PETELIA (Πετήλια, Petelia)
Città dell'Italia meridionale, non lontana dalla costa ionica, all'altezza presso a poco di Crotone. Apollodoro, secondo Strabone (vi, 254) nella sua opera sul catalogo delle navi, narrava le vicende della venuta di Filottete in Italia meridionale dove avrebbe fondato tre città, Crimisa, P. e la città dei Chones, che il geografo identifica con Petelia. Altre fonti ci parlano di Crimisa e Macalla come città fondate da Filottete (Ps. Aristot., De mir. ausc., 107; Lykophr., Alex., c. ii ss.); Macalla sarebbe, per il Bérard, la stessa Petelia.
Comunque P. è città, insieme con Crimisa, sotto la diretta influenza di Crotone, ed a soli 21 km da questa a N, in una posizione elevata (Procop., De aedif., iv, 8); nulla ci è noto della sua storia arcaica né dell'epoca della sua fondazione, mentre nel IV sec. sappiamo che cadde in mano ai Lucani che ne fecero un centro di una certa importanza. Assediata ferocemente da Annibale, che ne consegnò gli abitanti come servi ai suoi soldati (Liv., xxii, 1o, 30; App., Hann., 57) cominciò a battere moneta indipendente nel II sec. a. C. e tornò a fiorire come municipio romano durante l'Impero, almeno fino alla fine del II sec. d. C.
I rinvenimenti archeologici in una zona a soli 21 km a N di Crotone immediatamente sottostante al paese di Strongoli, hanno fatto identificare con probabilità la P. romana (Serv., ad Aen., iii, 402). È tuttavia difficile che la P. distrutta dai Cartaginesi fosse nella stessa località delle Pianette, dove sono i ruderi romani; e del resto, la quasi assoluta mancanza di documenti della vita precedente ci conferma che P. greca doveva essere in altra località vicina; restano infatti del periodo greco soltanto un arìballos medio-corinzio oggi a Reggio, mentre a Londra si conserva la laminetta aurea con formula di defixio, importante dal punto di vista giuridico e religioso, che appartiene probabilmente agli inizî del IV secolo. Fin dal 188o nella località Le Pianette si erano rinvenuti resti di mosaici pavimentali, di acquedotti, lucerne con bolli, e basi marmoree iscritte che attestavano una vita attiva del piccolo municipio. Due delle basi di statue che ci sono giunte, son dedicate a Manio Megonio Leone, vissuto fra il 138 ed il 161 almeno, al quale mentre gli Augustali avevano eretto una statua equestre nel loro collegio, il municipio invece aveva innalzato una statua pedestre insieme con quelle forse della moglie, Lucilla Isaurica, e della madre Cedicia Iride; un sacello era stato dedicato a Giove Ottimo Massimo in età traianea. È ancora conservata una testa femminile, con acconciatura caratteristica della fine del II sec. d. C., al Museo Provinciale di Catanzaro, che proviene da P. romana. Il problema tuttavia deve ancora essere affrontato nella sua integrità, nonostante i numerosi rinvenimenti epigrafici e monumentali romani.
Bibl.: Sulla lamina aurea di P. oggi al British Museum: V. Arangio Ruiz-A. Olivieri, Inscriptiones Graeciae Siciliae et infimae Italiae ad ius spectantes, pp. 147 ss. Sui rinvenimenti romani si veda: Not. Scavi, 1880, pp. 68, 163, 501; 1881, pp. 69, 97, 197, 331; 1886, pp. 171; 1894, p. 18; 1926, p. 445; 1939, p. 147; H. Philipp, in Pauly-Wissowa, XIX, 1937, c. 1125, s. v.; C.I.L., X, 113; X, i, p. 15; H. Nissen, Italische Landeskunde, Berlino 1883, II, p. 937; E. Ciaceri, Storia della Magna Grecia, Roma-Milano 1928-32, I, p. 149 ss., 157; II, 143, 300; III, 5, 193, 199; 202, 218, 242, 279; J. Bérard, La colonisation dans l'Italie méridionale et la Sicile, Parigi 1941, p. 171 ss.; 359 ss.; T. J. Dunbabin, The Western Greeks, Oxford 1948, pp. 33, 38, 291. Per le monete: B. V. Head, Historia numorum, Oxford 1911, p. 91.