PICCIONI Piero
PICCIONI, Piero (Gian Piero). – Nacque a Torino il 6 dicembre 1921, secondogenito di Carolina Marengo (1897-1936) e Attilio Piccioni (1892-1976), quest’ultimo tra i fondatori della Democrazia Cristiana e ministro in vari governi dal 1950 al 1968. Ebbe due sorelle, Donatella (1919), critica letteraria, e Chiara (1923-2006), e un fratello, Leone (1925), critico letterario e saggista allievo di Giuseppe Ungaretti e Giuseppe De Robertis.
Pianista autodidatta, fin da piccolo Piccioni si formò sui dischi di jazz (in particolare Duke Ellington; Gambetti 1994, pp. 82 s.). Con la famiglia si trasferì a Pistoia nel 1925 e a Firenze nel 1939. Nel 1939-40 si esibì in alcune dirette radiofoniche all’EIAR di Firenze con lo pseudonimo Giampiero (o Gian Piero) Glauri, eseguendo al pianoforte «musiche sincopate» (Radiocorriere, n. 52, 1939, p. 27), comprendenti parafrasi di temi celebri, standards del jazz, canzoni italiane e brani originali. Testimonianze di Gorni Kramer e Armando Trovajoli (Mazzoletti 2010, pp. 42, 114) attestano che Piccioni nel 1940 godeva già di un’ottima reputazione di pianista jazz nel capoluogo toscano.
Durante la guerra fu ufficiale di marina. Dopo l’armistizio fondò una big band di tredici elementi, denominata Orchestra 013. Piccioni diresse l’orchestra con lo pseudonimo Piero Morgan, conservato fino al 1958. Quanto agli pseudonimi, Piccioni spiegò (Gambetti 1994, p. 82) che, mentre il «dannunziano» Glauri scaturiva dal fatto che «la famiglia non era tanto d’accordo» con la sua carriera musicale, essendo egli destinato alla professione d’avvocato (che esercitò per qualche anno, dopo essersi laureato durante la guerra), il nome Morgan (anagramma americanizzato del cognome materno) rispose al bisogno di proteggere la famiglia residente a Firenze ancora in mano ai tedeschi, allorché l’Orchestra 013 si esibì pubblicamente per la prima volta a Roma nel maggio 1944, in un circolo di piazza Esedra, una settimana prima dell’arrivo degli americani. Il 6 giugno 1944 l’orchestra inaugurò le trasmissioni di Radio Roma e rimase in palinsesto nei mesi successivi. Nello stesso anno, al Teatro Quattro Fontane, la big band prese parte alla rivista musicale Cantachiaro (Piccioni è accreditato autore delle musiche insieme ad Alberto Barberis), che segnò il debutto dell’acclamatissima coppia di commediografi Pietro Garinei e Sandro Giovannini. L’Orchestra 013 si sciolse dopo diciotto mesi di attività, mentre per qualche anno rimase attiva una formazione ridotta denominata I Sette della 013. Nel 1948 Piccioni partì per New York con il «sogno di andare a Broadway, di fare non dico commedie musicali ma almeno delle canzoni» (ivi, p. 74); vi si trattenne un anno e mezzo, suonando in varie formazioni jazz: in un’occasione sostituì il pianista Allan Warren (Al) Haig nel quintetto di Charlie Parker (La Repubblica, 6 agosto 1993). Nel novembre 1949, al ritorno in Italia, con suo fratello diede vita a un ciclo radiofonico, La rassegna del jazz, che, trasmesso dalla Rete Rossa della RAI, ebbe vasta risonanza.
Nel corso degli anni Cinquanta ebbe ruoli di spicco in varie rassegne radiofoniche (e più avanti televisive) dedicate al jazz, in veste di musicista, arrangiatore o direttore, talora di curatore. Parallelamente, incoraggiato da Michelangelo Antonioni, coltivò quella che sarebbe diventata l’attività principale della sua carriera, la composizione per lo schermo. Piccioni fu tra i primi in Italia ad aprire il lessico musicale della musica per film al jazz, considerandolo, per la sua «forte componente drammatica» (Mazzoletti 2010, p. 339), il genere musicale più adatto al linguaggio audiovisivo. Il primo lungometraggio per cui compose le musiche fu Il mondo le condanna di Gianni Franciolini (1953), seguito da La spiaggia di Alberto Lattuada (1954).
Nello stesso periodo Piccioni intrattenne una relazione con l’attrice Alida Valli, resa pubblica quando il musicista fu implicato nelle indagini sulla morte di Wilma Montesi (9-10 aprile 1953), che condussero al suo arresto preventivo (21 settembre 1954), al rinvio a giudizio (20 giugno 1955) e infine al processo, apertosi a Venezia il 21 gennaio 1957 e conclusosi il 28 maggio dello stesso anno con la sua piena assoluzione, cui fece seguito la condanna per calunnia degli accusatori.
L’attività musicale di Piccioni riprese a ritmi serrati all’indomani del processo, con diverse pellicole, tra cui Racconti d’estate (1958) di Franciolini che segna il primo incontro professionale con Alberto Sordi (i due si erano precedentemente conosciuti in RAI), foriero di un connubio pluridecennale e di un’amicizia protrattasi per tutto l’arco della carriera di entrambi. Piccioni firmò la musica di tutte le pellicole dirette da Sordi – a partire da Fumo di Londra (1971) – e di molti film in cui l’attore recitò, tra cui I magliari (1959) di Francesco Rosi.
