PERIODICI
(XXVI, p. 756; App. II, II, p. 520; IV, II, p. 760)
I p. costituiscono una specifica tipologia libraria distinta da quella dei volumi monografici. Intorno alla metà degli anni Settanta una maggiore consapevolezza professionale e l'esigenza di una normalizzazione internazionale, determinata dall'impetuoso diffondersi di sistemi automatizzati, ha reso necessaria una precisa definizione dell'insieme di pubblicazioni, specificamente identificate come periodici.
La Conferenza generale dell'UNESCO del novembre 1970 definì il p. una pubblicazione in serie continua che appare con lo stesso titolo, a intervalli regolari o irregolari, per un periodo di tempo non determinato, con numerazione consecutiva dei diversi numeri della serie e di ognuna delle serie; sono compresi nella definizione i quotidiani, le riviste, le pubblicazioni annuali o a periodicità non determinata. La norma n. 2789 dell'ISO (International Organization for Standardization), accolta poi dal working group sull'International Standard Bibliographic Description for Serials (ISBD.S) dell'IFLA (International Federation of Library Associations and Institutions), che costituisce la normativa internazionale accettata da ogni biblioteca e centro di documentazione per la descrizione catalografica di questo tipo di documento, ha definito il periodico (serial) una pubblicazione in più parti, ciascuna delle quali reca un numero d'ordine o una designazione cronologica, e che s'intende possa continuare indefinitivamente; le pubblicazioni in serie comprendono i p., i giornali, le pubblicazioni annuali (annuari, rapporti, repertori, ecc.), le serie di rendiconti di congressi e le collezioni di monografie; non sono incluse le opere in continuazione, cioè quelle opere pubblicate in parti successive e destinate a concludersi in un tempo determinato fin dall'inizio.
Questa tipologia libraria, per la morfologia che la caratterizza, si presenta fortemente instabile, al punto che potrebbe apparire inutile il tentativo di descriverla completamente per l'impossibilità di classificarla in modo esaustivo. Come ogni altro oggetto materiale, i p. risultano essere così sensibili alle trasformazioni delle strutture dei consumi, ai mutamenti che avvengono nella società civile, alle modificazioni dei modelli egemonici di riferimento che, per tentare di decodificare le loro caratteristiche e le linee tendenziali del loro sviluppo, si rende sempre necessario non trascurare il mondo delle idee, a volte estremamente variegato e complesso, che li ha prodotti. Un tentativo di classificazione potrebbe condurre a una divisione per gruppi di testate a seconda della loro periodicità, oppure in funzione del loro contenuto e quindi del pubblico a cui sono diretti. Così si avranno i p. d'informazione generale (per es. l'Espresso) e quelli legati a partiti politici o movimenti di opinione (MicroMega, le ragioni della sinistra, 1986), p. tecnico-scientifici, espressioni di accademie e istituti di ricerca accanto a quelli con intenti divulgativi, stampa periodica che si occupa di problemi culturali e quella che affronta i temi del tempo libero, stampa dedicata al pubblico femminile e a quello maschile, quella per l'infanzia e quella che affronta i temi della terza età.
Per quanto riguarda l'aspetto quantitativo, l'ISTAT − le cui rilevazioni vengono effettuate attraverso gli Uffici provinciali di statistica presso le Camere di commercio, che invitano le redazioni dei p. a compilare appositi modelli, e attraverso gli uffici stampa delle prefetture e la documentazione esistente presso i tribunali − indicava, come dato sintetico per l'anno 1982, 8758 testate, che nel 1985 erano divenute 9144. Lo stesso ISTAT, che dal 1950 compie rilevazioni sulle pubblicazioni seriali adottando i criteri raccomandati dall'UNESCO per le statistiche sulla stampa periodica, per l'anno 1989 indica in 9432 (con una diffusione complessiva di 4 miliardi e 69 milioni di copie) il numero complessivo di p. pubblicati in Italia. Il dato sintetico va riferito alla stessa indicazione dell'UNESCO, che distingue però i p. in ''giornali d'informazione generale'' e ''altri periodici'', dove con i primi vengono individuati quelli che costituiscono fonte d'informazione sugli avvenimenti di attualità d'ogni genere e comprendono i giornali (che informano sugli avvenimenti delle ventiquattro ore precedenti la stampa) e i p. che, pur riferendosi a un periodo più lungo, per il loro carattere costituiscono una fonte d'informazione dello stesso tipo. I secondi selezionano, riassumono o commentano notizie già riportate nei giornali d'informazione generale, come per es. le riviste di attualità, oppure trattano materie specifiche di natura tecnica, letteraria, artistica, ecc.; questi ultimi p. registrano, secondo le stime riportate dall'USPI (Unione della Stampa Periodica Italiana), rispetto al 1988 un incremento sia del numero delle testate (+239 pari al 2,7%) che della loro diffusione (74 milioni di copie, pari al +3,7%).
