CORNELIUS, Peter von
Pittore, nato a Düsseldorf il 23 settembre 1783, morto a Berlino il 6 marzo 1867. Entrò verso il 1795 nell'accademia di Düsseldorf, ma i suoi inizî furono poco incoraggianti. Solo nel 1810 trovò la sua via, quando a Francoforte intraprese i disegni per illustrare il Faust (comparso due anni prima), che terminò poi nel 1816 a Roma, dove si trovava fin dal 1811. Si unì al gruppo dei cosiddetti Claustrali di S. Isidoro, con Overbeck, Pforr, ecc., ma non dimorò in convento. Oltre ai disegni per il Faust ne compose altri sette per il ciclo dei Nibelunghi e alcuni per il ciclo di Romeo e Giulietta, rimasto incompleto, avvicinandosi all'antica grafica tedesca e rivelando un gran talento per l'espressione e la monumentalità. Era naturale che a Roma questa capacità lo dovesse condurre alla tecnica dell'affresco, con la quale, in una stanza in casa Zuccari, decorata insieme con l'Overbeck, lo Schadow e Ph. Veit (1816-17), eseguì le scene delle storie di Giuseppe (Interpretazione dei sogni, Giuseppe riconosciuto dai fratelli) ora, insieme con gli altri, conservati nella National Galerie di Berlino. Sono questi i suoi capolavori, e, insieme, le migliori opere della pittura a fresco tedesca. Il colore, dai "Nazareni" pochissimo sentito, vi appare vibrante e vivace. Invitato a decorare tre sale della casina Massimi con affreschi tratti da Dante, Ariosto e Tasso, incominciò con illustrare Dante, ma non andò più in là di qualche cartone e di alcuni disegni per il soffitto (Paradiso), perché il principe ereditario Ludovico di Baviera gli affidò a Monaco (1819) la pittura del salone e di due sale della Gliptoteca: vi lavorò fino al 1830. Fu direttore prima dell'accademia di Düsseldorf, poi di quella di Monaco. L'ultimo importante incarico affidatogli a Monaco fu la decorazione della Ludwigskirche (1829). Tutto di sua mano è il Giudizio universale (1836-39), che per l'enorme vastità non fa una impressione gradevole. Il re, già da lungo tempo malcontento, si disgustò col pittore, che presso il re Federico Guglielmo IV a Berlino (1841) trovò protezione e lavoro. Eseguì i disegni per le pitture che dovevano decorare il camposanto e la nuova cattedrale (1843), disegni solo in parte tradotti in cartoni, e di essi il più rinomato è quello rappresentante i Cavalieri dell'Apocalisse (1845-1846; ora nella Galleria nazionale di Berlino).
Bibl.: H. Riegel, C. der Meister der deutschen Malerei, Hannover 1866 (2ª ed., 1870); A. von Wolzogen, P. v. C., Berlino 1867; E. Foerster, P. C. Ein Gedenkbuch aus seinem Leben und Wirken, Berlino 1874; H. Riegel, P. C. Festchrift zum 100. Geburtstag, Berlino 1883; D. Koch, P. C., Stoccarda 1905; C. Eckert, P. C. (Künstlermonographien, 82), Colonia 1906; K. Simon, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, VII, Lipsia 1912; A. Kuhn, P.C. u. die geistigen Strömungen seiner Zeit, Berlino 1922; id., Ein Beitrag zur Jugendgeschichte des P. C., in Städeljahrbuch, II (1922), pp. 93-96; C. G. Brandis, Briefe von P. C. und Friedrich Overbeck, in Rep. f. Kunstw., XLIX (1928), p. 124 segg.