PENICILLINA (App. II, 11, p. 515)
Oltre che essere il primo antibiotico scoperto e realizzato, la p., a distanza di 20 anni, rimane ancora l'antibiotico di più largo e comune impiego. Ciò è dovuto non solo al fatto che presenta il più basso grado di tossicità fra gli antibiotici finora scoperti e utilizzati, ma anche alla possibilità di essere riusciti a realizzare importanti modifiche nella sua formula di composizione, modifiche che hanno consentito l'eliminazione di alcuni inconvenienti legati all'uso di questo antibiotico.
Com'è noto, i primi sali di p. adoperati per via parenterale (quello di potassio e quello di sodio) presentavano l'inconveniente di una rapidissima eliminazione dall'organismo, per cui le singole dosi dovevano essere iniettate ripetutamente, a breve intervallo. Dimostratisi di scarsa efficacia o praticità tutti i mezzi impiegati per ritardare l'escrezione dell'antibiotico attraverso i reni o per rallentare il suo assorbimento in seno ai tessuti (p. in olio o cera; solventi ad azione ritardo, ecc.), il problema è stato risolto con l'impiego dei cosiddetti "sali poco solubili" di p., i quali, anziché passare in soluzione nel solvente, formano una sospensione microcristallina, il cui assorbimento in seno ai tessuti avviene lentamente. Questa particolare proprietà ha permesso di aumentare perciò l'intervallo di tempo intercorrente tra le singole inoculazioni.
Il primo preparato di p.-ritardo entrato nell'uso clinico è stata la p.- procaina, con la quale era possibile distanziare di 12 ore le singole dosi. Senonché questo sale, per la presenza della procaina, sostanza facilmente allergizzante, causava con frequenza relativamente maggiore sindromi anafilattiche. Soprattutto per questo motivo vennero in seguito usate altre p.-ritardo, le quali oltre a ridurre il pericolo di eventuali reazioni allergiche, consentivano, per la loro minore solubilità, di aumentare l'intervallo fra le singole iniezioni. Fra queste p.-ritardo qui ricordiamo: 1) Dibenziletilendiamina dipenicillina G (DBEDG): sale pochissimo solubile; consente di praticare un'iniezione alla settimana; i livelli ematici che si ottengono non sono però molto elevati. 2) Allercur-penicillina G o V: sale più solubile del precedente; con un'iniezione ogni 12 ore si ottengono livelli elevati e costanti; per la presenza dell'"allercur" (antistaminico) sono ridotte notevolmente le reazioni allergiche. 3) Dibenziletilendiamina dipenicillina V (DBEDV): è un sale avente un grado di solubilità intermedio fra i due precedenti; consente quindi di mantenere un intervallo di 24 ore fra le singole iniezioni. 4) Jodidrato dell'estere dietilaminico della penicillina G: questo sale ha la caratteristica di uno specifico tropismo per la mucosa dell'apparato respiratorio, per cui è indicato nelle affezioni localizzate in questa sede.
Queste p.-ritardo si usano generalmente associate con un sale di p. solubile (potassico o sodico), il quale determina, per il rapido assorbimento, un livello ematico immediato ed elevato, ma breve, che perdura fino a quando gradualmente non interviene l'altro sale ad assorbimento ritardato, il quale determina un livello ematico meno immediato e meno elevato, ma più prolungato. In tal maniera si riesce ad avere nel sangue una concentrazione di antibiotico costante e protratta nel tempo.
Com'è noto, la p. agisce prevalentemente su batterî gram-positivi; per ampliarne lo spettro ha trovato largo impiego, in medicina, la sua associazione con la streptomicina, antibiotico ad azione prevalente sui batterî gram-negativi. L'unione di questi due antibiotici accresce notevolmente le probabilità di un risultato terapeutico favorevole per i seguenti motivi: a) per una ben documentata azione sinergica dei due antibiotici, che porta ad un notevole ampliamento dello spettro d'azione e, conseguentemente, ad un'attività antibatterica più elevata in confronto a quella ottenuta con i due antibiotici usati singolarmente; b) per una maggiore e più costante attività dell'associazione, in caso di infezioni sostenute da germi parzialmente resistenti ai singoli antibiotici e quindi difficilmente influenzabili da ciascuno di essi, separatamente; c) per l'ulteriore diminuzione della probabilità di formazione di ceppi resistenti verso ciascuno dei due antibiotici; d) per la più facile prevenzione di eventuali superinfezioni, quali si osservano dopo trattamento con un solo antibiotico.
È stato anche oggetto di studio un inconveniente che ha in un primo tempo reso impossibile l'esecuzione della terapia penicillinica per via orale, cioè la rapida inattivazione che quest'antibiotico subisce per azione dei succhi gastrici. Si è cercato di rimediare, parzialmente, a questo inconveniente somministrando la p. insieme con idrossido di alluminio o altre sostanze capaci di neutralizzare l'acidità del succo gastrico, oppure, racchiudendo l'antibiotico in speciali capsule che si sciolgono solamente in ambiente alcalino, cioè nel duodeno. Un reale progresso nella terapia orale con p. si è conseguito mediante l'impiego della fenossimetilpenicillina o penicillina V che presenta il vantaggio di essere poco solubile e molto stabile in ambiente acido, ma di trasformarsi, in ambiente neutro o alcalino, in un sale idrosolubile, facilmente assorbibile.
Un problema della massima importanza collegato con la terapia penicillinica è quello riguardante l'insorgenza di uno stato di resistenza verso questo antibiotico, soprattutto in alcune specie batteriche, come gli stafilococchi. La scoperta, avvenuta recentemente, dell'acido aminopenicillanico, descritto come il "nucleo" della p., ha condotto un gruppo di ricercatori alla sintesi di una nuova p., la 6- (2,6-dimetossibenzamido) penicillinato monoidrato, contrassegnata con la sigla BRL 1241. Questa, nei confronti delle precedenti p., presenta il grande vantaggio di non risentire in alcun modo l'azione inattivante della penicillinasi e di risultare, quindi, sempre attiva verso tutti i germi produttori di questo enzima. Con la BRL 1241 il problema della penicillino-resistenza degli stafilococchi e degli altri germi sembra perciò brillantemente risolto.