PENNSYLVANIA (A. T., 130-131 e 132-133)
Stato della confederazione nordamericana, uno dei tredici originarî; il secondo per ampiezza (116.872 kmq.) e per popolazione (9.631.350 abitanti, censimento 1930) fra i centro-atlantici, cui appartiene. Di tutti gli stati dell'unione la Pennsylvania è il 31° per superficie, ma il 2° (dopo quello di New York) per popolazione, e il 6° per densità di abitanti (82 per kmq.).
Il territorio ha forma all'incirca rettangolare; salvo a E., dove gli serve da confine il corso tortuoso del Delaware, che lo separa dagli Stati di New York e del New Jersey, i suoi contorni sono fissati da linee convenzionali, geometriche, che s'identificano a N. (New York) col 42° N. (salvo un breve tratto lungo le sponde del L. Erie), a O. (Ohio, West Virginia) con l'80° 30′ O. e a S. (West Virginia, Maryland, Delaware) col 39° 45′ N.
La metà nordoccidentale dello stato rientra nell'altipiano degli Appalachi, che si restringe d'ampiezza man mano che si procede verso S.: regione in cui il rilievo, di regola (specie a O.) poco mosso, si mantiene entro altezze piuttosto modeste, declinando in complesso verso la zona dei grandi laghi. Una serie di diaframmi montuosi, disposti a un dipresso da SO. a NE., attraversa la parte centrale della Pennsylvania (Great Valley), ma senza toccare elevazioni notevoli (la massima, in tutto lo stato, resta inferiore ai 1000 metri), e declina rapidamente verso N., mentre l'estremità sud-orientale del territorio è occupata da una anche più depressa chiostra di colline, con cui le ultime digitazioni del Blue Ridge vanno a finire sulla pianura costiera, che rimane completamente al di fuori dei confini dello stato. Oltre la scarpata interna dell'altipiano (la cosiddetta Allegheny Front) le acque volgono all'Atlantico: il Susquehanna, che mette foce nella baia di Chesapeake, ne convoglia da questa parte la quantità maggiore, dando in certo modo, insieme con il Delaware, unità idrografica alla Pennsylvania orientale, così come l'alto Ohio con i suoi due rami sorgentiferi, l'Allegheny e il Monongahela, la dà alla Pennsylvania occidentale.
Il clima acquista rapidamente carattere di continentalità col procedere verso O.; temperature medie annue e piovosità vanno diminuendo, mentre cresce l'escursione annua e diurna. Così dai 12° di media annua di Filadelfia si passa a 9°,3 ad Erie, sul lago omonimo; le medie del gennaio e del luglio sono rispettivamente di −0°,1 e 24°,3 contro −3°,3 e 22°,1; quelle delle precipitazioni annue di 1103 contro 980 mm.
Del territorio dello stato all'incirca i 3/5 (695,7 mila ha.) rappre. sentano la superficie produttiva agraria e forestale, le colture occupano però poco più della metà di questa superficie, meno di terreni adatti a pascolo, e il resto il bosco, assai ridotto dall'originaria estensione. Cereali e tabacco formano la base dell'agricoltura; tra i primi predominano il grano (15 milioni di hl. nel 1932) e l'avena (8,7 milioni di hl.); notevole è anche il raccolto delle patate (7,5 milioni di hl.). Oltre al tabacco si coltivano su larga scala varie specie di piante da frutta (meli, peschi, viti, ecc.). L'allevamento conta 1,4 milioni di capi di bovini, 660 mila suini, 490 mila caprini e 300 mila cavalli; gli animali da cortile superano i 3 milioni di capi.
Ma la vera ricchezza della Pennsylvania è nel sottosuolo, per i cui prodotti è alla testa di tutti gli Stati dell'Uni. one; e di questi prodotti di gran lunga il più importante è il carbon fossile, che rappresenta all'incirca i 4/5 in valore di quanto lo stato ricava dallo sfruttamento delle miniere. Poco meno della metà anzi è assorbito dalla sola produzione dell'antracite (69,4 milioni di tonnellate nel 1930, per un mlore di 354,6 milioni di dollari), che viene estratta sopra una superficie di circa 40 mila kmq., tra i medî corsi del Delaware e del Susquehanna e soprattutto nei tre bacini del N. (Scranton, Pittston, Wilkes-Barre, Old Forge, Nanticoke), del Centro (Hazelton, Shamokin, Shenandoah) e del S. (Pottsville, Minersville, Schuylkill). Nella Pennsylvania occidentale, da Pittsburg a Connellsville, si estrae invece litantrace (124,5 milioni di tonn. per 213,6 milioni di dollari nel 1930), in condizioni quanto mai vantaggiose dato il carattere pianeggiante della regione, la poca profondità dei filoni e la facilità delle comunicazioni, che possono contare anche su eccellenti vie d'acqua (fluviali e lacustri).
