Lorre, Peter
Nome d'arte di László Löwenstein, attore e regista cinematografico, nato a Rosenberg (od. Ružomberok, Repubblica Slovacca), nella parte ungherese dell'impero austro-ungarico, il 26 giugno 1904 e morto a Los Angeles il 23 marzo 1964. Attore brechtiano, fu il protagonista, assassino pedofilo, di M (1931; M, il mostro di Düsseldorf) di Fritz Lang. L'immagine torva, diabolica ma infantile, di questo personaggio divenne una maschera di follia e perversione che L. indossò lungo tutta la sua carriera, con una varietà di toni che spaziano dal macabro al grottesco. Lasciata la Germania in seguito all'ascesa del nazismo, lavorò a Londra con Alfred Hitchcock e quindi a Hol-lywood, dove l'astuta mimica del suo volto sgraziato, dagli occhi troppo grandi, e il corpo goffo e tarchiato gli aprirono una fulgida strada di caratterista che, pur ingabbiandolo per qualche tempo nel poliziesco commerciale, tuttavia non gli impedì di lavorare ancora con grandi autori, come Joseph von Sternberg, John Huston, Frank Capra e Michael Curtiz.
Compiuti i primi studi a Vienna, a 17 anni L. fuggì di casa, e mentre studiava recitazione lavorava in banca per sbarcare il lunario. Dopo una lunga gavetta teatrale tra la Germania, l'Austria e la Svizzera e qualche parte di scarso rilievo nel cinema muto, ottenne un grande successo personale a Berlino, nel 1931, con l'interpretazione di Galy Gay in Mann ist Mann di Bertolt Brecht. Lo stesso anno, Lang lo scelse per interpretare il personaggio di Hans Beckert, protagonista del suo primo film sonoro, M. Il modo inquietante in cui L. affrontò la parte dello squilibrato e taciturno assassino di bambine innocenti, che esplode in un'autodifesa travolgente nel finale, segna un punto di raccordo importante tra la recitazione espressionista dell'epoca del muto e l'uso della voce nel cinema sonoro, allora in fase sperimentale. L. partecipò quindi a una decina di produzioni in lingua tedesca in Austria e Germania, film d'avventura e polizieschi, tra cui Der weisse Dämon (1932) di Kurt Gerron, Schuss im Morgengrauen (1932) di Alfred Zeisler e Unsichtbare Gegner (1933) di Rudolf Katscher e Henri Decoin. Esule a Parigi dopo l'ascesa al potere di A. Hitler, vi lavorò con Georg Wilhelm Pabst a Du haut en bas (1934), con Jean Gabin e Michel Simon. La svolta successiva della sua carriera fu determinata dall'incontro a Londra nel 1934 con Hitchcock, che lo scelse per la parte di Abbott, il capo della banda di spie, nella prima versione di The man who knew too much (1934; L'uomo che sapeva troppo), esperienza in seguito alla quale L. studiò la lingua inglese. L'anno seguente ottenne la prima parte da protagonista in un film hollywoodiano diretto da Karl Freund, l'ex direttore della fotografia tedesco, Mad love (1935; Amore folle), adattamento cinematografico del romanzo horror di M. Renard Les mains d'Orlac (da cui già Robert Wiene nel 1925 aveva tratto un film, Orlacs Hände). Il personaggio del sadico chirurgo Gogol, folle d'amore per la moglie di un pianista cui ha trapiantato le mani, che un L. completamente calvo interpreta con straziante dolcezza, trasformò l'attore in un'icona del cinema di genere macabro. Dopo aver dato vita al delirante studente Raskolnikov nella riduzione cinematografica realizzata da von Sternberg del romanzo Delitto e castigo di F.M. Dostoevskij, Crime and punishment (1935; Ho ucciso), tornò a girare con Hitchcock in The secret agent (1936; L'agente segreto), quin-di per il regista George Marshall rivestì il ruolo del perfido maggiordomo rapitore in Nancy Steel is missing (1937; Senza perdono). Quello stesso anno, L. firmò un contratto con la 20th Century-Fox, che lo impegnò fino al 1939 come protagonista di una serie di film commerciali di scarso valore artistico, quasi tutti diretti da Norman Foster, ispirati a un personaggio dello scrittore J.P. Marquand: il taciturno e astuto agente segreto giapponese Mister Moto (Think fast, Mr. Moto, 1937, Tigre verde; Mr. Moto takes a vacation, 1938, Mr Moto va in vacanza). Dopo una parte nella commedia sociale I'll give a million (1939; Chi vuole un milione?) di Walter Lang e un'apparizione nel film drammatico di Frank Borzage Strange cargo (1940; L'isola del diavolo) con Clark Gable e Joan Crawford, interpretò l'oscuro assassino di The stranger on the third floor (1940; Lo sconosciuto del terzo piano) di Boris Ingster, che segnò il ritorno di L. all'immagine di delinquente infido e diabolico. Si aprì così un nuovo periodo di popolarità per