Secondo le più recenti stime (Maini 1992), che tuttavia escludono alcune tipologie quali, per es., la stampa aziendale, religiosa a circolazione interna o limitata, scolastica, quella di quartiere, bollettini ufficiali dei ministeri, atti parlamentari e di enti locali, riviste pornografiche, ecc., i p. in circolazione in Italia nel 1991 risultano essere 10.683 (9752 secondo fonti ISTAT). I giornali e le riviste distribuiti a titolo gratuito sarebbero 2053 (Maini 1992). Rispetto al precedente censimento contenuto nel Catalogo dei periodici italiani del 1988 si assiste a un calo dell'1,4%. In quell'anno infatti erano presenti sul mercato 10.832 testate (9158 secondo fonti ISTAT). Lo stesso censimento rileva che, rispetto alla scadenza, una consistente parte di p. presenta un periodo a medio-lungo termine: i mensili sono rappresentati dal 32,5%, i trimestrali dal 18,6% e i bimestrali dal 15,6%. Viene indicato un calo consistente nel numero dei settimanali, che sono passati da 613 a 417 (−32%). Questa categoria − assieme a quella dei quindicinali, che ha subito anch'essa una diminuzione significativa (−22,1%) − resta comunque molto affollata.
Dall'analisi proposta dal Catalogo di Maini e dalla Guida ragionata ai periodici italiani (1993) emergono dati molto significativi sulle tendenze recenti della produzione editoriale italiana di periodici. Viene sottolineato, per es., che il gruppo più consistente e omogeneo è rappresentato da p. scientifici, soprattutto quelli d'interesse medico, dov'è possibile contare circa 300 testate; tra queste è importante notare l'edizione italiana del prestigioso settimanale inglese The Lancet, che l'editrice Masson pubblica dal 1984, e quella del British Medical Journal edito nella versione italiana da Editiemme dallo stesso anno. Considerando anche quelli che si occupano di materie più specialistiche, il numero dei p. scientifici si aggirerebbe in Italia intorno alle 700 unità. Diffusa è anche la stampa cattolica che, senza considerare i giornali diocesani, è presente con 56 p. dedicati alla religione nel suo complesso, 43 alla spiritualità e 40 alla teologia (Maini 1992). I p. che affrontano le problematiche della politica, come espressione di movimenti e partiti, rispetto al censimento del 1988 subiscono invece una flessione di circa il 24% ammontando attualmente a 283 testate. Nel 1988, infatti, i movimenti e i partiti si esprimevano attraverso 374 p. a cui occorreva affiancare ben 126 riviste di politica (Vigini 1989). A tal riguardo si ricorda la chiusura di p. storicamente importanti come Quaderni piacentini (1984) e Rinascita (1991), il settimanale fondato da P. Togliatti e diretto negli ultimi mesi da A. Asor Rosa. Anche i p. di letteratura subiscono una flessione dell'8%; quelli di storia generale, che nel 1988 erano circa 315, nel 1992 risultano diminuiti del 24%, mentre stabili sarebbero quelli dedicati agli studi filosofici, rappresentati da circa 100 pubblicazioni (Vigini 1989; Maini 1992).
