CORRER, Pietro
Nato a Venezia da Giovanni ed Elena Lando il 18 giugno 1707, percorse una brillante carriera nelle magistrature minori della Repubblica: capitano di Vicenza nel 1736, dal 31 marzo 1742 al 31 marzo 1750 regolarmente rieletto tra i savi alla Terraferma e alla Scrittura, il 14 genn. 1744 tra i tre provveditori sopra Danari, il 4 genn. 1748 tra i cinque savi alla Mercanzia, con l'incarico specifico di deputato alla provvision del denaro, il 22 nov. 1749 tra i tre provveditori alle Fortezze e il 28 genn. 1750 tra i due provveditori alle Beccarie. Particolare rilievo ebbe l'incarico triennale di commissario ai Confini verso l'Austria, affidatogli il 23 nov. 1748, che contribuì a migliorare i rapporti bilaterali con la potente monarchia asburgica e gli dischiuse la via all'importante ambasceria alla corte di Vienna dal marzo 1753 al giugno 1757 (la nomina è del 14 ag. 1751). Oltre a puntuali informazioni sullo sviluppo della situazione politica in Europa negli anni che precedono lo scoppio della guerra dei Sette anni, l'attività diplomatica del C. fu particolarmente centrata sulla risoluzione dei numerosi problemi che resero tormentate, anche se non ostili, le relazioni tra la Repubblica di Venezia e la monarchia asburgica, retta con mano ferma da Maria Teresa e dal suo influente ministro Kaunitz.
Incidenti di confine erano frequenti nel Cremasco, nel Bergamasco, sul lago di Garda, dove l'Austria cercava di ampliare la sua sfera di sovranità, in Friuli e in Tirolo, dove le popolazioni locali frapponevano continue difficoltà all'esecuzione degli accordi da lui stesso stipulati negli anni precedenti. La sua abilità di negoziatore raggiunse cospicui successi: concluse un trattato per la reciproca estradizione dei banditi nel Tirolo, nel Cadore, nel Friuli, appianò numerose controversie sorte nel territorio di Crema e di Bergamo e soprattutto riuscì a siglare, il 28 luglio 1753, il trattato che pose fine, dopo anni di aspre polemiche e di infruttuosi negoziati, alla vertenza per la regolazione e l'utilizzo delle acque del Tartaro. Nell'ambasceria alla corte di Vienna l'aveva preceduto Andrea Tron, imprenditore illuminato e promotore di una rinnovata espansione industriale e commerciale dello Stato veneziano; il C., che già a Venezia aveva mostrato vivo interesse per i problemi economici, ne proseguì le iniziative volte a fronteggiare le vigorose mire espansionistiche della monarchia austriaca, che attraverso il potenziamento del porto di Trieste e lo sviluppo del polo di Milano stringeva quasi in una morsa la Repubblica veneta. Energici e coronati da successo, furono i suoi sforzi per mantenere il passaggio per Verona della linea di comunicazione e di traffico per la Germania, soprattutto in occasione dell'ampliamento del servizio postale tra Milano e Vienna; fece opera di mediazione tra i doganieri di Milano e quelli di Brescia nelle frequenti liti per il consumo di sale nelle zone di confine, premette sui ministri austriaci per evitare lo scioglimento anticipato della compagnia dei fermieri di Milano in cui v'era una cospicua partecipazione di finanzieri veneti e infine cercò di bloccare il progetto del conte Chotek di dirottare il commercio del sale attraverso il Veneto istituendo una linea diretta di traffico da Tripoli-Barletta-Trieste-Po fino a Milano.
Negli ultimi mesi della sua missione il C. intensificò i contatti con Maria Teresa per concludere un regolare trattato di commercio tra i due Stati secondo un'indicazione operativa già tracciata dal Tron. "Pesantissima", "difficile", "spinosa", così definiva in più occasioni la sua missione in Austria: ormai molto apprezzato nei circoli più influenti della classe dirigente veneziana, il C. ambiva apertamente ad una sede di pari prestigio ma di maggiore redditività economica come era quella di Costantinopoli. Invece gli sviluppi della grave vertenza apertasi tra la S. Sede e Venezia per il decreto del 7 sett. 1754, con cui la Repubblica limitava drasticamente le "libertà" ecclesiastiche sottoponendo a rigidi controlli il licenziamento dei brevi e in generale tutta la corrispondenza con Roma, indussero il Senato a trasferirlo alla corte di Roma nella speranza che la sua abilità trovasse la via giusta per risolvere una situazione ormai deteriorata anche per le crescenti pressioni delle altre potenze cattoliche.
Partito da Vienna nel giugno del 1757, raggiunse Roma nell'ottobre dello stesso anno senza neppure passare per Venezia per le consuete istruzioni; egli conosceva perfettamente i termini della questione avendo già dispiegato a Vienna la sua influenza per indurre il Kaunitz ad appoggiare la Repubblica contro il papa ed era anche bene informato dai familiari che il suo predecessore Pietro Andrea Cappello era stato bruscamente richiamato per la sua presunta connivenza con la Curia.