Con quest’ultimo regista il compositore strinse un sodalizio duraturo, collaborando a dodici dei suoi quindici lungometraggi e fornendo un contributo decisivo alle icastiche strategie audiovisive del cinema d’inchiesta rosiano: tra i film più rappresentativi si segnalano Salvatore Giuliano (1962; la musica vinse il Nastro d’argento nel 1963), Le mani sulla città (1963), Uomini contro (1970), Il caso Mattei (1972), Lucky Luciano (1973), Cadaveri eccellenti (1976) e Cristo si è fermato a Eboli (1979). Altri registi come Mauro Bolognini, Sergio Corbucci, Lattuada, Antonio Pietrangeli, Dino Risi e Lina Wertmüller (Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto valse a Piccioni il David di Donatello nel 1975) instaurarono rapporti continuativi con il musicista. In altri casi le collaborazioni, seppur episodiche, diedero risultati rilevanti, come per L’assassino (E. Petri, 1961) e La decima vittima (id., 1965), Il terrorista (G. De Bosio, 1963), La vita agra (C. Lizzani, 1964), Lo straniero (L. Visconti, 1967) e Lo scopone scientifico (L. Comencini, 1972).
Nel 1961 Piccioni compose la commedia musicale televisiva Volubile (S. De Stefani), aprendo una lunga serie di collaborazioni per il piccolo schermo: tra i ‘teleromanzi’ si segnalano La figlia del capitano (L. Cortese, 1965), I fratelli Karamazov (S. Bolchi, 1969), Anna Karenina (id., 1974) e Quo Vadis (F. Rossi, 1985). Fedele alla vocazione per il teatro musicale, scrisse le musiche per due coreografie di Ugo Dell’Ara, entrambe presentate al teatro Massimo di Palermo: Stress (1966) e Inanna agli inferi (1971).
Dall’unione con Gabriella Gennaro (1941) nacque nel 1968 Valentina, cantante e musicologa, e dall’unione con Gloria Paul (1940) – cantante, ballerina e soubrette inglese conosciuta nel 1961 nel cast di Volubile –nacque nel 1970 Jason, compositore e produttore discografico. Gli anni Sessanta e Settanta costituirono il picco produttivo dell’attività di Piccioni, che totalizzò quasi duecento titoli cinematografici e televisivi, cui vanno aggiunti numerosi documentari. Accanto alla produzione ‘d’autore’, Piccioni compose molto per il cinema ‘di genere’, facendo ampio uso di stilemi musicali tratti dalla popular music nord e sudamericana e segnando il sound di una stagione del cinema italiano. Le edizioni discografiche di queste musiche godettero e godono di una popolarità spesso indipendente dalle sorti dei film. Piccioni fu d’altra parte sempre sensibile al medium del disco: oltre a comporre canzoni, intorno al 1964 fondò con i colleghi Trovajoli, Ennio Morricone, Luis Bacalov e il discografico Enrico De Melis le edizioni musicali General Music e qualche tempo dopo l’Ortophonic Recording Studio, poi diventato il Forum Music Village di Roma. Negli anni Ottanta l’attività di Piccioni si diradò, pur mantenendo una media di circa due film l’anno, mentre negli anni Novanta seguì passo passo la produzione di Sordi.
Piccioni morì il 23 luglio 2004 a Roma per un arresto cardiaco.
Fonti e Bibl.: Roma, fondo privato P. Piccioni, Filmografia ed edizioni, quaderno [1977]; Stress (1966): vicenda coreografica in un atto di Ugo Dell’Ara, musica di P. P., programma di sala, Teatro Massimo di Palermo 1966, http://www.teatrodel900.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1265&Itemid=796 [ultimo accesso 30/09/2015]; Radiocorriere, 1939 (n. 52, p. 27), 1940 (n. 5, p. 25; n. 16, p. 37; n. 20, p. 17; n. 24, p. 25), 1949 (n. 45, p. 13), 1961 (n. 28, p. 34 s.); L. Putti, Da Parker a Sordi ‘Colpa di papà’, in La Repubblica, 6 agosto 1993; G. Gambetti, Un autodidatta… trecento volte: P. P., in L’immagine e il suono. Alberto Sordi - P. P., a cura di S. Micheli, Siena 1994, pp. 73-85; Tutto ‘G.&G.’ 2, ovvero Garinei e Giovannini presentano il meglio della commedia musicale, a cura di P. Garinei, Roma 1996, p. 369; E. Comuzio, Musicisti per lo schermo: dizionario ragionato dei compositori cinematografici, Roma 2004, ad vocem; P. Patrizi, P. P., in Enciclopedia del Cinema, IV, Roma 2004, ad vocem; S. Miceli, Musica per film: storia, estetica, analisi, tipologie, Milano-Lucca 2009, pp. 355-357; A. Mazzoletti, Il jazz in Italia: dallo swing agli anni Sessanta, I-II, Torino 2010, pp. 42, 114, 331-343, 865; The Studio di Fonologia: a musical journey 1954-1983, update 2008-2012, a cura di M.M. Novati e J. Dack, Milano 2012, p. 279; E. Jattarelli, Nasce ‘Cantachiaro’ di Giovannini e Garinei, in Il Tempo, 14 giugno 2014; P. Ragone, La verginità e il potere. Il caso Montesi e le nuove indagini, Roma 2015.