L'editoria della stampa periodica italiana si presenta molto frammentata: migliaia di società (3377) pubblicano una sola testata; 506 pubblicano tra 2 e 4 testate; solo 3 imprese sono responsabili della stampa di oltre 50 testate. Le imprese che pubblicano il maggior numero di p. sono: Franco Angeli che ha pubblicato nel 1992 64 p. e, in ordine decrescente, Giuffrè 58; Minerva Medica 56; Il Mulino 40; Olschki 30; Mondadori 28; RCS Rizzoli Periodici 23 (Maini 1992). Nella seconda metà degli anni Ottanta anche la Nuova Eri (l'editrice RAI) ha sperimentato il suo ingresso nella produzione di seriali di grande diffusione con due testate: dal 1983 Moda, che si avvale della collaborazione del fotografo O. Toscani, e dal 1988 King, rivolto a un pubblico maschile, che sperimenta le possibilità del grande formato, con una vendita, nel 1990, di più di 80.000 copie. Gli anni Ottanta segnano anche per l'editore G. Mondadori un momento d'importante presenza tra le riviste di grande diffusione, con p. assai curati nella veste grafica e nei servizi fotografici e aperti ai nuovi temi dell'ecologia e dei beni ambientali. Nel 1981 esce l'edizione italiana di AD (lo statunitense Architectural Digest), che per differenziarsi dalle altre riviste di arredamento presenta "le più belle case del mondo", come dice il sottotitolo, fotografate così come le vivono i loro proprietari senza alcun adattamento o intervento. Nello stesso anno edita Airone: vivere la natura, conoscere il mondo, che rappresenta per l'editoria italiana italiana una novità: parla di natura e geografia, di viaggi e tempo libero in chiave ecologista. Il primo numero fu esaurito immediatamente e sulla fine degli anni Ottanta le copie vendute furono quasi 200.000. Nel 1989 inizia le sue pubblicazioni un'altra rivista di particolare successo, Gardenia, un divulgativo per la coltivazione in casa e in giardino di piante e di fiori, che sul finire del decennio aveva una tiratura media di più di 100.000 copie, quante ne ha tirate l'altro mensile di Mondadori, nato nel 1986, Bell'Italia, che tratta della documentazione e della salvaguardia dei beni ambientali, architettonici e artistici del nostro paese.
Nella sua relazione al Parlamento sullo stato dell'editoria per l'anno 1993, il Garante per la radiodiffusione e l'editoria, G. Santaniello, sottolineava che negli anni Ottanta ci si è trovati di fronte a una situazione che ha spinto con un ritmo ascendente la crescita della produzione editoriale, caratterizzata da un positivo andamento economico e produttivo, espressione del "risanamento delle aziende e del superamento della crisi finanziaria, della trasformazione tecnologica di gran parte delle imprese, dell'ammodernamento dei processi produttivi e dell'incremento complessivo delle tirature sia della stampa quotidiana che periodica" (L'editore, 1994, p. 7). In effetti l'andamento positivo indicato dal Garante si è concretizzato anche nel numero complessivo di p. fondati nel decennio 1980: il loro dato sintetico è di circa 3900 nuove testate. Ovviamente, accanto a nuove iniziative editoriali, altre al contrario hanno cessato, in modo più o meno traumatico, la loro attività nel corso del decennio, e non poche o per ragioni finanziarie, o per il loro carattere ''effimero'' o per ragioni politico-culturali legate alla cosiddetta fine delle ideologie. Ma a fronte di questa tendenza, comunque endemica, va osservato l'ingresso sulla scena di nuove testate, che oltre a bilanciare il numero di quelle scomparse, testimoniano una grande vitalità del settore.
La stampa periodica, e quella italiana in particolare, che costituisce peraltro una delle più ricche d'Europa (Marin 1993), è sempre stata uno dei veicoli fondamentali di comunicazione: attraverso di essa infatti si sono andati accendendo e sviluppando dibattiti e polemiche, tenuto conto, tra l'altro, che al suo interno si sono raccolti uomini che hanno determinato correnti di pensiero e influenzato scelte politiche. Negli anni Ottanta si assiste progressivamente, con l'allentarsi delle tensioni ideali, a una graduale e a volte anche rapida caduta produttiva di molte testate, in qualche modo segno di una perdita generalizzata di autorevolezza. Sembra essersi conclusa quell'esplosione che negli anni Settanta aveva provocato un'ondata di produzione che, trovando alimento nelle radici ideologiche delle ''controculture'', aveva dato vita a una quantità di riviste legate a gruppi femministi, rock, underground, o che sperimentavano una letteratura presentata come alternativa, o che professavano le più disparate forme di misticismo, soprattutto orientale. Accanto a questi p. se ne collocavano altri che erano espressione di tendenze legate al movimento operaio e democratico, alle lotte di liberazione e per le riforme politiche. Negli ultimi anni, soprattutto nella seconda metà del decennio Ottanta, le importanti modificazioni intervenute nello scenario socio-politico nazionale e internazionale hanno portato a un mutamento di modelli culturali, a un adeguamento della ricerca verso metodi e programmi diversi, con l'attenzione volta a gnoseologie e modelli elaborati da altri domini del sapere. È venuta meno la certezza di un paradigma sino allora egemone, quello delle categorie ideologiche che rendeva possibile schierarsi su posizioni o di assoluto relativismo o di rigoroso e consequenziale determinismo.
