CHEVRIER, Philippe
Nacque nel sec. XV in Savoia, a Chambéry o a Rumilly. Compare per la prima volta a Moncalieri il 1º marzo 1475 come membro del Consiglio di reggenza di Iolanda di Francia duchessa di Savoia: in questa data egli doveva essere avvocato fiscale del Consiglio di Chambéry, suprema istanza amministrativa e giudiziaria per la parte occidentale dei possedimenti di casa Savoia.
Le sottoscrizioni degli atti della duchessa dimostrano che lo Ch. la accompagnava in tutti i suoi spostamenti. Il suo ruolo doveva essere assai discreto, dato che egli non fu mai preso di mira nel corso degli intrighi che i cognati tramavano periodicamente contro di lei e i suoi consiglieri. Molto probabilmente le sue competenze erano soprattutto finanziarie: infatti lo si trova spesso citato nei documenti relativi alla amministrazione del demonio e alla riscossione dei sussidi. Nell'aprile del 1476 lo Ch. era presente ad Annecy all'assemblea dei nobili che accordò un sussidio per recuperare il Paese di Vaud occupato dagli Svizzeri; il 23 apr. 1483 sottoscrisse la sospensione del sequestro dei beni temporali del vescovato di Ginevra e il 23 novembre l'atto d'interdizione all'alienazione del demanio ducale. Nel corso degli anni seguenti il suo nome compare frequentemente sotto attestazioni che riconoscono il carattere straordinario di alcune imposte.
Dopo la morte di Iolanda (29 ag. 1478) lo Ch. passò nel Consiglio di Filiberto I. Nell'agosto 1479, quando Filiberto si trovava nel Delfinato, lo Ch. fu inviato, insieme con Pierre de Duin signore della Val d'Isère, a Vigone, ove erano riuniti gli stati del Piemonte: non conosciamo lo scopo di tale missione e l'opinione della Daviso - secondo cui lo Ch. sarebbe andato per notificare ai Piemontesi l'opposizione dei Savoiardi alla loro partecipazione alla commissione di sei membri che avrebbe dovuto coadiuvare il Consiglio ducale nella riforma dello Stato - è una semplice congettura. Quando, nel sett. 1481, Louis de Seyssel conte de la Chambre e governatore del Piemonte fece rapire il governatore del duca; Philibert de Grolée, di cui temeva l'influenza, lo Ch. accompagnò il duca che andava in Piemonte, e il 30 gennaio dell'anno successivo fu mandato in Savoia per liberare il prigioniero. Dopo un anno il duca gli confermava il suo favore nominandolo presidente del Consiglio di Chambéry in sostituzione di Etienne Morel, nominato vescovo della Moriana nel gennaio del 1483.
Lo Ch. era ormai giunto al culmine della sua carriera: sembra che non si sia più allontanato da Chambéry, dato che il suo nome non figura più negli atti dati in Piemonte dal duca Carlo I. Il nome dello Ch. appare tra i componenti del Consiglio ducale solo quando il sovrano risiedeva in Savoia. Nell'Assemblea degli stati riunita a Chambéry nel novembre del 1484 lo Ch., insieme con Antoine Champion e con i vicari generali di Ginevra e di Tarantasia, ebbe un ruolo importante nella commissione incaricata di stabilire se Giano di Savoia dovesse partecipare ai sussidi con il suo appannaggio nel Ginevrino, e controfirmò l'approvazione dei capitoli presentati dalle Comunità savoiarde. Nel gennaio del 1485 lo Ch. diresse l'ambasciata che si recò a Roma per assicurare al nuovo pontefice Innocenzo VIII l'obbedienza del duca di Savoia. In questa occasione egli pronunciò un discorso di circostanza, che fu stampato a Roma, in cui si dichiarava "non facundum, non suavem" ma "crasso in acre natum": Infatti nell'orazione lo Ch. sviluppa moduli retorici sorpassati ed estranei alla temperie umanistica già largamente diffusa in Italia.
Rientrato in Savoia, lo Ch. ebbe un ruolo di primo piano nei negoziati che precedettero e seguirono la guerra contro il marchese di Saluzzo, dal 1485 al 1487. Fu il giurista della delegazione che in più riprese si incontrò con i rappresentanti del re di Francia - in realtà della reggente Anna di Beaujeu -, per discutere sull'omaggio feudale del marchese.
Nel corso di uno dei primi incontri, tenuto a Pont-de-Beauvoisin nell'agosto del 1485, lo Ch. si mostrò particolarmente duro: nel corso di una conferenza riunita per discutere i diritti delle parti, egli in fine di seduta dichiarò che mai il duca di Savoia avrebbe permesso che il marchese di Saluzzo prestasse omaggio al re di Francia. I rappresentanti del re vollero che questa dichiarazione intransigente fosse messa agli atti. Lo Ch. fu presente anche alla ripresa delle discussioni l'anno seguente, ma ora egli cercava soprattutto di mandare in lungo le cose, poiché ormai da parte sabauda si mirava ad una soluzione di fatto.
Nel giugno-luglio 1487 lo Ch. accompagnò Francesco di Savoia arcivescovo di Auch alla corte di Francia per condurvi le trattative sulla guerra che aveva appena avuto una fine provvisoria con l'occupazione del marchesato da parte delle truppe del duca di Savoia. Nello stesso anno il duca contrattò con lo Ch. un prestito per finanziare la guerra: ciò indica chiaramente la sua ricchezza, che in parte potrebbe spiegare la sua brillante carriera.
È poco probabile che lo Chevrier citato dal Vinay come ambasciatore di Carlo II duca di Savoia per prestare obbedienza a papa Giulio II nel 1506 sia identificabile con lo Ch.: egli, citato ancora come presidente del Consiglio di Chambéry nel novembre del 1491, nel marzo del 1493 vi era già stato sostituito da Antoine de Gingins signore di Divonne. È quindi probabile che lo Ch. sia morto poco prima di quella data.
Fonti e Bibl.: F. Capré, Traité histor. de la Chambre des comptes de Savoye, Lyon 1662, p.17; Documents de l'Académie de la Val d'Isère, I (1881), p. 352; III (1897), p. 37; G.Vinay, L'umanesimo subalpino nel sec. XV(studi e ricerche), Torino 1935, pp. 24 s.; A. Tallone, Parlamento sabaudo, IX, Bologna 1937, ad Indicem;M. C. Daviso di Charvensod, Filippo II il Senzaterra, Torino 1941, pp. 208, 252, 255; L. Marini, Savoiardi e Piemontesi nello Stato sabaudo, I, Roma 1962, ad Indicem.