l'attore, che costruì una galleria di atipici fuorilegge: il diabolico bandito ungherese sfigurato di The face behind the mask (1941; L'uomo dalla maschera) di Robert Florey e, soprattutto, l'effeminato gangster Joel Cairo, antagonista di Humphrey Bogart nel capolavoro noir che l'esordiente John Huston trasse dal romanzo di D. Hammett The Maltese falcon (1941; Il mistero del falco): qui, ad affiancarlo, vi era Sidney Greenstreet, altro specialista del poliziesco destinato a stabilire un sodalizio artistico con L. nell'arco degli anni Quaranta, in film di successo come Casablanca (1942) di Curtiz. Dopo alcuni film di propaganda antinazista come All through the night (1942; Sesta colonna) di Vincent Sherman, con Humphrey Bogart, Background to danger (1943; Le spie) di Raoul Walsh, con George Raft, e The cross of Lorraine (1943; La croce di Lorena) di Tay Garnett, L. ebbe una fortunata parentesi leggera con il ruolo del Dottor Einstein nel grottesco Arsenic and old lace (1944; Arsenico e vecchi merletti) di Frank Capra, una delle migliori commedie nere del cinema americano. Un'altra proficua collaborazione fu quella con il regista Jean Negulesco, che sfruttò l'accoppiata con Greenstreet nel film di guerra The conspirators (1944; I cospiratori) e in The mask of Dimitrios (1944; La maschera di Dimitrios), tratto da un romanzo di E. Ambler, dove L. è uno scrittore di gialli che indaga sul passato di un assassino. Dopo un altro melodramma di guerra, Passage to Marseille (1944; Il giuramento dei forzati), ancora di Curtiz, L. apparve in The confidential agent (1945; Agente confidenziale) di Herman Shumlin, tratto da G. Greene, e in Hotel Berlin (1945; Berlino Hotel) di Peter Godfrey. Con Sidney Greenstreet diede vita a una coppia grottesca e indimenticabile in Three strangers (1946; L'idolo cinese) di Negulesco e contribuì al bell'esordio di Don Siegel, The verdict (1946; La morte viene da Scotland Yard), un acido noir non privo di humour, ambientato a Londra. Giunto all'apice della notorietà, partecipò ad autoironiche parodie dello stesso genere, come My favourite brunette (1947; La mia brunetta preferita) di Elliot Nugent, o al singolare, eroticamente allusivo film d'avventura Rope of sand (1949; La corda di sabbia) di William Dieterle, con Burt Lancaster. Dopo un passaggio in Inghilterra, dove girò con Ken Annakin nel 1950 il noir Double confession (1950), tornò in Germania, dove scrisse, diresse e interpretò un film complesso e coraggioso, Der Verlorene (1951): il suo Dottor Rothe, vittima della follia collettiva del regime nazista in disfacimento, coinvolto negli esperimenti biologici e, come Otello, assassino della fidanzata per colpa di una diffamazione, è un tentativo (forse prematuro) di affrontare con toni espressionisti l'analisi di un incubo storico ancora troppo vivo per la Germania. L'insuccesso del film pose fine alla carriera registica di L. (che progettava un 'Macbeth' ambientato nella Germania contemporanea): tornò così a recitare con Huston in Beat the devil (1953; Il tesoro dell'Africa), ma non riuscì più a imporsi come protagonista, anche perché il genere di cui era stato una delle icone, il noir, volgeva ormai al tramonto. Fatta eccezione per qualche parte 'nera', in film 'fuori del tempo' come Congo crossing (1956; Congo) di Joseph Pevney, L., invecchiato e senza il particolare carisma innocente del suo volto, venne utilizzato per lo più come caratterista in parti comiche: nel musical di Rouben Mamoulian Silk stockings (1955; La bella di Mosca) e nel ciclo tratto da Jules Verne che include 20,000 leagues under the sea (1954; 20.000 leghe sotto i mari) di Richard Fleischer e Five weeks in a balloon (1962; Cinque settimane in pallone) di Irwin Allen. L'ultima fase della carriera vide L. come sopravvissuto della vecchia Hollywood 'nera' prendere parte insieme a Vincent Price alle parodie che il produttore e regista di film a basso costo Roger Corman trasse dai racconti di E.A. Poe, Tales of terror (1962; I racconti del terrore) e The raven (1963; I maghi del terrore): un ironico ma evidente viale del tramonto, che l'attore affrontò facendo uso di alcol e stupefacenti, minando velocemente la sua salute. Dopo il ruolo brillante del regista in The patsy (1964; Jerry 8 e 3/4) diretto da Jerry Lewis, mentre girava con William Asher la commedia Bikini beach (1964) morì in seguito a crisi cardiaca.
C.T. Beck, Heroes of the horrors, London-New York 1975; F. Hoffmann, S.D. Youngkin, Peter Lorre, Cattolica 1992.