Il progressivo mutamento del panorama sociale e politico di questo decennio ha inoltre provocato trasformazioni qualitative sotto il profilo sia della domanda che dell'offerta dei periodici. Lo sviluppo dei mezzi informatici e la crescente attenzione del pubblico verso le potenzialità offerte dalla nuova tecnologia hanno innescato per es. un'offerta sempre più specializzata. Accanto ai p. fondamentali − come la Rivista di informatica, pubblicata dall'AICA (Associazione Italiana per l'Informatica e il Calcolo Automatico) e fondata nel 1971, o la Rivista IBM, nata nel 1965 − più di 100 testate sono entrate nel mercato nel 1992, la maggior parte delle quali nate negli ultimi anni. Vario è il campo degli interessi che coprono: si va dalle riviste più divulgative che si occupano di giochi elettronici, per es. Game power sorta nel 1991, a quelle che riguardano specificatamente gli ambienti operativi, come la Guida alle applicazioni Macintosh, semestrale nato nel 1987. Si giunge fino ai p. d'informatica applicata ai diversi campi della ricerca e a quelli legati al funzionamento delle organizzazioni pubbliche e private. Citiamo Zerouno: la nuova informatica per competere meglio, mensile nato nel 1981 che aggiorna sull'uso professionale del computer all'interno dell'azienda; Informatica ed Enti Locali, nato nel 1984, che riguarda le applicazioni presso la pubblica amministrazione; Medicina Informatica, fondata nel 1983, che è l'organo dell'Associazione Italiana di Informatica Medica (AIIM); Archeologia e calcolatori, che dal 1990 documenta e diffonde le applicazioni delle tecnologie informatiche allo studio e all'inventariazione dei reperti archeologici ed è edita a cura del CNR.
Un altro tema in rapidissima espansione, che si è venuto imponendo nei dibattiti del decennio trascorso e che si è puntualmente realizzato in riviste specializzate è quello del management e del marketing. Nel 1992 se ne registrano circa 100: tra quelle che hanno conosciuto grande popolarità è da citare Capital lanciata dalla RCS Periodici, che, pur non essendo una rivista professionale, si è affermata saldamente sul mercato editoriale italiano.
Il medesimo successo registrano i p. che si occupano di immagini, e non solo di fotografie: da ricordare Zoom (1980); l'ottocentesco L'Illustrazione italiana tornato in edicola nel 1981, diretto da M. Caprara, che al servizio fotografico aggiunge interventi d'informazione culturale; FMR, pubblicato da F.M. Ricci dal 1982, che puntando inizialmente sulla sola qualità e rarità delle immagini ha accentuato poi la fisionomia di rivista d'arte.
Una rivista che, pur avendo scopi di divulgazione, non rinuncia a un suo più impegnato carattere di periodico culturale specializzato è Archeo, attualità del passato, la cui direzione scientifica è stata affidata a S. Moscati.
Se il venir meno della presenza massiccia della politica nella cultura ha avuto come effetto quello di ridefinire il rapporto tra gli intellettuali e i luoghi della riflessione, che nelle riviste ''colte'' trovano il loro ambiente più idoneo, è pur vero che si vanno modificando le fonti conoscitive su cui gran parte del lavoro intellettuale contemporaneo è fondato. Sicché da una parte alcune riviste sono state rivitalizzate con il ritorno dalla politica di molti studiosi, dall'altra discipline che concernono, per es., il diritto, le scienze sociali, la stessa storia contemporanea, la medicina, la biologia, le scienze ambientali, ecc., non possono fare a meno di quell'organizzazione di dati, che istituzioni pubbliche e private producono attraverso i sistemi automatizzati. A ciò si aggiunge l'esigenza, resasi sempre più evidente negli ultimi anni, di un dialogo tra cultori di discipline diverse. Si riconoscono le difficoltà determinate dalle differenze dei principi teorici, delle forme di conoscenza sempre più specializzate, dei diversi codici linguistici e dei mezzi d'indagine ma s'individua, nel tentativo di comunicazione reciproca, quella ''fusione di orizzonti'' che la conoscenza rappresenta. È su questa linea che nascono importanti p., quasi di frontiera tra storia, antropologia, sociologia, medicina e filosofia, come Prometeo, rivista di scienza e storia (1983), diretta da V. Castronovo, per il quale divulgazione "vuol dire informazione più ampia e accessibile, circolazione delle idee, acquisizione dei risultati più significativi della ricerca, non limitata unicamente al giro ristretto degli addetti ai lavori".
