DELLA GAZATA, Pietro
Nacque verso la metà del 1336 da Franceschino, notaio, figlio di Guido, nobile di Gazata, castello del Reggiano, soggetto ai Sessi coi quali era imparentato.
Dalla sorella di Guido, maritata a Filippino Ferrari de Scopoli da Bagnolo, nacque Guido da Bagnolo, medico, filosofo e diplomatico (m. a Venezia nel 1370). Si ignora il nome della madre, figlia di Flandina e di Sagacino Levalossi, fratello di Albertino, abate di S. Prospero dal 1306 al 1330, e padre di Albertino, abate dello stesso monastero dal 1336 al 1354, e di Nicolò, priore di questo. Sulla formazione del D. ebbero influenza il cugino Guido da Bagnolo, il proavo Sagacino (m. 1357) e il prozio Albertino II (m. 1354).
Il D., novizio nell'Ordine benedettino a dodici anni (1348), non ancora sacerdote fu creato priore di S. Celestino di Vicozoario (1355); nel 1362 accompagnò ad Avignone l'abate benedettino Guglielmo di Grimoard, futuro Urbano V, da cui, a 27 anni, fu nominato abate del monastero di S. Prospero a Reggio (breve del 17 apr. 1363); subcollettore apostolico per la Lombardia (1367), ricevette incarichi dai papi Gregorio XI e Urbano VI, tra cui la tutela dell'episcopio a Parma contro l'abate di S. Giovanni di questa città (1385) e l'allontanamento del vescovo di Reggio, Serafino Tavacci (1387); fu poi intrinseco vescovi di Reggio Ugolino Sessi (1387-94), di cui fu vicario generale (1391), e di Tebaldo Sessi (1395-1439).
Il D. vide la rovina del monastero di S. Prospero iniziata da Feltrino Gonzaga nel 1351 ma non assistette alla sua distruzione (1356) poi l'esilio, ché fin dal 1355 non era più in Reggiol ricordato nella sua cronaca, lo portò a Venezia e sembra interrotto dal viaggio ad Avignonel nel 1371 a Reggio fu presente al saccheggio della città ad opera di Lucio Lando e all'ingresso di Bernabò Visconti (1372). Negli anni successivi si adoperò per il recupero dei beni del monastero, per la sua riedificazione e il trasporto delle reliquie di S. Prospero nella chiesa di S. Matteo, presso la quale i monaci si erano rifugiati, dalla chiesa abbaziale. Il trapasso dalla signoria di Bernabò a quella di Gian Galeazzo, al pari del violento dominio di Ottobono Terzi, dal 1402, turbarono la tranquilla esistenza del monastero ma il D. superò tutte le prove, reggendolo sino alla morte.
Il D. morì a Reggio Emilia nel 1414.
Il D. è autore di una cronaca la cui composizione, estensione ed attribuzione hanno proposto questioni ardue di critica testuale e storica. Nel 1730 L. A. Muratori pubblicò, nel volume XVIII dei Rer. Ital. Script. col titolo Chronicon Regiense, un testo tratto da un codice reggiano del monastero di S. Prospero, della prima metà del sec. XV, fornitogli dal Bacchini, mutilo in principio, in mezzo e forse nel fine, che il Muratori emendò, rammaricandosi del pessimo stato di conservazione. Nel 1907 G. Bertoni (in Archivio muratoriano, n. 4, pp. 226 ss.) diede notizia di un codice del Chronicon proveniente da Ferrara (seconda metà del sec. XIV) incompleto. Da questo P. N. Loschi aveva tratto una copia (seconda metà del secolo XVIII). Da un codice del sec. XIV, di proprietà del conte Achille Crispi, ferrarese, il Tiraboschi fece trascrivere le parti mancanti nel codice reggiano e nella edizione muratoriana. Altro codice del sec. XVIII, copia di quello reggiano, conserva la Biblioteca Estense, contenente parti mancanti nei codici ricordati. Copia del codice reggiano fece Camillo Affarosi, abate e storico del monastero di S. Prospero. A questi codici va aggiunta la Cronica di affari del monastero di S. Prospero, della prima metà del sec. XV, presso l'Archivio di Stato di Regio Emilia. Nessuno di questi codici è di mano del D.; altri apografi, ora perduti, utilizzarono per le loro opere, nel sec. XVI, B. Corio, G. Panciroli, F. Azzari, P. Melli, D. Ferretti.