Di minore, ma non trascurabile importanza sono poi la produzione del petrolio (11,9 milioni di barrels nel 1930), che si ricava dall'estremo angolo nord-occidentale dello stato, dalle rive dell'Erie al medio Allegheny (Oil Creek, dove sono i primi pozzi con i quali nel 1859 si iniziò l'estrazione del petrolio negli Stati Uniti), e del ferro (magnetite ed ematite per 437 mila tonn.; siderite per 5 milioni di tonn., nel 1930), estratto soprattutto dal Blue Ridge (Libanon), nella stessa zona in cui si hanno le migliori riserve carbonifere.
Queste favorevoli condizioni hanno determinato un rapido e continuo sviluppo delle industrie, per il complesso delle quali la Pennsylvania è superata soltanto dal finitimo stato di New York; nel 1930 vi si contavano 20.065 imprese con 1,2 milioni di operai e una produzione valutata a 6,5 miliardi di dollari. Alla testa di tutte le industrie stanno naturalmente le metallurgiche (il 34,5% della capacità di alti forni dell'intera Unione e il 36,4% degli impianti per la produzione del ferro e dell'acciaio sono concentrati in Pennsylvania), con fabbriche fra le più grandiose del mondo (soprattutto a Pittsburg, che è il centro di questa produzione); ma non meno notevole è l'importanza delle industrie tessili (il 40,9% degl'impianti dell'Unione per la produzione della seta), che segnarono poco meno di 1 miliardo di dollari nel 1930, le alimentari (627 milioni di dollari), le chimiche (426 milioni di dollari), le poligrafiche, ecc., che sono largamente distribuite in tutto lo stato (le industrie metallurgiche sono concentrate presso le zone carbonifere, quelle tessili invece intorno a Filadelfia).
Lo stato, che contava 434.000 ab. nel 1790, superava il milione trent'anni dopo, e i due alla metà del sec. XIX. Il censimento del 1870 segnava 3.521.951 abitanti, saliti a 5.258.113 nel 1890, a 6.302.115 nel 1900, a 7.665.111 nel 1910, a 8.720.017 nel 1920. L'aumento tra il 1920 e il 1930 è stato perciò del 10,5%, mentre era stato del 13,8% tra il 1910 e il 1920 e del 21,6% tra il 1900 e il 1910. I nati all'estero formavano nel 1930 il 12,8% del totale (1.253.051 ab.); di questi la colonia più numerosa era l'italiana (18,3%), con 255.979 unità (solo lo stato di New York ne possiede una più numerosa), ammassata soprattutto nei maggiori centri industriali. Seguono la polacca (13,5%), la russa (9,4%), la cecoslovacca (9%), la tedesca (9%), l'irlandese (8%), ecc. I Negri costituiscono appena il 4,5% del totale.
Della popolazione il 67,8% vive riunita in centri urbani; di questi uno si avvicina ai due milioni di ab. (Filadelfia), uno supera il mezzo milione (Pittsburg), tre i 100 mila ab. (Scranton, Erie, Reading), e dieci i 50 mila ab. (Allentown, Wilkes-Barre, Altoona, Harrisburg - la capitale - Johnstown, Lancaster, Chester, Bethlehem, York, Mc Keesport). Ubicazione e sviluppo di queste città sono in rapporto essenzialmente con l'industria, ma la maggior parte dei centri si allinea lungo i fiumi che segnano, anche perché spesso seguiti da strade e da ferrovie, le direzioni fondamentali del traffico.
