CALÒ, Pietro
Nacque nella seconda metà del XIII secolo, probabilmente originario di Chioggia, come si rileva dal predicato "de Clugio", che nelle fonti accompagna sempre il suo nome.
Il cognome Calò appare nel colophon del manoscritto veneziano del suo Leggendario, ed è attestato anche da Antonino da Firenze sia pure sotto la forma alterata di "Scalo".
Entrato, non sappiamo in che anno, nell'Ordine domenicano, dagli atti del capitolo provinciale della Lombardia inferiore tenutosi a Vicenza nel 1307, risulta che in questo anno il C. faceva capo al convento di Treviso e veniva assegnato come lettore al convento di Ferrara. Non siamo bene informati sulle vicende della sua vita; sappiamo tuttavia che visse certamente sin dopo l'anno 1330, come si rileva da una sua nota che è contenuta nel Leggendario. Ed infatti menzioni di fra' Pietro de Clugia si trovano inoltre negli archivi del convento dei frati predicatori di Padova per il 1340. Nel 1342, fu, sembra, a Cipro, dove, secondo quanto scrive egli stesso nella vita di s. Ilarione contenuta nel suo Leggendario, il C. poté vedere il corpo del santo per interessamento del re di Cipro. Il Bellemo, senza meglio specificare, scrive di aver letto in un'opera di Gian Agostino Gradenigo che il C. fu il primo priore del convento di S. Agostino di Padova. Nel necrologio del convento di S. Domenico di Cividale la morte del C. è registrata sotto la data 11 dic. 1348.
Agiografo di un certo rilievo, la sua memoria rimane affidata alla sua opera maggiore, un Leggendario in gran parte tuttora inedito, diviso in due sezioni. La prima contiene le lezioni per le feste "de tempore" (ne dà uno spoglio Berardelli, Codicum qui manuscripti in Bibliotheca SS. Ioannis et Pauli Venetiarum apud PP. Praedicatores asservantur catalogus, in Nuova raccolta d'opuscoli scientifici e filologici, XXXIX, Venetiis 1784, sect. V, parte I, pp. 86-89), mentre la seconda raccoglie vite di santi. Il numero originale di queste biografie non è senza incertezze: 856 sono certamente dell'autore, altre sette (857-863), conservate nel solo codice veneziano, che le riporta dopo un "explicit", si ritengono aggiunte in un secondo tempo dallo stesso Calò. Nella sua opera di agiografo il C. certamente attinse alle precedenti raccolte di Vincenzo di Beauvais, di Giacomo da Varagine, di Bartolomeo da Trento, e a fonti storiche come il Mitrale del vescovo di Cremona Sicardo e le cronache di Martino da Troppau; tuttavia si adoperò anche in un paziente lavoro di ricerca presso biblioteche di monasteri e chiese per aggiungere nuove notizie storiche alle biografie di santi già noti o per attingere elementi relativi alla vita di santi non compresi nelle precedenti raccolte agiografiche. Nelle sue Legendae si può cogliere anche un tentativo critico nella scelta dei dati offerti dalle fonti a sua disposizione. I principali manoscritti che ci riportano queste leggende sono - secondo le indicazioni del Poncelet - tre: il vaticano Barb. lat.713-714, il marciano IX. 15-IX. 20 e il cod. XVI G 23 della Biblioteca della cattedrale di York. Il ms. vaticano, che si compone di due volumi fu terminato prima del 1340, anno della morte del card. Matteo Orsini, al quale, come risulta dal suo testamento, apparteneva; e passò in seguito alla Biblioteca di S. Maria sopra Minerva di Roma. Il manoscritto marciano si compone di sei volumi (IX. 15-IX. 20), che riportano interamente il Leggendario, anche se con qualche scorrettezza. Il ms. di York del secolo XV, pur essendo incompleto, riporta, a differenza di quello vaticano, le ultime sette biografie. Il manoscritto della Biblioteca di S. Domenico di Bologna, di cui dava notizia Leandro Alberti nel sec. XVI, risultava già smarrito nel sec. XVII e fu invano cercato dal Quetif e dall'Echard. A questi manoscritti debbono ora aggiungersi - secondo la segnalazione del Kaeppeli - i 4 volumi di Legendae sanctorum del C. segnati nell'inventario del 1494 della Biblioteca di S. Eustorgio di Milano.