La collazione di questi codici permette di impostare in termini nuovi l'edizione della cronaca ma non risolve tutte le questioni. Se è acquisito che la cronaca iniziava dall'anno 800 (copia del Tiraboschi), quanto al termine i codici variano tra il 1355 (Crispi) e il 1388 (reggiano), mentre gli autori che attinsero agli apografi nel sec. XVI portano ad un termine posteriore (1395). I codici palesano differenze non solo nella forma del racconto ma anche nel numero e nei particolari delle notizie e, comunque, non rendono la cronaca nella sua integrità. Il Panciroli ricorda certe pagelle di Pietro, da lui viste a Venezia, contenenti la descrizione del monastero di S. Prospero, che egli utilizzò ampliandole. La prima parte della cronaca (800-1303) solleva parecchie questioni quanto al suo autore; sintomatica la concordanza tra essa e il Breve Chronicon Mantuanum nell'assegnare al 1101 la morte di Bonifacio di Canossa: forse più consistente la questione della comune origine con ia Cronaca di fra' Salimbene e il Liber de Temporibus, attribuito al notaio Alberto Milioli, reggiano, e forse con le Gesta Lombardiae, individuate dal Dove, dall'Holder-Egger e ripresa dal Cerlini.
Sagacino Levalossi, estraneo a questa parte, è concordemente ritenuto autore della seconda, dal 1303 ("Hic incepit Sachacinus de Levalossis scribere Gesta Lombardie") al 1353 ("Hactenus hucusque scripsit gesta et nihil ultra scripsit"). Sagacino, notaio, fratello di Albertino I (abate dal 1305 al 1330) e padre di Albertino II (abate dal 1336 al 1354) e di Nicolò priore del monastero, nato nel 1272 e morto nel 1357, cessò di scrivere la sua cronaca per sopraggiunta cecità (1353). Il D. lo definisce "vir magnac virtutis et constantiae in tribulationibus suis": di fatto, il figlio Albertino fu arrestato e chiuso dai Gonzaga nella gabbia della cittadella, poi trasportato a Mantova (1349), egli stesso fu imprigionato "quia consuluit filiis ut redirent, quia culpabiles erant", e multato in 1.500 lire, pagate dal monastero.
Secondo il Cerlini la parte attribuita a Sagacino sarebbe una compilazione, fatta in diverse riprese, intesa a continuare l'opera di un terzo e che s'inizia qualche anno dopo la data in cui si interrompeva la cronaca precedente, forse dal 1313. Le Gesta avrebbero ricevuto il più efficace impulso dall'elezione di Alberto Levalossi ad abate di S. Prospero (1306), sicché l'opera avrebbe assunto il carattere di cronaca del monastero; tale impulso sarebbe continuato durante il governo di Albertino II, per cessare alla morte di costui (1354). Di fatto, le notizie del convento, rare e schematiche nella prima parte della cronaca, assumono, nella seconda, più ampio svolgimento. Secondo il D., la cronaca di Sagacino avrebbe compreso le "Gesta Atilae et Eccelini de Romano et Regis Corradini et alia plura quae ordinate scripserat"; gli excerpta del Tiraboschi, pur toccando questi argomenti (ma non parlano di Attila), non risolvono la questione; forse parti distinte delle Gesta, non più recuperate, trattavano di quei personaggi.
Il D. è autore della terza parte; egli l'avrebbe continuata dal 1353: "Eodem anno ego frater Petrus... de Gazata coepi amodo scribere quae sequuntur", ma, nel 1355, l'avrebbe interrotta a causa dell'esilio: "Verum. est quod propter exilium meum non ita seriose scripsi quandam particulam", dall'aprile 1355 al 1362 o alla fine del 1367, "postquam do. Iohannes de Ulegio vicecomes accepit Bononiam Dominis Mediolani usque ad adventum regis Cypri versus Ytaliam et partes Occidentis"; tornato nel monastero, avrebbe ripreso il manoscritto del proavo. Ma nel sacco di Reggio (1371) lo perse ("hanc: cronicam perdidi tempore spoliationis huius civitatis"); lo ritrovò mutilo nel 1382 e lo continuò fino al 1395. La cronaca rispecchia le traversie del suo autore. La parte che riguarda gli anni 1353-55 risente della inesperienza del giovane autore, la lacuna tra il 1355 e il 1372 è dovuta in parte alla lontananza del D., che ci avverte della possibilità di aver commesso errori, specie di cronologia: "quantum potui omnia seriose ordinavi ut veritatis habeatur effectus, quamvis in talibus oporteat saepius nominando diem. mensem et annum mentiri, quia quae ab aliis audivimus, notamus; impossibile enim est omnibus interesse". Dal 1372 al 1388 la cronaca, priva degli anni 1378-82, rivela un uomo nel pieno della maturità. Quanto alla connessione tra le parti, il D. avrebbe interpolato il testo di Sagacino con digressioni, commenti e riferimenti anche posteriori al 1356; quando, ad esempio, descrive la distruzione del monastero ("Haec inserui ut sciatur status antiqui monasterii"), il D. interpola un testo non suo, ne sono prova i giudizi espressi e lo stile. Anche nella prima parte della Chronica ilD. inserisce giudizi suoi, pur rispettando l'impianto del testo. Un esame linguistico tra i vari apografi portò il Cerlini a ritenere che il D. avesse tradotto le Gesta di Sagacino da un testo in volgare.