Storia. - Il 1° giugno 1680 William Penn (v.) chiese a Carlo II, per aiuti prestati dalla sua famiglia alla Corona, di donargli le terre in America ad ovest del Delaware e a nord del Maryland, e verso nord, ad libitum. Il re consentì, e il duca di York (poi Giacomo II) vi aggiunse i suoi diritti alle terre ad ovest e a sud della baia e del fiume Delaware. I termini di questa donazione suscitarono un conflitto con i Baltimore, che durò sino al 1760; e pochi anni dopo due geometri inglesi, Mason e Dixon, definirono il confine meridionale a 39° 44′. Era intenzione dei donatori cedere a Penn tre gradi di latitudine; ma per l'opposizione di New York il confine settentrionale fu fissato al 42° N. Penn, scartato il nome di Nuova Galles, scelse "Sylvania", al quale il re, malgrado le proteste del modesto quacchero, prefisse "Penn". La nuova provincia comprese anche lo stato odierno di Delaware, noto allora come i "Territorî" o le "Basse Contee". Il 27 ottobre 1682 il fondatore sbarcò nella sua nuova colonia. Trattò bene gl'Indiani e gli Svedesi e Olandesi che trovò già stabiliti nelle sue terre, e attirò presto molti coloni fra i quaccheri della Gran Bretagna e i mennoniti e pietisti tedeschi e svizzeri, e volle subito fondare una grande città, Filadelfia, alla confluenza dei fiumi Delaware e Schuylkill. I poteri del proprietario erano ampî, ma per la prima volta molti diritti furono riservati alla Corona. Uno statuto compilato da Penn, detto Frame of government, affidò il governo a un consiglio di 72 (nel quale 3 voti erano riservati a lui stesso), eleggibili per un terzo ogni anno da tutti i cittadini, e avente la facoltà di proporre leggi a un'assemblea di 200 cittadini, che dovevano approvarle o respingerle senza discussione. Cittadino era ogni persona che possedeva terra o pagava tasse. Traccia delle sue idee umanitarie rimangono nell'ordinamento penitenziario e nella libertà religiosa concessa a ognuno che riconoscesse un divino creatore; e ciò a un passo dalla vicina Baltimora, dove bisognava professarsi cristiano. Anche nella Pennsylvania però soltanto i cristiani poterono aver parte nel governo. Il Penn organizzò tuttavia la sua colonia con poco riguardo verso il proprio progetto di statuto. Nel Natale del 1682 egli convocò una camera di 40 persone a Chester, la quale fra altre leggi approvò l'"Atto di unione" tra la provincia e i "territorî". Dopo molte tergiversazioni un nuovo statuto fu adottato nel marzo 1682-83, detto Act of Settlement, che istituì un consiglio di almeno 18 e un'assemblea di almeno 36 persone. La costituzionalità di queste leggi, mai sottomesse alla corona e non sempre rispettate dal Penn, è stata messa in dubbio. Il litigio con i Baltimore obbligò il Penn a tornare in Inghilterra nell'agosto 1684, dopo aver affidato il potere esecutivo al Consiglio. Non tornò più in America, e, dopo la sua morte nel 1718, i suoi discendenti considerarono la colonia non, come lui, quale "sacro sperimento", ma come una fonte di reddito. I proprietarî cercavano di costringere i coloni riluttanti a contribuire alle spese della guerra spagnola e di quella dei Sette anni. I coloni da parte loro insistettero a voler imporre una tassa sui terreni privati dei proprietarî, riuscendovi nel 1760. La meta ulteriore, di eliminare i proprietarî e trasformare il territorio in colonia reale, fu dimenticata per l'incalzare del problema dell'indipendenza. Dopo la guerra dei Sette anni, i quaccheri perdettero il monopolio del governo, che venne sotto l'influenza degl'immigranti scotoirlandesi. Durante la rivoluzione, malgrado importanti correnti di fedeltà alla corona, la Pennsylvania contribuì grandemente al successo della rivolta, soprattutto per merito dei suoi uomini politici. I due congressi continentali si riunirono in Pennsylvania (1774-1781), e a Filadelfia fu votata nel 1776 la dichiarazione d'indipendenza, che è, a ragione, considerata la Magna Carta della libertà politica moderna. In Pennsylvania ebbero luogo le importanti battaglie di Brandywine e Germantown (1777), e ivi, a Valley Forge, Washington passò il critico inverno 1777-78. La rivoluzione spazzò via i diritti politici della famiglia Penn, la quale ricevette peraltro un'indennità di 120.000 sterline nel 1779 e poté conservare i titoli e cospicui latifondi in diverse contee, che sono ancora nelle sue mani. Un nuovo statuto formulato nel 1776, ma che non fu mai sottomesso al voto popolare, continuò il sistema unicamerale, abolì l'ufficio del governatore, affidando il potere esecutivo a un consiglio di dodici, e creò un consiglio di censori, che doveva riunirsi ogni sette anni, per sorvegliare l'applicazione della costituzione. Questa fu modificata radicalmente nel 1790: fu ristabilito l'ufficio di governatore, istituito un sistema bicamerale, e furono aboliti i due consigli, dei dodici e dei censori.
In Pennsylvania ebbe luogo, nel 1794, una seria insurrezione contro l'imposta federale sul whisky, e un'altra nel 1799 contro l'imposta sulle case, capitanata dal tedesco Giovanni Fries. Nel 1838 i due partiti, whig e democratico, in seguito a una elezione combattuta, organizzarono ciascuno la sua camera di deputati, che dette luogo a un periodo di violenza detta "Buckshot War". Alla fine i democratici la vinsero.
Con il tempo però la Pennsylvania si staccò dal partito democratico e allo scoppio della guerra civile era diventata nettamente repubblicana.
