opera autonoma, poi incorporata nell’Ortus et vita iustorum cenobii Casinensis databile al 1136 (ed. a cura di R.H. Rodgers, 1972, cap. IX, pp. 6-16).
Nel frattempo Pietro aveva elaborato la Passio beatissimi martiris Placidi discipuli beati patris Benedicti et fratrum eius, da lui attribuita a Gordiano, compagno di Placido, recante lo stesso nome del padre di Gregorio Magno, testo che a sua volta rappresenta una sezione considerevole degli Acta sancti Placidi raccolti nell’omonimo Registrum (cod. Casin. 518), alle pp. 45-117 (Bloch, 1988b, pp. 827-832), altro dossier documentario, oltre che capolavoro dell’arte falsificatoria di Pietro, con lettere, sermoni, pezzi di cronaca, in cui ormai Placido da primo discepolo di s. Benedetto è elevato al rango di protomartire dell’Ordine monastico (Bibliotheca Hagiographica Latina antiquae et mediae aetatis [= BHL], I-II, Bruxellis 1898-1901, 6860-6863).
Al 1133 risalgono altresì le contraffazioni di Pietro relative al monastero francese di Glanfeuil, di cui egli rivendicava la dipendenza da Montecassino (Bloch, 1986, pp. 943-1049), in particolare la Ystoria de eversione seu restauratione cenobii beati Mauri, interpolazione della Translatio sancti Mauri di Odone di Glanfeuil (Acta Sanctorum, Ian., I, Antuerpiae 1643, pp. 1052-1060; BHL 5776).
Tra il 1131 e il 1133 Pietro Diacono portò a compimento il cartulario del monastero cassinese, il cosiddetto Registrum Petri Diaconi (Dell’Omo, 2000; Chastang-Feller-Martin, 2009) il cui modello, come riconosce lo stesso autore, fu la Chronica monasterii Casinensis = Chr. mon. Cas. (MGH, Scriptores, XXXIV, a cura di H. Hoffmann, Hannover 1980) a partire dal lib. I, 1, fino al lib. IV, 97.
Quest’ultima, iniziata da Leone Marsicano (dagli inizi fino alla metà del periodo di governo dell’abate Desiderio, settembre 1075: lib. III, 33), continuata da Guido fino all’anno 1127 (lib. IV, 95), fu completata sicuramente poco dopo il 1144 da Pietro, che tuttavia intervenne sul testo già dopo la morte di Guido successiva al 1127, appropriandosi del contributo di quest’ultimo, e continuandolo fino al 1138.
Oltre a quelli facenti parte del Dossier Atina (Bloch, 1998, pp. 221-250) Pietro Diacono compose anche diversi sermones in occasione delle più importanti festività liturgiche dell’anno, databili come sembra al 1136 (Dell’Omo, 1996a, pp. 165 s.).
A questo stesso anno risale il già menzionato Ortus et vita iustorum, che include alcuni testi agiografici precedentemente composti, ultimo dei quali la Vita di s. Severo, risalente agli anni 1135-36. A quest’opera che raccoglie le memorie dei santi cassinesi, si affianca il Liber illustrium virorum archisterii Casinensis, nel quale Pietro a partire dal 1133 riunisce le biografie dei letterati.
Ancora entro il 1137 Pietro Diacono deve essere intervenuto nella correzione della Visio di Alberico iunior (Mirra - Inguanez, 1932) voluta dall’abate Senioretto che muore appunto in quell’anno. All’incirca alla stessa data risale la lettera dedicatoria all’abate Guibaldo (eletto il 19 settembre di quell’anno e partito definitivamente da Montecassino il 2 novembre successivo), relativa al De locis sanctis, opera corrispondente al De terra repromissionis itinerarium citato nell’autobiografia (Appendix ad Itinerarium Egeriae, in Itineraria et alia geographica, a cura di R. Weber, Turnholti 1965, pp. 93-103), per la quale Pietro si servì in larga parte dell’omonimo opuscolo di Beda il Venerabile (J. Fraipont, in Itineraria, cit., pp. 251-280) nonché, per l’ultima sezione, dell’Itinerarium Egeriae (E. Franceschini - R. Weber, in Itineraria, pp. 37-90).
Si conclude qui la prima fase dell’attività letteraria di Pietro, la più cronologicamente sicura, segnata dalla morte dell’abate Senioretto e da quella coeva dell’imperatore Lotario III (1137), che Pietro aveva incontrato a Lagopesole (in Lucania) nel luglio dello stesso anno (Altercatio inter Petrum et adversarium Casinensis Ecclesie, dopo il 1144: Chr. mon. Cas. IV, 109-115, pp. 574-590; edita da altra fonte: A. Amelli, in Miscellanea Cassinese, I, 1, Montecassino 1897, pp. 1-9) al fine di contribuire a risolvere le controversie sorte tra il papa e l’imperatore circa i diritti su Montecassino. A partire da questo momento, tranne alcune eccezioni, come una perduta Vita di papa Leone IX databile tra il 1137 e il 1140, l’attività letteraria di Pietro Diacono sfugge a una precisa determinazione cronologica, comprendendo essenzialmente opere storiografiche ed esegetiche, nonché la trascrizione di testi classici.
L’Epitome chronicorum Casinensium da lui fatta passare come opera di Anastasio Bibliotecario (L.A. Muratori, RIS, II, Mediolani 1723, coll. 351-370), è invece ascritta a Pietro da Caspar (Petrus Diaconus, 1909, pp. 111-121), mentre l’Expositio Regule (ed. Bibliotheca Casinensis [Florilegium Casinense], 5, Montis Casini 1894, pp. 82-165) non è che un plagio del commento alla Regola di s. Benedetto composta da Smaragdo (ed. Spannagel-Engelbert, Siegburg 1974), cui si aggiungono estratti dai Moralia di Gregorio Magno e dal De civitate Dei di Agostino (Meyvaert, 1963, pp. 133 s.). Ugualmente gli Scolia in veteri testamento (ed. Bibl. Casin. [Fl. Casin.], 5, pp. 175-191), derivano in realtà sia dal De Mysteriis di Ilario di Poitiers, sia da una traduzione latina di Eriugena delle Quaestiones ad Thalassium di Massimo il Confessore (Meyvaert, 1963, pp. 135-138, 147 s.). Particolarmente assidua fu da parte di Pietro Diacono la frequentazione dei classici, se solo si pensi all’influsso determinante di Livio (Bloch, 1984, pp. 69-79) in un’opera come il Catalogus regum, consulum, dictatorum, tribunorum, patriciorum ac imperatorum gentis Troianae (cod. Casin. 257, pp. 1-21). Nel cod. Casin. 361 Pietro ha inoltre lasciato la trascrizione dell’Epitoma rei militaris di Vegezio (libri I-IV), del De aquaeductu urbis Romae di Frontino, capostipite dell’intera tradizione di quest’opera, e di un frammento del De lingua latina di Varrone.
Nella documentazione d’archivio, solo una volta Pietro Diacono ricompare, nel 1154, come Petrus Egidii Tusculanensis in un atto di donazione di Leone vescovo di Veroli in favore di Montecassino (Abbazia di Montecassino. I Regesti dell’Archivio, II, a cura di T. Leccisotti, Roma 1965, p. 65, n. 19). La sua morte si può collocare dopo il 1159, termine iniziale del necrologio conservato nel cod. Casin. 47, nel quale infatti al 26 febbraio appare segnato un Petrus diaconus et monachus (c. 281v), il solo nome, fra quelli di altri omonimi diaconi ivi commemorati, a essere vergato con inchiostro bruno in lettere maiuscole toccate di rosso.
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