Il D. conserva alla sua cronaca il carattere di Gesta Lombardiae e non di mera annotazione municipale. Favorevole ai Sessi, è nemico dei Fogliani e avverso ai Gonzaga, distruttori del suo monastero, che considera non con l'affetto di un monaco che vi passa la vita ma col piglio di un giudice e di un signore che ne difende i diritti anche di fronte ai più nobili e potenti della città e del contado. Non è di scarsa cultura per i suoi tempi ma non può dirsi dotto. Il suo latino è deficientissimo, sì che alle volte latinizza sconciamente forme dialettali, ha degli scrupoli di grammatica ma non sempre, non è troppo forte in geografia e non sfoggia spesso cultura storica; in fatto di scienza c'è qualche spiegazione astrologica di epidemie o calamità generali che non depone troppo favorevolmente sulla sua mentalità di scolastico…, Edizioni. Della Cronaca d'affari, conservata in un unico ms. giacente tra i documenti del Fondo Monastero S. Prospero dell'Arch. di Stato di Modena (cfr. A. Cerlini, Fra Salimbene e le cronache attribuite ad A. Milioli, II. I codici e la ricostruzione del 'Chronicon regiense'. in Bull. d. Ist. stor. ital. per il M. Evo e Arch. muratoriano, XLVIII [1932], pp. 73-76), sono stati finora pubblicati frammenti da C. Affarosi nelle sue Memorie istor. del monastero di S. Prospero di Reggio, I,Padova 1733, pp. 450-454 e dal Cerlini, op. cit., pp.105 S. Il Chronicon Regiense (per i cui mss. cfr. A. Cerlini, op. cit., pp.67-104, e Id., Le "Gesta Lombardiae" di Sagacino Levalossi e P. D., in Bull. d. Ist. stor. ital..., LV[1941], pp. 4-25) fu edito da L. A. Muratori nei Rer. Ital. Script., XVIII, Mediolani 1731, coll. 4-98, sul cod. acefalo di Reggio Emilia, Bibl. municipale, Mss. Reggiani C 8/1, della prima metà del sec. XIV; altri excerpta furono poi pubblicati da F. E. Comani (Il terzo autore del "Chronicon Regiense", in Studi storici, XII[1903], pp. 161-169) sul cod. M. 9. 31 (sec. XVII) della Bibl. Estense diModena, e dal Cerlini (1932, pp. 106-130) sul cod. Mss. St. d'Italia 136 bis (Tiraboschiano)della Bibl. Reale di Torino (seconda metà del sec. XVIII).
Fonti e Bibl.: Oltre ai saggi, già citati, di C. Affarosi (pp. 277-293), F. E. Comani (pp. 3-39, 141-160) e A. Cerlini (1932, pp. 67-104; 1941, pp. 4-25), si v. N. Tacoli, Mem. stor. d. città di Reggio, II, Parma 1748, pp. 454-460; G. Panciroli, Rerum histor. patriae suae libri III, Regii 1847, p. 6; G. Turri, Delle Cronache dei Gazzata, e degli scrittori di esse, Reggio Emilia 1865; O. Lorenz, Deutschlands Geschichtsquellen, Berlin 1870, pp. 280 ss.; E. W. Schirrmacher, Die letzten Hohenstaufen, Leipzig 1871, pp. 400 ss.; A. Dove, Die Doppelkronik von Reggio und die Quellen Salimbenes, Leipzig 1873, pp. 68-85; C. Cipolla, Studi su Ferreto dei Ferreti, in Giorn. stor. della lett. ital., VI (1886), pp. 81 ss.; I. Malaguzzi Valeri, in Sunto delle tornate..., in Atti e mem. della R. Deputaz. di st. patria per le provv. modenesi, s. 3, V(1888), pp. XLI s.; O. Holder-Egger, Zur Doppelkronik von Reggio, in Nachrichten der Gesellschaft der Wissenschaft zu Ghitingen, XLVII (1901), pp.272 ss.; F. E. Comani, Per un punto (al "Chronicum Regiense"), in Studi storici, XIII (1904), pp. 447-55; Repert. fontium Medii Aevi, IV,p. 654.