Ebbe luogo in Pennsylvania, a Gettysburg, la battaglia decisiva di quella guerra (1863).
L'immenso sviluppo industriale dello stato, ricco di miniere di carbone e di officine siderurgiche, l'ha reso troppo frequentemente scena di cruente lotte di classe. Celebre soprattutto fu l'organizzazione terroristica detta dei "Molly Maguires", che infestò a lungo la zona mineraria e fu soppressa nel 1889 con l'intervento dei poliziotti privati di Allan Pinkerton. L'uso di questi poliziotti privati è diventato costante nello stato ed è una delle più frequenti cause di attrito industriale.
La Pennsylvania, per il suo sviluppo industriale, rappresenta anche la regione dove si propugna la difesa più fanatica delle alte tariffe protezionistiche, alle quali molti hanno creduto di poter attribuire prima l'inaudita prosperità dell'America, e poi il suo collasso nel 1929. Lo stato è quasi sempre repubblicano. Filadelfia fu, con breve intervallo, sede del governo federale sino alla creazione di Washington nel 1800. Qui ebbe sede anche la capitale dello stato, che poi fu trasportata a Lancaster nel 1799 e da lì a Harrisburg nel 1812.
Bibl.: L'unico trattato completo della storia della Pennsylvania è: H. M. Jenkins e altri, Pennsylvania colonial and federal, voll. 3, Filadelfia 1903. Indispensabile è anche: R. Proud, History of Pennsylvania from the original settlement in 1681 till after the year 1742, voll. 2, ivi 1797-98. Di grande valore è: W. R. Shepherd, History of proprietary government in Pennsylvania, New York 1896. Molto utile: Isaac Sharpless, History of Quaker government, voll. 2, Filadelfia 1898-99 (il vol. I è intitolato: A Quaker experiment in government). Il libro dello stesso autore, Two centuries of Pennsylvania history, è breve ma ottimo. Importante: G. THomas, Historical and geographical account of the province and country of Pennsylvania, Londra 1698; riprodotto litograficamente, New York 1848. V. anche: D. Agnew, History of the region of Pennsylvania north of the Ohio and west of the Allegheny river, Filadelfia 1887; W. M. Cornell, History of P. from the earliest discovery to the present time, Filadelfia [1876]; W. H. Egle, Illustrated history of the commonwealth of Pennsylvania, 1609-1876, Harrisburg 1876; S. G. Fisher, Making of Pennsylvania, Filadelfia 1896; id., Pennsylvania, colony and commonwealth, ivi 1897, buono per il periodo coloniale; B. Franklin, Hist. review of the constitution and government of P., Londra 1759; Friends'hist. society, Bulletin, Filadelfia 1906 segg.; id., Journal, Londra e Filadelfia 1903 segg.; id., Supplement, 1907 segg.; F. Thomas Gordon, Hist. of Pennsylvania, from its discovery by Europeans to 1776, Filadelfia 1829; S. Hazard, Register of Pennsylvania, voll. 16, ivi 1828-1836; id., Annals of Pennsylvania, from the discovery of the Delaware, 1609-82, ivi 1850; B. A. e M. L. Hinsdale, Hist. and civil government of Pennsylvania, Chicago 1899; Hist. sketch of the paper money of Pennsylvania, Filadelfia 1862; M. K. Jackson, Outline of the literary hist. of colonial Pennsylvania, New York 1908; C. H. Lincoln, Revolutionary movement in Pennsylvania, 1760-76, in Publications of the University of Pennsylvania, Hist. series, n° i; Ch. McCarthy, Anti-masonic party, Washington 1903; J. B. McMaster e F. D. Stone, Pennsylvania and the federal constitution, 1787-88, Filadelfa 1888; B. M. Mead, Brief review of the financial hist. of Pennsylvania to the present time, 1682-1881, Harrisburg 1881; C. Miner, Hist. of Wyoming, Filadelfia 1845; P. Federation of hist. societies, Acts and proceedings, 1906 segg.; id., Publications, 1916-17; I. D. Rupp, Early hist. of Western Pennsylvania, and of the west, and of western expeditions and campaigns, from 1754 to 1833, Pittsburg 1846; J. L. Schulze, Nachrichten von der vereinigten deutschen evangelisch-lutherischen Gemeinden in Nord-America, absonderlich in Pensylvanien, Halle 1787; G. Smith, History of Delaware county, Filadelfia 1862; W. L. Stone, Poetry and hist. of Wyoming, New York 1841; J. M. Swank, Progressive Pennsylvania, Filadelfia 1908; J. P. Wickersham, Hist. of education in Pennsylvania, Lancaster 1886; G. H. Ashley, A Syllabus of Pa. Geology and mineral resources, Harrisburg 1931.