INGANNATI, Pietro degli
, Pietro Non si conosce la data di nascita di questo pittore attivo a Venezia fra il 1529 e il 1548.
La prima notizia certa che lo riguarda risale al 1529, quando l'artista sottoscrisse in qualità di testimone un atto notarile rogato a Venezia il 22 marzo (Ludwig). L'anno seguente l'I. è nominato per la prima e unica volta nel registro delle contribuzioni (Libro delle tanse) della fraglia dei pittori veneziani (Favaro).
La successione delle due date è interessante, in quanto potrebbe segnalare l'affrancamento dell'I. dalla condizione di apprendista. Sulla base di queste informazioni, P. Caccialupi ha addirittura ipotizzato che l'artista, la cui origine veneta sarebbe provata dalla forma dialettale del cognome usata nei documenti ("Inganai"), non fosse tuttavia veneziano e che avesse acquisito la cittadinanza solo attorno al 1529, potendo regolarizzare la propria attività in città nel 1530. Solo così, secondo la studiosa, si spiegherebbe il vuoto documentario relativo al periodo precedente.
Tuttavia anche per gli anni successivi i dati biografici sono scarsi e non aggiungono molto alla conoscenza della sua personalità: il 17 apr. 1543 l'I. è ancora testimone a Venezia in un atto notarile, mentre il 4 giugno 1547 insieme con il collega Zuan Pietro Silvio stimava tre quadri dipinti da Francesco India, detto il Torbido, per la Scuola della Trinità (Ludwig). Infine, nel 1548 firmava e datava una Sacra Famiglia col Battista e s. Caterina, battuta a Londra (Christie's, 19 giugno 1931) e non più rintracciata.
L'attività dell'I. divenne oggetto di studio da parte della critica a cavallo del Novecento, dopo il rinvenimento di due quadri firmati "Petrus De Inganatis p(inxit)": la Madonna con i ss. Giovanni Battista, Maddalena, Nicola da Tolentino e una santa (già Berlino, Kaiser Friedrich Museum), distrutta nel 1945, e la Madonna con s. Giovanni Battista e una santa martire (Vercelli, Museo Borgogna). A queste opere si sono poi aggiunti un Ritratto di giovane barbuto (Venezia, collezione Coin) e una S. Caterina in un paesaggio (Portland, Art Museum), recanti anch'essi la firma del pittore.
A partire da questo gruppo di dipinti si è cercato di allargare il catalogo dell'artista (raccolto e illustrato in Caccialupi, 1978) e di ricostruirne per via ipotetica la formazione. I contributi critici di Borenius (1918), Gronau (1925, 1933) e Berenson (1932, 1957) hanno individuato i modelli dell'artista nella pittura tarda di Giovanni Bellini e in quella dei seguaci Vincenzo Catena e Francesco Bissolo, con l'ultimo dei quali Crowe e Cavalcaselle (1871) confusero l'identità dell'Ingannati. Un primo nucleo di opere è attribuibile all'I. per confronto con la S. Caterina di Portland, la cui figura si ripete pressoché inalterata - accompagnata dalla Vergine col Bambino - in almeno altre tre tavole note (Allentown, Pennsylvania, Art Museum; Saint-Soupplets, Seine et Marne, collezione privata; Madrid, Museo Thyssen Bornemisza, già Vienna, collezione Mietliche). Due di queste presentano nel paesaggio sullo sfondo un gruppo di edifici rustici ricalcato dal Concerto campestre di Tiziano o Giorgione (Parigi, Louvre), ponendo - accanto al problema relativo al prototipo della santa - la questione del rapporto con i due grandi maestri. Generalmente si riconosce all'I., all'interno di una produzione comunque limitata a quadri devozionali di formato medio-piccolo e a qualche ritratto, un'evoluzione formale che muove da composizioni di stampo belliniano in direzione giorgionesca attraverso l'ampliamento degli scenari paesistici. Da opere come quelle conservate a Vercelli e già a Berlino, in cui le figure sono tagliate poco sotto il busto e rilevate su un fondo neutro o contro un paesaggio appena accennato, si passerebbe a gruppi di santi a figura intera che risentono, nell'impostazione generale e nella definizione dei lineamenti femminili, delle creazioni di Jacopo Palma il Vecchio. Se ne hanno due validi esemplari, entrambi contrassegnati dal consueto complesso edilizio sullo sfondo, nella Madonna con i ss. Nicola, Elena, Caterina e Benedetto (Dresda, Gemäldegalerie) e nella Sacra Famiglia con i ss. Caterina, Barbara, Girolamo e Giovannino (già Londra, vendita Christie's 18 dic. 1931, proveniente dalla collezione Soranzo di Venezia).
La tavola firmata e datata 1548 ha, invece, permesso di attribuire all'I., in base alla somiglianza tra i rispettivi gruppi centrali della Vergine col Bambino, una Sacra Famiglia con s. Sebastiano (Ravenna, Pinacoteca dell'Accademia di belle arti), una Madonna col Bambino e i ss. Caterina, Luciae Pietro (Roma, Pinacoteca Capitolina) e una Madonna col Bambino, i ss. Elena, Girolamo, Giovannino e una santa martire (ubicazione ignota).
L'assenza di ulteriori informazioni fa ritenere che l'artista sia morto intorno al 1548, anno nel quale firmò la Sacra Famiglia.
Fonti e Bibl.: J.A. Crowe - G.B. Cavalcaselle, A history of painting in North Italy (1871), a cura di T. Borenius, I, London 1912, p. 298; G. Ludwig, Archivalische Beiträge zur Geschichte der venezianischen Malerei, in Jahrbuch der Königlich-Preussischen Sammlungen, XXVI (1905), Beiheft, pp. 102 s.; T. Borenius, P. degli I., in The Burlington Magazine, XXXII (1918), pp. 30-33; G. Gronau, in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XVIII, Leipzig 1925, pp. 591 s.; B. Berenson, Italian pictures of the Renaissance, Oxford 1932, pp. 269 s.; G. Gronau, L'ultimo pittore belliniano, in L'Arte, XXXVI (1933), pp. 415-431; B. Berenson, Italian pictures of the Renaissance. Venetian school, I, London 1957, pp. 91 s.; E. Favaro, L'arte dei pittori in Venezia e i suoi statuti, Firenze 1975, p. 141; P. Caccialupi, P. degli I., in Saggi e memorie di storia dell'arte, XI (1978), pp. 21-43 (con bibl.); P. Humfrey, Some additions to the Cima catalogue, in Arte veneta, LX (1986), pp. 154-156; F. Heinemann, Giovanni Bellini e i belliniani, III, Supplemento e ampliamenti, Hildesheim-Zürich-New York 1991, pp. 40-42; A. Tempestini, in The Dictionary of art, XV, London-New York 1996, pp. 831 s.; Id., La "Sacra Conversazione" nella pittura veneta dal 1500 al 1516, in La pittura nel Veneto. Il Cinquecento, a cura di M. Lucco, III, Milano 1999, pp. 946-948; G. Viroli, in Pinacoteca comunale di Ravenna. Museo d'arte della città. La collezione antica, a cura di N. Ceroni, Ravenna 2001, p. 75.