RENOIR, Pierre-Auguste
Pittore, incisore e scultore, nato a Limoges il 25 febbraio 1841, morto il 3 dicembre 1919 a Cagnes (Alpes Maritimes). Entrò nello studio del Gleyre, dove i suoi compagni Bazille, Monet e Sisley manifestavano già velleità impressioniste, e frequentò nella foresta di Fontainebleau il vecchio Diaz. Partecipò per la prima volta al Salon esponendo l'Esméralda (1864). Le sue prime opere: Diane chasseresse (Salon del 1867), la Baigneuse au griffon (1870), modellate per mezzo di ombre, tradiscono l'influsso del Courbet, al quale s'aggiunse ben presto quello del Delacroix (Parisiennes habillées en Algériennes, 1872, che deriva palesemente da Femmes d'Alger). Ma già La loge (1874, coll. Samuel Courtauld, Londra), sebbene tutto in grigio e nero, mostra visi senza ombre. Gli esempî del Manet e del Monet finirono di emanciparlo quando dipinse il celebre Moulin de la Galette (1876, Louvre): aria aperta, a macchie di sole che scuotono la forma; assenza di neri; toni divisi; tocco fioccoso. Fu questa la sua adesione, del resto breve e indipendente, all'impressionismo. Anche in Algeria, dove si recò nel 1879, vide il Jardin d'Essai (coll. Jules Strauss) come il Moulin de la Galette, e dipinse l'Algerienne au faucon (gall. Durand-Ruel) in un colore pagliettato di luce. Ma nel 1881 si recò a Roma, dove ammirò Rallaello; a Napoli, dove contemplò le pitture murali di Pompei; a Palermo, dove fece il ritratto di Wagner, simile a un "prete protestante"; e questo viaggio suscitò in lui una visione più precisa, di contorni più netti e di colore localizzato che s'inscrisse nei limiti della forma, come negli Enfants Bérard à Wargemont (1884). Le Bagnanti della coll. Blanche (1885) sono l'opera principale di questo periodo, nel quale si accrebbe l'ammirazione del R. per l'Ingres. In questo momento il R. si allontanò dall'impressionismo del quale disapprovava le ricerche di pura ottica, preconizzò il ritorno ai maestri antichi che andò a studiare nei musei e si dedicò sempre più alla figura e alla forma umana che gl'impressionisti intorno a lui abbandonavano. Il decennio 1890-1900 segnò l'apogeo del suo ingegno. Ma le sue maniere successive presentano reciproche sovrapposizioni e ritorni. Che egli pratichi il ritratto come quello della signorina Charpentier (1879, Louvre), a tocchi virgolari quello di Jeanne Samary dal colorito di pesca (1879, Louvre), della signorina Durand-Ruel, della signora Choque, del Ménage Sisley (il pittore Sisley e sua moglie, 1868, Colonia, Museo Wallraf-Richartz), o che dipinga studî di fiori, o soggetti della vita contemporanea (che egli trasfigura sempre, contrariamente al Manet e al Degas), come la Grenouillière di Bougival e La Balanåoire (1875, Louvre), dai mobili riflessi o paesaggi di Parigi e dei sobborghi, come il Chemin montant dans les hautes herbes (verso il 1880, Louvre) in cui le forme sono ancora corrose dalla luce d'un mattino di primavera, vi sono nella sua arte caratteri costanti: il colore chiaro, iridato e stimolante, in cui dominano i rosa delicati e gli azzurri profondi, posato con freschezza sulla tela a fondo bianco. Dal 1881 suo tema preferito era divenuto il nudo femminile: soprattutto ninfe o bagnanti, nella pienezza della forma plastica e nella freschezza erompente della carne avida di luce. Tali sono le Bagnanti della coll. Durand-Ruel (1892). Dal 1901 a Cagnes, presso Nizza, dove si recò a cercare il sole, la preoccupazione plastica del volume lo assillò. Fece modellare sotto la propria direzione una statua di Venere Vincitrice, tentò anche la mitologia voluttuosa col Jugement de Paris (1914) e soprattutto modellò in toni color feccia di vino figure come Gabrielle à la rose (1911, Louvre) e corpi pesantemente "boudinés" come le due grandi Bagnanti coricate del Louvre e come Jeunes filles au piano. Sino alla fine, lavorando col pennello legato alla mano artritica, questo pittore pagano, che rimane il più grande colorista francese del sec. XIX dopo il Delacroix, cercò solo la gioia di dipingere e colse nei suoi modelli femminili il minuto felice. Il R. è l'erede più autentico del Rubens più fiorito e del sec. XVIII francese: del Boucher, delle Bagnanti di Fragonard, soprattutto del Watteau. Una grande esposizione delle sue opere ebbe luogo a Parigi, all'Orangerie, nel 1933. Molti musei, molte gallerie (soprattutto quella di Durand-Ruel a Parigi) e molte collezioni francesi e straniere si dividono i suoi 4000 quadri. (V. tavv. XXV e XXVI).
Bibl.: A. Vollard, A. R., Parigi 1921; Fr. Fosca, A. R., Parigi 1923; P. Jamot, R., in Gaz. des beaux-arts (1923), II, pp. 257-81, 321-44; R. Rey, A. R., Catalogue de l'Exposition du 28 fèvrier au 25 mars 1927; J. Meier-Graefe, A. R., 2ª ed., Lipsia 1928; A. André, R., Parigi 1928; A. Basler, P. A. R., in Les peintres français nouveaux, ivi 1928; W. J. de Gruyter, Cézanne et R., Amsterdam 1928; G. Rivière, A. R., Parigi 1929; G. Besson, R., ivi 1930; A. Soffici, Scoperte e massacri, Firenze 1919; C. E. Oppo, R. e una mostra parigina, in Pan, I (1933); L. Venturi, R., in L'Arte, XXVI (1933), pp. 458-88; G. Castelfranco, La pittura moderna, Firenze 1934, pp. 32-37.