Manca per l'opera del C. un'edizione critica integrale, così come manca uno studio recente e approfondito che permetta di farci un'idea dei criteri seguiti dal C. nel suo lavoro. Sono stati pubblicati, tuttavia, sparsi nelle opere più diverse, alcuni dei suoi scritti: la vita di s. Marco in Acta Sanctorum… Apr., III(1675), pp. 356-357; gli atti di s. Magno, martire in Cappadocia, in Acta Sanctorum… Aug., III(1787), pp. 718-719; la inventio dei ss. Ermagora e Fortunato in Acta Sanctorum… Iul., I(1719), pp. 255-257, e, a cura di G. Monticolo, in Nuovo Arch. veneto, III(1892), pp. 132-139; la translatio di s. Barbara in F. Corner, Ecclesiae Venetae antiquis monumentis illustratae et in decades distributae libri, II, Venetiis 1749, pp. 180-181; la vita di S. Tommaso, a cura di D. Prümmer, in Fontes vitae s. Thomae Aquinatis, notis historicis et criticis illustrati, I, Tolosae 1911, pp. 17-55; la vita di s. Gerardo, a cura di F. Banfi, in Ianus Pannonius, I(1947), pp. 224-228.
Il Rovetta gli attribuisce (Bibl. Prov. Lombardiae O. P., Cent.II, Bononiae 1691, p. 41) un Tractatus de divinis mysteriis, quae in Dominica Coena ab Ecclesia catholica representari solent, senza peraltro indicare da quale fonte tragga tale indicazione. Nella Biblioteca del convento domenicano di S. Giacomo di Forlì figurano delle Tabulae super speculum historiale per alphabetum e delle Tabulae super vitas patrum (Kaeppeli, p. 20).
Il C. non va confuso con un Pietro Calò di Barletta, che compose un poema in ottava rima in 3 canti in lode della donna padovana, L'ultimo triumpho, dedicato alla duchessa di Adria Isabella Spinella ed edito a Milano nel 1548.
Fonti e Bibl.: Andreae Danduli… Chronica per extensum descripta…, in Rer. Italic. Script., 2 ed., XII, 1, a cura di E. Pastorello, ad Indicem;A. D'Amato, Atti del Capitolo provinciale della Lombardia inferiore del 1307, in Arch. fratrum praedic., XIII(1943), p. 145; Biblioteca Apostolica Vaticana, cod. Vat. lat.9263: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, cc. 233r-234v; L. Alberti, De viris illustribus Ordinis Praedicatorum, Bononiae 1517, f. 153v; J. Quetif-J. Echard, Scriptores Ordinis Praedicatorum, I, Lutetiae Parisiorum 1719, p. 511; V. Bellemo, L'insegnamento e la cultura in Chioggia fino al secolo XV, in Arch. veneto, XXXVI(1888), pp. 44-47; G. Monticolo, L'apparitio Sancti Marci e i suoi manoscritti, in Nuovo Arch. veneto, IX(1895), pp. 114-123; A. Poncelet, Le Légendier de Pierre Calo, in Anal. Boll., XXIX(1910), pp. 30-116; P. Mandonnet, Pierre Calo et la lègende de St. Thomas, in Rev. Thomiste, XX(1912), pp. 508-516; D. Prümmer, Quelques observations à propos de la légende de St. Thomas par Pierre Calo, ibid., pp.517-523; L. Lazzarini, Paolo de Bernardo e i primordi dell'umanesimo in Venezia, Genève 1930, pp. 5, 8; G. Meersseman, La Bibliothèque de la Minerve au XV siècle, in Mélanges A. Pelzer, Louvain 1947, p. 618; T. Kaeppeli, La Bibliothèque de Saint-Eustorge à Milan, in Arch. Frat. Praed., XXV(1955), pp. 23-241, Id., Antiche biblioteche domenicane in Italia, ibid., XXXVI (1966), pp. 20, 61; S. L. Forte, Il card. Matteo Orsini O. P. e il suo testamento, ibid., XXXVII (1967), p. 206; Enc. Catt., III, col. 398; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclès., XI, col.454.