PEONAGGIO
. Peones furono detti per molti secoli con parola spagnola (lett. "soldati di fanteria") i lavoratori indiani e meticci dell'America spagnola e delle Filippine, e da ciò derivò il nome di peonaggio a una particolare forma di lavoro forzato, basata sull'obbligo di lavorare a sconto dei proprî debiti.
Dopo l'abolizione delle encomiendas, i conquistatori spagnoli ricorsero infatti a varî metodi per continuare a sfruttare gl'indigeni e si diffuse soprattutto il costume di anticipare loro denaro in varie circostanze e di esigere in corrispettivo che essi lavorassero nelle aziende fino a estinzione del debito. I peones erano di solito retribuiti per questo genere di lavoro con un compenso minimo (da 12 a 18 pesos per anno) e finivano così col cadere in uno stato di servitù virtualmente perpetua, aggravata dal fatto che l'obbligazione assunta dal padre si trasmetteva al figlio e che il diritto di esigere il lavoro poteva dal creditore essere ceduto ad altri insieme con l'azienda.
Il sistema sopravvisse alla caduta della dominazione spagnola in molte delle nuove repubbliche americane, particolarmente nel Messico (dove nel 1910 si valutava che 1/3 della popolazione vivesse ancora in condizioni di peonaggio, gravissime soprattutto nelle zone tropicali), nel Perù, nell'Ecuador, ecc., e nelle Isole Filippine. Negli Stati Uniti, dopo l'abolizione della schiavitù, varie cause concorsero allo sviluppo del peonaggio, specie dei Negri (uso di punire i piccoli reati con multe e di accettarne il pagamento da datori di lavoro, cui il punito restava quindi obbligato, di fare contratti annuali e di anticipare il salario, di non assumere lavoratori che avessero rescisso il loro precedente contratto di lavoro, di reclutare con false promesse lavoratori, in questo caso spesso anche bianchi, per eseguire lavori in zone assai distanti, anticipando loro le spese di viaggio, d'impianto, ecc.); tale sistema in molti stati, specialmente del sud, fu anche riconosciuto e sanzionato dalla legge.
Un movimento per sopprimere il peonaggio era in verità sorto fin dalla seconda metà del sec. XIX, e questo scopo si proposero sia il 13° e 14° emendamento della costituzione, sia la legge speciale votata dal Congresso nel 1875, ma fu solo con la decisione della suprema corte del 1910 che le leggi degli stati che ammettevano il peonaggio furono dichiarate incostituzionali, e che il sistema divenne quindi illegale; in pratica tuttavia non è stato ancora del tutto sradicato. In seguito alla rivoluzione messicana (1911) una forte agitazione contro il peonaggio si diffluse anche nell'America latina e, successivamente nel 1916, 1917 e 1918, Perù, Messico ed Ecuador dichiararono abolite tutte le forme di servitù involontaria, tranne che per delitto. Il sistema anche in questi paesi perdura però di fatto in una certa misura, soprattutto nelle zone più remote. Molto diffuso è poi tuttora il peonaggio nelle Isole Filippine, nonostante i ripetuti tentativi fatti per eliminarlo (nel 1928 si riteneva che il 20% della popolazione fosse costituita da peoni). Le inchieste condotte dalla Società delle nazioni e dall'Ufficio internazionale del lavoro in questo campo hanno indubbiamente contribuito negli ultimi anni a far riconoscere la necessità di proibire ogni specie di lavori forzati nell'interesse di privati e quindi anche il peonaggio.
Bibl.: E. Molina, Los grandes problemas nacionales, Messico 1909; United States Department of State, Slavery in Peru, 62° Congresso, 3ª sessione, House document n. 1366 (1913); D. C. Worcester, Slavery and Peonage in the Philippine Islands (Department of the Interior), Manilla 1913; L. M. Hershaw, Peonage, Washington 1915; W. Wilson, Forced Labor in the United States, New York 1933; e pubblicazioni varie della Società delle nazioni.