BARBARIGO, Pietro
Nato da Agostino il 10 genn. 1569, percorse ancora giovane una brillante carriera politica. Nel 1594, appena compiuta l'età necessaria per aspirare alle magistrature della Repubblica, fu eletto provveditore alle Pompe, nel 1595 provveditore alla Sanità e nello stesso anno provveditore di Comun.
Nel 1598 il B. entrò nella giunta dei Senato, divenendone ordinario l'anno successivo e ricoprendo anche l'ufficio di conservatore alle Leggi; nel 1600 fu eletto sopra gli Atti dei sopragastaldi, nel 1602 fu per la prima volta del Consiglio dei Dieci e nel 1606 consigliere ducale per il sestiere di Dorsoduro. In questi anni coprì anche numerosi altri uffici: provveditore sopra i Monasteri, esecutore alla Bestemmia, provveditore sopra gli Ori e Monete (nel 1601 e 1603), provveditore all'Artiglieria e sopraprovveditore alla Giustizia vecchia (1604), depositario in Zecca e presidente sopra l'esazione del pubblica denaro (1605), provveditore in Zecca e alle Entrate pubbliche (1607).
Per quattro anni, inoltre, il B. sostenne alte magistrature in Terraferma: fu provveditore generale a Palma dal 1608 al 1610 e da quest'anno fino al 1612 Podestà di Brescia. Ritornato a Venezia, fu eletto nuovamente consigliere ducale nel 1613, e nel 1614 divenne savio alle Acque e provveditore sopra il Denaro pubblico.
Alla fine del 1615, allorché, a causa della protezione che l'arciduca accordava agli Uscocchi, la tensione tra Venezia e Ferdinando d'Austria si inasprì sino a provocare al confine orientale della Repubblica una vera e propria guerra, sia pure in tono minore e senza formale dichiarazione delle ostilità, il B. fu nominato provveditore generale in Terraferma, assumendo così il comando delle operazioni militari nella zona. Per quasi tutto il 1616 - il conflitto ormai era apertamente dichiarato - il B. guidò le sue scarse e disorganizzate forze, impegnate principalmente nel vano ed estenuante assedio di Gradisca, in una sterile serie di colpi di mano e di scontri locali. Tra il patriziato veneziano l'andamento delle operazioni diffuse un vivo malcontento, che investì innanzi tutto il Barbarigo. Questi divenne il capro espiatorio di una situazione di cui non poteva equamente essere ritenuto principale responsabile, giacché essa dipendeva essenzialmente dall'impreparazione e inefficienza militare della Repubblica: tra la fine di ottobre ed il principio di novembre del 1616 Antonio Priuli, procuratore di S. Marco e futuro doge, assunse con la carica di provveditore generale delle Armi il comando supremo, affiancato da due provveditori in campo, Giovanni Battista Foscarini e Francesco Erizzo. In seguito a questo provvedimento, che di fatto lo esautorava, il B. chiese ed ottenne, a tutela della propria dignità, di venire esonerato e di poter ritornare a Venezia. Qui, appena rientrato, un po, a riconoscimento dei suoi meriti, un po, in riparazione del torto fattogli, fu eletto il 22 nov. 1616 procuratore di S. Marco alla Procuratia d'ultra.
La sostituzione del B. non giovò molto all'andamento della guerra: le operazioni si trascinarono fiaccamente per un altro anno, e verso la fine del 1617, quando già si delineava la pace, il B. fu nominato provveditore generale in Terraferma e Istria. Aveva da poco assunto tale incarico, quando nel marzo del 1618 fu eletto capitano generale da Mar, in sostituzione del Venier. La scelta del B. per questo importante ufficio, in una situazione politica e militare estremamente delicata per la Repubblica - da poco era stata scoperta la "congiura" del Bedmar - prova che egli aveva riacquistato pienamente la fiducia dell'oligarchia senatoria. Non soltanto, infatti, gli era affidato il compito di fronteggiare l'attività della squadra inviata nell'Adriatico, a sostegno delle truppe dell'arciduca, dal viceré di Napoli, duca d'Ossuna, ma gli era anche attribuita la ben più pesante responsabilità di difendere la Repubblica contro ur. intervento dell'intera armata navale spagnola, che dopo la scoperta della congiura sembrava incombente. Assunto il comando il 2 maggio 16 18, il B. dimostrò di poter corrispondere a tale fiducia, sebbene non avesse alcuna esperienza della guerra navale, imprimendo subito alle operazioni un ritmo più attivo e bellicoso. Il 28 maggio si presentò con una forte squadra di fronte al porto di Brindisi, dove era concentrata la flotta spagnola comandata dal Ribera, che alzò la bandiera di combattimento, ma non osò uscire in mare per accettare battaglia. Lasciate perciò le acque di Brindisi, il B. incrociò per breve tempo all'ingresso dell'Adriatico, catturando quattro navi e tre brigantini di corsari turchi, mentre il Ribera riteneva opportuno abbandonare l'Adriatico. Il B. poté allora compiere una crociera dimostrativa lungo le coste orientali del Regno di Napoli e dello Stato pontificio, rientrando alla base il 23 giugno. Raggiunto il 15 luglio dalla squadra olandese, che secondo i patti doveva unirsi a quella veneta, il B. tornò ad incrociare lungo le coste della Puglia, impedendo alla flotta spagnola del Ribera, che era stata anche danneggiata da una tempesta, di rientrare nell'Adriatico. La morte lo colse a Corfù, dopo breve malattia, la sera del 29 nov. 1618.
Il duca d'Ossuna accolse con dimostrazioni di gioia la notizia della morte di questo capitano improvvisato, che con prudenza ed energia era riuscito ad interdire alla flotta spagnola l'Adriatico, scompaginando i piani dell'ambizioso viceré. La fine prematura aveva stroncato una personalità di grande rilievo, destinata forse ai supremi fastigi della Repubblica, dato che il B., nonostante l'età relativamente giovane, era già stato candidato al dogato nelle elezioni del 1615 e del 1618.
Fonti e Bibl.: Due relazioni dei B. si conservano nell'Arch. di Stato di Venezia, Collegio, V (Secreta), Relazioni, busta 44 (al ritorno da provveditore generale a Palma, del 1610) e busta 37 (da podestà di Brescia, presentata il 26 genn. 1612); Venezia, Civico Museo Correr, cod. Cicogna 3781, G. Priuli, Pretiosi frutti del Maggior Consiglio, I, pp. 29-31; S. Quaranta, Complimento con l'illustrissimo P. B. nel suo partirsi dalla podestaria di Brescia, Brescia 1612; Idilio all'illustr. podestà di Brescia P. B. per una stella apparsa di mezzogiorno, Brescia 1612; F. Moisesso, Historia dell'ultima guerra nel Friuli, Venezia 1623, pp. 49, 53-114, 121; B. Nani, Historia della Repubblica Veneta,Venezia 1720, 1, pp. 82, 90, 105, 157, 161, 202; A. Battistella, Una campagna navale veneto-spagnuola in Adriatico poco conosciuta, in Arch. veneto tridentino, III (1923), pp. 39, 43-55; Id., Un diario navale veneziano sulla campagna veneto-spagnola del 1617-18, in Arch. veneto, LVIII (1928), pp. 142-162; M Nani-Mocenigo, Storia della marina veneziana di Lepanto alla caduta della Repubblica, Roma 1935, pp. 114-116, 121; R. Quazza, Preponderanza spagnuola, Milano 1950, pp. 423, 426; G. Cozzi, Il doge Nicolò Contarini, Venezia-Roma, 1958, p. 166.