piacioneria
s. f. L’insieme delle caratteristiche che contraddistinguono un piacione, chi vuole piacere a tutti i costi.
• Quando [Luca] Ricolfi si è chiesto se la sinistra culturale avesse il sentore di quanto la sua immagine risultasse quella di una «casta» supponente, boriosa, snobistica, insomma decisamente «antipatica» la risposta standard, formulata non senza una nota di fastidio intellettuale da Michele Serra, era che l’antipatia del rigore e della serietà in politica è sempre meglio di una simpatia prefabbricata, di una piacioneria demagogica che vellica spudoratamente gli umori più primitivi dell’elettorato. (Pierluigi Battista, Corriere della sera, 21 aprile 2008, p. 28) • Pure il sito dell’Uaar, l’Unione atei agnostici razionalisti, si è occupata del caso ponendo ai telespettatori Mediaset un dilemma atroce: «Quelli di Gerry [Scotti] sono ammiccamenti teocon in salsa quiz o piacioneria da terza età?». (Luigi Santambrogio, Libero, 13 maggio 2010, p. 41, Spettacoli) • Vent’anni fa si parlava di partito personale, tra piacioneria e seduzione, ora siamo in una fase ulteriore: la politica narcisista, forma acuta di egocentrismo autoreferenziale. La politica, il partito, gli elettori e i gregari si rispecchiano nei loro leader. E il leader come Narciso si specchia nella sua immagine e si promuove tramite essa. Il narcisismo è forse l’unico filo conduttore che oggi unisce i leader preminenti sulla scena politica, (Marcello Veneziani, Giornale, 15 febbraio 2015, p. 19).
- Derivato dal s. m. e agg. piacione con l’aggiunta del suffisso -eria2.
- Già attestato nella Stampa del 7 luglio 1996, p. 18, Società e cultura.