In questo ambito, sebbene più diretto agli specialisti, si muove Intersezioni, rivista di storia delle idee (1981), quadrimestrale de Il Mulino di Bologna, diretto da E. Raimondi, P. Rossi e A. Santucci, che si avvale nel proprio comitato di direzione di C.M. Cipolla, T. Gregory, V. Strada, A. Tenenti, A. Varvaro e V. Verra, e che propone un'ipotesi d'interdisciplinarietà che dalla filosofia arriva all'economia. Pari importanza va data a altre due testate mosse dagli stessi principi: l'Indice dei libri del mese (1984), diretto da G. Sergi e C. Cases e la Rivista dei libri (1991), prima edizione europea del famoso periodico americano New York review of books (1963). Ambedue, traendo spunto dalla produzione di libri, con le loro recensioni intendono avvicinare i diversi settori della conoscenza, favorendo comunicazione, scambi e collaborazioni tra essi. F. Colombo e P. Corsi, direttori della Rivista dei libri, nei loro editoriali la propongono come l'occasione "per una valutazione critica di studi, atteggiamenti sociali, azioni politiche, progetti di ricerca scientifica, vicende letterarie o artistiche". Una rivista di idee, di riflessione, dove, cadute le aggregazioni di fede e di religione politica, si possono ridefinire "gli spazi di legittimità e di autorità riconosciuta (o riconoscibile) per il lavoro intellettuale".
Per la ricerca letteraria, nell'impossibilità di citarle tutte, si segnalano: Linea d'ombra (1983), diretta da G. Fofi e L. Sacerdote, mensile che affronta temi che si estendono dalla critica dei testi letterari e poetici al cinema e all'attualità politica e culturale; L'asino d'oro (1990), semestrale dell'editore Loescher di Torino, diretto da F. Brioschi, L. De Federicis, C. Di Girolamo e R. Ceserani, che si occupa di problemi legati alla teoria e alla storia letteraria in una dimensione non solo nazionale. Il semestrale Idra (1990) si afferma come rivista di ricerca che raccoglie saggi di critica letteraria con particolare attenzione ai "testi letterari che, al di là del successo ottenuto, possono rappresentare le punte più alte della letteratura europea". Ricordiamo ancora: I Tatti studies, pubblicazione di studi sul Rinascimento dell'Harvard University Center for Italian Renaissance Studies di Firenze, che Olschki edita dal 1985; il Vieusseux (1988), rivista dell'omonimo Gabinetto scientifico-letterario di Firenze, che oltre ai contributi di storia della letteratura ospita saggi di storia, di politica, studi su materiali d'archivio e di interesse sociologico.
Per il teatro si ricordano: Il Castello di Elsìnore (1988), diretto da S. Ferrone; Ariel (1986), quadrimestrale di drammaturgia dell'Istituto di studi pirandelliani, diretto da A. Barbina; Teatro e storia (1986), diretto da C. Meldolesi.
Per gli studi di economia: la seconda serie (1984) della Rivista di storia economica fondata da L. Einaudi; Politica economica (1985) diretta da P. Bosi e Banca impresa società, quadrimestrale della casa editrice Il Mulino.
Per l'arte, Art e dossier (1986), diretta da M. Calvesi e V. Eletti, è sicuramente una tra le riviste che va segnalata per il suo carattere informativo.
Per gli studi storici filosofici sull'ebraismo Henoch (1979) è il punto di riferimento degli studi italiani sul semitismo, di cui l'ebraistica rappresenta un campo autonomo. È stata fondata da J.A. Soggin, studioso delle origini ebraiche e della più antica storia di Israele, da G. Garbini che si occupa di tradizioni letterarie e di epigrafia ebraiche, da L. Moraldi e P. Sacchi che rivolgono la loro attenzione al tempo della grande crisi precristiana e da G. Tamani studioso di ebraismo medievale e moderno. La rivista pubblica articoli, note filologiche e recensioni su ognuno dei settori sopra indicati.
