LAVAGNINO, PierLuigi
Nacque a Chiavari il 22 ott. 1933 da Dario e da Angela Martinengo. Il padre, tenente colonnello, lo indirizzò agli studi umanistici, sollecitandolo a seguire la sua carriera; ma egli si diplomò, nel 1954, al liceo artistico N. Barabino di Genova.
L'avvio dell'attività pittorica già nei primi anni Cinquanta è contraddistinto da una ricerca intorno alla figurazione. Nello stesso periodo il L. completò la sua formazione con un soggiorno in Francia. A Parigi si interessò in particolare all'opera di C. Monet, G. Courbet, J. Fautrier e N. de Staël. Nello stesso anno, il 1953, si recò ad Aix-en-Provence sulle tracce di P. Cézanne; al rientro eseguì Collina e Pini (Quintavalle, tavv. 2 s.), dove restituì l'impronta cezanniana maturata in quel soggiorno.
Il L. lasciò la città natale e la Liguria per trasferirsi definitivamente a Milano nel novembre del 1955; qui entrò in contatto con L. Fontana, con R. Birolli e con E. Morlotti di cui divenne amico. Il L. dalla metà degli anni Cinquanta si orientò verso le ricerche dell'informale aderendo, almeno a livello teorico, al cosiddetto naturalismo padano, formulato da F. Arcangeli. Mise a punto in quel primo periodo milanese la sua pittura di materia e di luce, che con estrema coerenza e rigore contrassegnò tutta la sua produzione matura. Un esempio di questo passaggio è nelle opere Foresta e Senza titolo (ibid., tavv. 4 s.), dove il L. elaborò un linguaggio completamente nuovo fatto di strati di colore spessi in una gamma ricercata e totalmente avulsa da qualsiasi realismo. Fu Birolli che nel 1958 lo inserì nella prima mostra alla galleria Montenapoleone; la prima personale arrivò l'anno seguente alla galleria Senatore di Stoccarda. A Milano, dove il L. proseguì a lavorare stabilmente, a parte brevi rientri a Chiavari, si avvicinò alla galleria Il Milione di G. Ghiringhelli con il quale strinse amicizia. Conobbe A. Chigline, U. Dilani e P. Manzoni. Nel 1966 fu invitato da N. Ponente alla Biennale di Venezia.
Nel 1968 espose alla galleria Il Milione alcuni pezzi della serie Studio e Foglie (ibid., tavv. 27 s.), modulati sull'ocra e sugli azzurri cinerini che, insieme con i verdi, furono i colori più amati dal pittore ligure.
La dimensione emotiva della sua pittura si fece sempre più evidente dai primi anni Settanta in opere quali Grande studio, Marina e Grande studio in rosa (ibid., tavv. 34 s., 38). Nel 1971 il L. lasciò Il Milione e passò, sempre a Milano, alla galleria Bergamini che lo ebbe a contratto fino al 1980, quando cominciarono gli anni più difficili della sua carriera. Negli Stati Uniti (nel 1973 e nel 1976) il L. ammirò non tanto la novità dell'Action painting, ma W. de Kooning, S. Francis e A. Gorky. L'incontro con l'espressionismo astratto gli permise di pensare solo al quadro e non più alla sua funzione di rappresentazione. Questa riflessione è evidente in alcune opere a partire dal 1976 (Verde, luce gialla, ibid., tav. 42). Con Metamorfosi, del 1978 (ibid., tav. 47), il L. conquistò definitivamente una dimensione priva di echi figurativi o di accenni prospettici, concetti che puntualizzò nelle opere seguenti, come Scrittura cancellata e sottoscritta (ibid., tav. 52), Sottoscritture (Parmiggiani, 2001, p. 82) e Sottoscritture e cancellazioni del 1988 (Quintavalle, tav. 57).
Il L. morì a Milano il 7 febbr. 1999.
Fonti eBibl.: C. Penati, Appunti per una situazione (catal.), Milano 1958; R. Tassi, in P.L. L. (catal.), Milano 1978; F. D'Amico, La segreta alchimia della pittura (catal.), Acqui Terme 1988; A.C. Quintavalle, P.L. L. (catal., Reggio Emilia-Cavriago), Milano 1992 (con bibl.); M.F. Giubilei - F. Ragazzi - F. Sborgi, Presenze liguri alla Biennale di Venezia 1895-1995 (catal.), Genova 1995, p. 316; S. Parmiggiani, P.L. L. (catal.), in I Quaderni di Palazzo Magnani (Reggio Emilia), 1999, n. 5; Id., P.L. L. (catal.), Chiavari 2001; Id., P.L. L. nelle collezioni acquesi (catal.), Acqui Terme 2001 (con bibl.); Diz. degli artisti liguri, a cura di G. Beringheli, Genova 2001, pp. 211 s.