Fonda, Peter (propr. Fonda Seymour, Peter)
Attore, regista e produttore cinematografico statunitense, nato a New York il 23 febbraio 1939. Figlio di Henry e padre dell'attrice Bridget, dopo una precoce formazione teatrale si è affermato come una delle icone più 'dure' della cultura giovanile alternativa nell'ambito del cinema statunitense degli anni Sessanta, protagonista di film dell'ondata psichedelica che hanno fatto epoca come The wild angels (1966; I selvaggi) e The trip (1967; Il serpente di fuoco), entrambi di Roger Corman, e soprattutto come il celebre road movie motociclistico Easy rider (1969; Easy rider ‒ Libertà e paura) di Dennis Hopper, nel ruolo di Capitan America.
Cominciò a recitare prima della sorella maggiore Jane, a soli tredici anni, nella compagnia filodrammatica Wampus Players. Iscrittosi all'Università di Omaha in Nebraska, proseguì gli studi di recitazione alla Community Playhouse locale. Nella stagione 1961-62 si affermò a Broadway come protagonista di una fortunata satira militare, Blood, sweet and Stanley Poole. L'esordio nel cinema avvenne poco dopo, con una parte in un film di guerra diretto da Carl Foreman, l'anticonformista e duro The victors (1963; I vincitori), per poi proseguire come protagonista di due film sentimentali di scarsa fortuna, la commedia Tammy and the doctor (1963; Tammy e il dottore) di Harry Keller, al fianco di Sandra Dee, e The young lovers (1964; Giovani amanti) di Samuel Goldwin Jr. Il primo ruolo di rilievo come interprete cinematografico fu quello dell'internato Stephen, l'amante psicotico della protagonista (interpretata da Jean Seberg) nel drammatico Lilith (1964; Lilith, la dea dell'amore) diretto da Robert Rossen. Fu però l'incontro con l'anticonformista, indipendente Corman, regista e produttore di film di genere a basso budget, a delinearne l'immagine più duratura: quella del giovane, violento motociclista Heavenly Blues in The wild angels, un film sulle bande giovanili destinato ad aprire un nuovo filone nel cinema statunitense. Nel successivo lavoro di Corman, di cui fu protagonista, The trip, rappresentazione a tratti ingenua ma efficace di un lungo 'viaggio' psichedelico a base di LSD, F. recitò accanto a Susan Strasberg e a Hopper. Nel 1968 prese parte con la sorella Jane all'episodio Metzengerstein diretto da Roger Vadim nel film Histoires extraordinaires o Tre passi nel delirio, tratto dai racconti di E.A. Poe. Due anni dopo F. interpretò il ruolo di Wyatt, detto Capitan America, in Easy rider, da lui anche scritto (nomination all'Oscar come migliore sceneggiatura) e prodotto. Girato come The wild angels nell'ambiente dei bikers, le bande erranti di motociclisti, Easy rider è il film generazionale che più di ogni altro ha saputo fondere e rispecchiare i canoni della cultura alternativa giovanile di quegli anni, dal mito della droga come evasione, alla musica rock, alla filosofia on the road mutuata dalla letteratura della beat generation. Subito dopo questa esperienza, F. si dedicò alla realizzazione del suo primo film da regista, The hired hand (1971; Il ritorno di Harry Collings), un western allusivo e atipico, strutturato come un road movie, che interpretò anche come attore, e a cui impose un taglio registico per molti aspetti sperimentale. Dopo aver interpretato un disertore in Two people (1973) di Robert Wise, realizzò la sua seconda regia, Idaho transfer (1975), un fantascientifico viaggio nel futuro interpretato da Keith Carradine. La carriera di F. subì negli anni successivi un brusco declino, e l'attore si disperse in una serie di film ritagliati sul personaggio del giovane spiantato con cui era ormai identificato nell'immaginario popolare. Nel 1979 realizzò il suo terzo film da regista, Wanda Nevada, ancora un western dalle tinte paradossali incentrato su una partita di poker, di cui fu anche interprete accanto all'adolescente Brooke Shields. La sua immagine di adulto non è stata altrettanto significativa come quella giovanile: nella seconda metà degli anni Ottanta, a parte qualche ruolo secondario in film di scarso successo, F. ha cominciato a lavorare sempre più frequentemen-te per la televisione (nel 1989 ha avuto la parte di Leo in Gli indifferenti, di Mauro Bolognini, dal romanzo di A. Moravia). Negli ultimi anni, dopo una piccola parte in Escape from L.A. (1996; Fuga da Los Angeles) di John Carpenter, F. ha saputo sfruttare la sua immagine di ex hippy disegnando con grande bravura il losco manager Terry Valentine, nell'insolito noir diretto da Steven Soderbergh The limey (1999; L'inglese). Nel 1998 ha pubblicato un libro di memorie, Don't tell dad: a memoir.
J.S. Springer, The Fondas, New York 1970; P. Collier, The Fondas: a Hollywood dynasty, London 1991.