Tra gli annuari bibliografici, non potendo indicarli tutti, si segnala in particolare per il suo altissimo valore scientifico Medioevo latino, bollettino bibliografico della cultura europea dal secolo VI al XIII (1980) a cura di C. Leonardi, frutto di una collaborazione internazionale di medievisti e pubblicato dal Centro italiano di studi sull'alto medioevo.
L'Istituto dell'Enciclopedia Italiana iniziava, nel febbraio 1986, con la responsabilità di V. Cappelletti, la pubblicazione trimestrale di Lettere dall'Italia con l'intento di offrire, come si legge sul primo numero, "informazioni, dati, documentazione e rapidi commenti sui principali aspetti della vita italiana di oggi". La realtà italiana viene osservata sotto alcune angolazioni specifiche, che corrispondono alla sua articolazione interna: arte, letteratura e spettacolo, educazione, società, scambi culturali, fatti e problemi dell'emigrazione, lingua italiana e insegnamento dell'italiano, scienza, tecnologia, industria e lavoro italiano all'estero. Un filone di interesse già presente ne Il Veltro, rivista della civiltà italiana, bimestrale fondato nel 1957 da A. Ferrabino e V. Cappelletti, che ha espresso fin dall'inizio quella necessità del ''colloquio'' già sottolineata da Ferrabino, "scambio vitale di parole" tra Italiani e stranieri, in Italia e fuori d'Italia. Altra rivista dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana, edita dal 1983 e diretta da A.M. Romanini, è Arte medievale, periodico internazionale di critica dell'arte medievale, che ospita saggi, ricerche e documenta il recupero, la salvaguardia e la conservazione di questo patrimonio.
Strumento essenziale dell'informazione, dell'aggiornamento e della ricerca, il p. è, tra gli ''oggetti'' conservati in biblioteca ovvero nei centri e istituti di documentazione, quello che, da un punto di vista gestionale, presenta maggiori problemi: per la sua gestione economica, per l'attenzione che richiede al documentalista nell'acquisizione completa delle collezioni, per i problemi legati alla conservazione e per la quantità di richieste di prestito locale e interbibliotecario. L'Istituto di studi sulla ricerca e documentazione scientifica del CNR, per es., riferendo la propria esperienza, ha stimato che il 75÷80% delle richieste pervenute all'Istituto riguardava articoli pubblicati su periodici. L'altissima percentuale di richieste di p. è anche dovuta alla diffusione di sistemi d'informazione automatizzata (ne sono stati calcolati ben 7000: Godden 1993, p. 42) che consente, in alcuni casi e soprattutto per quanto riguarda le banche-dati non italiane, di reperire oltre la citazione bibliografica anche gli abstracts degli articoli. In Italia solo la biblioteca della Camera dei deputati, che già dall'Ottocento aveva iniziato un'attività di spoglio di articoli apparsi su riviste, dal 1979 continua la stessa esperienza on-line. Le testate scelte per questo archivio, costruito attraverso la cooperazione di diversi istituti (Biblioteca del Senato, Istituto nazionale della Resistenza di Milano e biblioteche collegate all'IRI) costituiscono una base dati di circa 2000 p. orientati prevalentemente verso le scienze storiche ed economiche.
Nell'ambito dello sviluppo della rete SBN (Servizio Bibliotecario Nazionale), che alla fine del 1993 conteneva circa 1 milione e mezzo di notizie bibliografiche, è prevista una banca dati riservata allo spoglio di pubblicazioni seriali, che se da un lato risolverà il problema della localizzazione degli stampati, dall'altro porrà quello dell'accesso ai documenti, cioè della loro fruizione, al di là della certezza della loro esistenza bibliografica. Infatti, la disseminazione dell'informazione e il suo aggiornamento sono collegati, in modo naturale, all'accesso. Negli ultimi anni, infatti, si è resa sempre più evidente l'esigenza di ricorrere a servizi di posta elettronica o telefacsimilare assicurati da agenzie di document delivery.
Se le collezioni definiscono l'essenza stessa di una biblioteca è pur vero che di questa assorbono, generalmente, i due terzi delle risorse economiche e quindi sarà sempre più urgente per le biblioteche, soprattutto per quelle i cui compiti istituzionali non sono legati alla conservazione e alla testimonianza del cammino culturale del paese, scegliere tra il possesso e l'accesso, cioè tra il continuare lo sviluppo delle collezioni oppure, rinunciandovi, assicurare la diffusione di un aggiornamento rapido e meno costoso dell'informazione.
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