pet therapy
Utilizzo degli animali a fini terapeutici. La locuzione è stata coniata nel 1964 dallo psichiatra infantile Boris M. Levinson per descrivere l’uso di un animale da compagnia (in inglese, appunto, pet) nella cura delle malattie psichiatriche. La chiave dell’efficacia terapeutica del partner animale è da ricercare nella facilitazione dell’instaurarsi di un rapporto empatico tra psicoterapeuta e paziente.
Nelle antiche civiltà venivano attribuite proprietà terapeutiche a numerosi animali. Nell’antico Egitto i cani erano consacrati ad Anubis, il Dio sciacallo, guardiano dei misteri della mummificazione e della reincarnazione, mentre tra i Sumeri il cane era il sacro emblema di Gula, dea della medicina. Uno dei primi casi documentati di utilizzo di animali come terapeuti risale alla fine del 19° sec. in Inghilterra. I pazienti di un istituto per malati mentali erano lasciati liberi di passeggiare e di interagire con gli animali domestici – polli e conigli – che popolavano il giardino, poiché si riteneva che essi potessero ridurne la condizione di isolamento inducendoli a dedicarsi ad attività di cura. In senso più moderno la p. t. si riferisce alla strutturazione metodologica dell’uso di soggetti animali finalizzata al trattamento di specifiche patologie. Da un punto di vista operativo si preferisce distinguere tra AAA (Animal Assisted Activities) e TAA (Animal Assisted Therapies). Le AAA hanno come scopo il miglioramento della qualità della vita di alcune categorie di persone (per es., ciechi o portatori di handicap psicofisici) e vengono effettuate in una vasta gamma di contesti ambientali da professionisti abilitati o volontari di associazioni che lavorano con animali. Le TAA si pongono come coterapie, affiancando alle terapie tradizionali l’utilizzo di animali con specifiche caratteristiche. Le TAA sono svolte per migliorare lo stato fisico, sociale, emotivo e cognitivo dei pazienti; sono effettuate in diversi contesti ambientali, in gruppo o singolarmente, giovando a diverse categorie di persone. Nel caso dei bambini, la presenza di un animale può diminuire lo stress, l’ansia, la paura e il dolore determinati da una malattia o dalle situazioni derivanti da un ricovero (lontananza dai familiari, dalla casa, dalle amicizie, dalle abitudini). Secondo alcuni autori, l’interazione con l’animale può indurre nel bambino uno stato di sicurezza affettiva che favorisce il relazionarsi con il mondo esterno, l’esplorazione e l’equilibrio emotivo. Generalmente gli animali da compagnia presentano caratteristiche giovanili accentuate che si traducono in una forte capacità comunicativa, sollecitando l’interazione con il bambino. Studi recenti hanno dimostrato come il rapporto con un animale induca un maggiore senso di sicurezza, e incrementi la motivazione a interagire socialmente. Nel caso di soggetti anziani è stato documentato come la presenza di un animale possa ridurre da un lato la pressione sanguigna e dall’altro l’isolamento sociale. Studi di tipo epidemiologico hanno anche evidenziato che la presenza di un pet aumenta la probabilità di sopravvivenza in seguito a un infarto. Tuttavia, è necessaria un’accurata sperimentazione scientifica, attualmente (2010) in corso, al fine di considerare le TAA a pieno titolo come delle coterapie di accertata efficacia.
Gli animali domestici, in partic. i piccoli mammiferi, sono da preferirsi poiché selezionati, nel corso dei millenni, per interagire emotivamente con l’uomo. Tra le specie abitualmente coinvolte nelle attività e terapie a conduzione animale possono essere annoverati: il cane, che stimola i pazienti all’interazione; il gatto, utilizzato come coterapista per la sua indipendenza e facilità di accudimento; i criceti e i conigli; il cavallo, soprattutto per l’ippoterapia medica, riabilitativa e psicologicoeducativa, praticata in strutture attrezzate a beneficio soprattutto di bambini con sindrome autistica o con sindrome di Down, di disabili, di persone con problemi motori e comportamentali; gli uccelli, in quanto studi condotti su gruppi di anziani hanno rivelato l’effetto benefico derivante dal prendersi cura abitualmente di volatili, quali i pappagalli; i pesci, in quanto è stato evidenziato come osservarli in un acquario possa contribuire a ridurre la tachicardia e la tensione muscolare, agendo da antistress; asini, capre e mucche vengono utilizzati nella p. t. nel caso di disabilità gravi, particolarmente a carattere emotivo. Per quanto riguarda le figure professionali coinvolte nelle AAA e nelle TAA, mentre nel caso delle AAA le attività possono essere svolte da singoli o da gruppi, incluse associazioni di volontari, nel caso delle TAA l’attività è molto complessa e richiede un’équipe multidisciplinare e uno stretto controllo medico.
In Italia non esiste al momento (2010) una legislazione specifica in materia di AAA o TAA, sebbene vi siano state alcune iniziative a livello di singole regioni. Tuttavia, l’utilizzo di animali da compagnia ai fini di p. t. è stato riconosciuto come cura ufficiale con decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 28 feb. 2003. Tale decreto ha sancito, per la prima volta nella storia del nostro paese, il ruolo che un animale può avere nella vita affettiva di una persona e la valenza terapeutica degli animali da compagnia.