Clémenti, Pierre
Attore e regista cinematografico francese, nato a Parigi il 28 settembre 1942 e morto ivi il 28 dicembre 1999. La sua figura esile, il bel volto dai lineamenti irregolari e lo sguardo diabolico, che il regista Luis Buñuel seppe esaltare in personaggi come il gangster di Belle de jour (1967; Bella di giorno) e l'angelo della morte di La Voie lactée (1969; La Via lattea), lo portarono in pochi anni a diventare uno degli attori più richiesti dal cinema d'autore più rigoroso. Nelle opere di Pier Paolo Pasolini, Glauber Rocha, Bernardo Bertolucci e Miklós Jancsó, fino, in tempi più recenti, ai film di João César Monteiro, C. ha rappresentato l'aspetto torbido e selvaggio della rivolta giovanile del Sessantotto. La sua vita tormentata da traversie giudiziarie e la morte prematura hanno contribuito ad alimentare la leggenda di una stretta coincidenza tra il personaggio 'maledetto', da lui in genere interpretato, e la realtà.
Figlio di padre mai conosciuto e di madre corsa di cui portava il cognome, dopo qualche mestiere di fortuna C., poco più che adolescente, studiò recitazione alla scuola del Théâtre du Vieux Colombier e al Centro della Rue Blanche. Al cinema, dopo alcuni ruoli marginali in film diretti da Yves Allégret e Michel Deville, si dedicò a tempo pieno a partire dai vent'anni, quando Luchino Visconti lo scelse per interpretare Francesco Paolo, figlio maggiore del principe di Salina (Burt Lancaster) in Il Gattopardo (1963). Dopo un'esperienza da protagonista in Portogallo nel 1965 (As ilhas encantadas, di Carlos Vilardebó, da un romanzo di H. Melville), e qualche ruolo di secondo piano in Francia e in Italia, fu scelto da Buñuel, che colse il carattere ambiguo e feroce dei tratti quasi femminei del suo volto e lo utilizzò con grande efficacia accanto a Catherine Deneuve nel ruolo dell'amante sadico di Belle de jour, e per una breve ma fondamentale apparizione in La Voie lactée. Il 1968 fu l'anno nodale nel percorso di C., che si affermò in Francia e in Italia come protagonista, diventando il riflesso cinematografico dello spirito della contestazione giovanile grazie a due ruoli, per quanto diversi, affini: in Partner (1968) di Bernardo Bertolucci, tratto dal racconto Il sosia di F.M. Dostoevskij, è il giovane e quieto insegnante di teatro Jacob, tormentato da un sosia sovversivo, violento e omicida, mentre in Benjamin ou les mémoires d'un puceau (1968; Benjamin, ovvero le avventure di un adolescente) di Deville, dà vita a un diciassettenne, vizioso 'giovin signore' del Settecento francese che scopre il potere liberatorio della sessualità. Poco tempo dopo, sarebbe stato Pasolini ad affidargli un ruolo di grande suggestione, colmo di misticismo, disperazione e crudeltà: quello del giovane cannibale protagonista nell'episodio medievale del feroce, satirico e farsesco Porcile (1969). Un altro regista a lui congeniale fu Philippe Garrel, del quale C. è l'alter ego in due film di grande valore estetico e ideologico: l'intenso Le lit de la vierge (1968), che C. preferì all'offerta di Federico Fellini per Fellini Satyricon (1969), e La cicatrice intérieure (1971). Fu poi al fianco di Rocha, animatore della nuova ondata brasiliana, che lo trasformò nel pastore rivoluzionario, capopopolo della rivolta di Cabezas cortadas (1970), e di nuovo con Bertolucci in Il conformista (1970), dove interpretò il bell'autista omosessuale che involontariamente mette in crisi il protagonista del film. Altro ruolo torbido e inquietante sostenuto all'epoca da C. è quello del terrorista di destra, 'lo Sconosciuto', in La pacifista (1970), girato in Italia dall'ungherese Jancsó. Sempre in quell'anno fu il protagonista di I cannibali, diretto da Liliana Cavani, in cui disegnò la figura complessa del giovane rivoluzionario. Dopo aver interpretato la parte comica del poeta futurista in Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa (1970) di Marcello Fondato, C. fu arrestato in Italia per possesso di stupefacenti e passò diciassette mesi in carcere prima di essere assolto per insufficienza di prove. Pur se il mondo del cinema si mobilitò a suo favore, l'episodio segnò profondamente la sua vita, come raccontato dallo stesso C. nell'autobiografia Quelques messages personnels, 1973 (trad. it. 1973). Nel 1974, dopo aver recitato accanto a Max von Sydow nel ruolo del musicista in Steppenwolf (Il lupo della steppa), produzione svizzera che Fred Haines ricavò dal libro di H. Hesse, interpretò due ruoli brillanti di un certo rilievo, in L'ironie du sort (L'ironia della sorte) di Édouard Molinaro, e in Sweet movie dello iugoslavo Dušan Makavejev, nella parte dell'ultimo marinaio del Potëmkin. Negli anni seguenti C. partecipò a diverse produzioni europee di scarso respiro, ed esordì come regista di film dal registro marcatamente sperimentale: Visa de censure (1976) e New old (1979). Dopo l'interpretazione di Le pont du Nord (1980) di Jacques Rivette, ebbe ruoli di contorno in Quartet (1981) di James Ivory, e Canicule (1983; Canicola) di Yves Boisset, partecipando sempre più frequentemente a solide produzioni televisive francesi, spesso drammi storici in costume: nel 1989 fu Marat in Manon Roland, film televisivo di Molinaro. All'atipica esperienza registica si ascrive il film da lui scritto, prodotto e diretto nel 1986, À l'ombre de la canaille bleue. Negli anni Novanta C. ritrovò parte del suo carisma rivoluzionario accanto all'attore e regista portoghese Monteiro, nel bellissimo e mai uscito in Italia Le bassin de John Wayne (1997). La sua ultima interpretazione sul grande schermo è stata nella parabola hippy del film Hideous kinky (1998; Ideus kinky ‒ Un treno per Marrakesh) di Gillies MacKinnon.