Chenal, Pierre
Nome d'arte di Pierre Cohen, regista cinematografico francese, di famiglia ebrea, nato a Bruxelles il 5 dicembre 1904 e morto a Parigi il 23 dicembre 1990. L'abilità nel costruire sospensioni misteriose ed enigmatiche atmosfere, il solido mestiere nel dirigere gli attori, la predilezione per gli intrighi noir, la tendenza a uno stile a tinte fosche e agli eccessi melodrammatici caratterizzarono la sua carriera cosmopolita segnata anche da notevoli successi, soprattutto nella seconda metà degli anni Trenta, con film dalla sicura resa spettacolare e dall'efficace tessitura, anche se non sempre idee e intuizioni trovarono il giusto sviluppo in tutto il loro potenziale espressivo e narrativo.
Dapprima giornalista, realizzò alcuni documentari, fra i quali Paris-Cinéma (1927), in collaborazione con Jean Mitry, e nel 1932 diresse il suo primo lungometraggio, la commedia Le martyre de l'obèse, su una giovane moglie che, trascurata dal marito, lo fa ingelosire fingendo una relazione con un uomo obeso. L'anno seguente girò La rue sans nom, da un romanzo di M. Aymé, film che secondo C. Vincent fu la "sua opera più bella, che si svolgeva in un ambiente povero, brulicante di vizi, e avvicinava il regista alla scuola di Junghans e dei realisti tedeschi della vita proletaria" (Histoire de l'art cinématographique, 1949; trad. it. 1988, p. 92). C. si cimentò volentieri con lavori tratti da opere illustri della storia della letteratura: nel 1935 realizzò Crime et châtiment (Delitto e castigo), tratto dall'omonimo romanzo di F.M. Dostoevskij, con Pierre Blanchar nel ruolo di Raskolnikov, in cui è già evidente la predisposizione per le atmosfere cupe e gli intrighi passionali, caratteristiche poi salienti di tutto il suo cinema. Da J. London C. realizzò Les mutinés de l'Elseneur (1936; L'ammutinamento dell'Elsinore), e nuovamente Pierre Blanchar fu il protagonista di L'homme de nulle part (1936; Il fu Mattia Pascal), da un copione che lo stesso L. Pirandello aveva adattato e ridotto sino a pochi giorni prima della morte. Scritto da Marcel Achard, L'alibi (1937) si risolse, invece, in un incisivo gioco d'attori in cui Eric von Stroheim, nel ruolo di un ambiguo personaggio dotato di poteri telepatici, viene messo in scacco da un commissario interpretato da Louis Jouvet. Sempre al 1937 risale il successo di L'affaire Lafarge (L'avvelenatrice), da un testo teatrale di E. Fornairon, ispirato a un fatto di cronaca, del tutto congeniale al gusto del patetico e del mistero del regista. Nel 1938 realizzò invece La maison du maltais (La casa del maltese), da un romanzo di J. Vignaud, in cui risultano predominanti le atmosfere morbose da lui predilette. Nel 1939 C. diresse Le dernier tournant, la prima e meno famosa versione cinematografica del romanzo di J.M. Cain, The postman always rings twice, un classico del genere giallo, venato di torbido melodramma. Il film, interpretato da Fernand Gravey, Corinne Luchaire e Michel Simon, in uno stile da 'realismo nero', intriso di cronaca asciutta ed enigmatiche motivazioni, in qualche modo sembra preannunciare i tragici eventi che la Francia di lì a poco avrebbe sofferto. Fu proprio la Seconda guerra mondiale che interruppe la sua promettente carriera: C. si rifugiò infatti in Argentina, dove continuò la sua attività dal 1942 al 1945 senza tuttavia raggiungere apprezzabili risultati. Rientrato in patria alla fine del conflitto, C. diresse ancora Eric von Stroheim in La foire aux chimères (1946; Illusioni), melodramma dalle atmosfere gotiche e sinistre in cui la mano del regista e la prova d'attore riuscirono ad amalgamarsi in un effetto barocco fascinoso e delirante. Ancora bizzarro, ma nel senso del grottesco, fu il successivo Clochemerle (1948), in cui l'insolito protagonista è un vespasiano ritratto in tutta la sua cruda efficacia. Inaspettatamente C. tornò in Argentina per realizzare il suo miglior film, Sangre negra (1949; Paura), pregevole adattamento dal romanzo dello scrittore Richard Wright, che vi interpreta anche il ruolo del protagonista, in cui un nero per errore uccide la padrona bianca e finisce vittima di un linciaggio. Dopo una breve permanenza in Cile, C. tornò nuovamente in patria per dirigere la prima coproduzione franco-argentina, ovvero Section des disparus (1956; Polizia sezione scomparsi), dal romanzo di D. Goodis, scrittore di spicco del genere mistery pulp. L'anno successivo realizzò uno degli esempi più rilevanti del noir alla francese, Rafles sur la ville (1958; Raffiche sulla città), interpretato da Charles Vanel, ritratto senza indulgenze del mondo della malavita al cui torbido fascino non sanno resistere nemmeno coloro che dovrebbero rappresentare la legge.
A partire dagli anni Sessanta i film di C. furono prevalentemente 'di maniera', fatta eccezione per L'assassin connait la musique (1963; L'assassino conosce la musica), una commedia nera in cui si narra di un compositore che, per poter scrivere in pace la propria musica, uccide tutti coloro che gli capitano attorno. Risale al 1970 il suo ultimo film, Les libertines (L'intreccio), firmato però con lo pseudonimo di Dave Young.
P. Billard, L'âge classique du cinéma français, Manchecourt 1995, passim.