A parte le consuete informazioni politiche ed economiche, l'opera del C. fu rivolta quasi esclusivamente al superamento della controversia con la corte romana: dopo lunghe e snervanti trattative col papa Benedetto XIV il 18 marzo 1758 Venezia accettò la condizione preliminare posta dalla S. Sede di sospendere per quattro mesi la validità del decreto e si dispose ad una soluzione di compromesso. Il 3 maggio 1758 Benedetto XIV morì e toccò al C. condurre i "maneggi" per il conclave che si concluse il 6 luglio con l'insperata elezione di Clemente XIII, il veneziano Carlo Rezzonico già vescovo di Padova. La Repubblica accolse con entusiasmo l'eccezionale evento, inviò a Roma otto ambasciatori tra cui lo stesso C. e per tre sere consecutive indisse nella sede diplomatica da poco restaurata splendide feste con imponenti illuminazioni e ricevimenti. Il nuovo papa, desideroso di chiudere rapidamente la vertenza con la sua ex patria, chiese come "grazia" al Senato la revoca del decreto del 7 sett. 1754 e così il 19 ag. 1758 il C. poté comunicargli l'avvenuto ritiro del provvedimento. I buoni rapporti tra Venezia e la S. Sede conseguenti all'elezione di Clemente XIII consentirono al C. altri successi diplomatici, tra cui la firma di una convenzione tra i due Stati per l'arresto e l'estradizione di banditi e malviventi (6 marzo 1759).
Come premio della sua fortunata azione presso la S. Sede giunse il 20 maggio 1759 la sospirata nomina a bailo a Costantinopoli; partì da Roma nel settembre 1760, rientrò temporaneamente a Venezia e nella primavera successiva raggiunse via mare la nuova sede, conducendo seco, secondo una vecchia consuetudine, il celebre scienziato Ruggero Boscovich (il primo dispaccio da Pera è del 4 maggio 1761).
I rapporti tra le due potenze per secoli nemiche erano ormai pacifici da molti anni e la progrediente decadenza economica e militare favoriva il mantenimento della pace e facilitava il compito del bailo, per lo più impegnato in affari di ordinaria amministrazione. Oltre alle consuete informazioni sulla vita del serraglio, le rivolte nelle province e gli incendi di Pera, il C. si occupò di processi di mercanti veneziani, fughe di disertori, funzionamento delle poste, disbrigo di pratiche alla Porta e della possibilità di negoziare una pace coi cantoni barbareschi che continuavano la loro guerra di corsa a danno della flotta veneziana. Al centro dell'attenzione del bailo erano come sempre le questioni commerciali: il C. riuscì ad indurre il nuovo visir a mantenere inalterate le tariffe daziarie, seguì personalmente lo sviluppo della neonata compagnia delle lastre di vetro, che dopo un promettente avvio rischiava il collasso per la concorrenza sleale e gli eccessivi invii di vetro di modesta qualità, e infine condusse una vera e propria inchiesta sulle cause della decadenza del commercio veneziano in Turchia, utilizzando anche l'abbondante documentazione raccolta dai suoi predecessori.
Partì da Costantinopoli nel marzo del 1765 ed il 5 luglio era a Venezia. Morì 2 Venezia il 4 sett. 1768.
Fonti e Bibl.: Arch. Segr. Vaticano, Nunziatura di Venezia, 218, ff. 309. 334; 322, ff. 221, 472, 490, 4,99; Arch. di Stato di Venezia, Esposizioni Roma, reg. 51, coll. III-R; Ibid., Miscell. manoscritti, busta 147, n. 7; Ibid., Senato, Dispacci ambasciatori, Germania, filze 259-264; Ibid., Roma, filze 278-281; Ibid., Costantinopoli, filze 208-211; Ibid., Expulsis papalistis, filze 3741, 77, 79; Ibid., Segretario alle voci, Elezioni del Senato, regg. 23 e 24; Venezia, Bibl. naz. Marciana, Mss. It., cl. VII, 926 (= 8594): M. Barbaro, Genealogie delle famiglie patrizie venete, II, ff.33-34; B. Cecchetti, Feste nel palazzo dell'ambasciatore per la Repubblica veneta a Roma per la elezione a pontefice del cardinal Carlo Rezzonico, in Archivio veneto, XXXII(1886), pp. 178-182; A. M. Bettanini, Benedetto XIV e la Repubblica di Venezia, Milano 1931, pp. 178 s., 181, 188 s., 190 s., 193, 199, 204, 207 ss., 212, 214 ss., 219 s., 223; L. von Pastor, Storia dei papi, XVI, 1, Roma 1933, pp. 467-476; P. Litta, Le famiglie cel. italiane, sub voce Correr, tav. IV.