BONINI, Pietro
Nato a Palmanova (Udine) il 14 maggio 1844 da Angelo, ingegnere del genio civile, e da Angela Ferazzi, si laureò a Padova in giurisprudenza nel 1866, maturando in quell'università le sue convinzioni politiche mazziniane. Arruolatosi, allo scoppio della guerra del 1866, nel 6º reggimento dei volontari garibaldini, partecipò alla campagna del Trentino, combattendo a Condino. Convinto che un'azione rivoluzionaria avrebbe avuto maggiore efficacia delle trattative fra i governi, rispose quindi nel 1867 all'appello di Garibaldi per la liberazione di Roma, partecipando con la colonna Acerbi ai combattimenti che si svolsero intorno a Viterbo.
Tornato nel Friuli, preferì all'esercizio dell'avvocatura la cattedra di lettere italiane presso l'istituto tecnico di Udine (1870), seguendo la sua vera vocazione. Al problema educativo dedicò anche l'opuscolo Alcune idee sull'educazione, pubblicato a Udine nel 1871.
Il B. prese parte alla vita pubblica di Udine, dove fu eletto più volte consigliere comunale. La sua figura riveste, però, un particolare interesse nell'ambito della poesia friulana e degli studi sulla letteratura locale: egli ebbe l'intendimento preciso di dimostrare la disponibilità del linguaggio materno non solo alla musa facile e paesana, che costituiva il diletto e il limite dei verseggiatori friulani suoi contemporanei, ma anche a espressioni di autentica poesia. Avvalendosi di una larga base classica e di un raffinato gusto, scrisse versi dove il fondo sentimentale è moderato e temperato da una vigile presenza critica (Versi friulani e cenni su Ermes di Colloredo,Pietro Zorutti e Caterina Percoto, Udine 1898; Nuovi versi friulani, ibid. 1900).
Per dimostrare la validità del suo assunto tradusse in friulano anche canti danteschi, poesie del Leopardi, del Carducci e di altri autori, incontrando dissensi e sostenendo polemiche con quei critici che rilevavano l'inanità del suo tentativo, chiusi nel pregiudizio delle limitate possibilità espressive del dialetto. Che i risultati raggiunti dal B. siano solo parzialmente validi è indiscutibile, ma non per questo va diminuita l'importanza della sua opera che anticipa le posizioni dei più rerenti cultori di poesia friulana.Il B. fu il primo a intravvedere uno svolgimento organico della letteratura friulana, che delinea nel breve saggio La letteratura dialettale in Friuli, in Illustrazione del Comune di Udine, Udine 1886, pp. 152-179; per quest'opera di sistemazione storica poté valersi degli studi di G. I. Ascoli e di V. Ioppi, i quali diedero alla luce in quel periodo alcuni testi, rimasti fino ad allora inediti. I suoi giudizi critici sugli scrittori friulani rivelano, comunque, curiose parzialità, imputabili al gusto del tempo e dell'ambiente in cui visse. Il B. morì a Udine il 22 febbr. 1905.
Altre opere notevoli: Manzoni e la questione della lingua in Italia, Udine 1871; Del teatro friulano, in Atti dell'Acc. di Udine, s. 2, III (1872-75), pp. 101-112; La letteratura della rivoluzione, Udine 1889.
Bibl.: Zaneto [G. Del Puppo], Alla memoria di P. B., in Pagine friulane, XVII (1905), I, pp. 1-4; E. Girardini, P.B. Commemorazione, in Atti dell'Acc. di Udine, s. 3, XIII (1905-06), pp. 3-19; B. Chiurlo, La lett. ladina del Friuli, Udine 1922, pp. 53-56; Id., Antol. della lett. friulana, Udine 1927, pp. 357-360; C. Bortolotti, P. B., in Boll. della Soc. filol. friul. "G. I. Ascoli", XIV (1938), pp. 313-316; G. D'Aronco, Nuova antol. della lett. friulana, Udine 1960, pp. 333-338; Enc. Ital., VII, 12, 427.