PELOPE (Πέλοψ)
Eroe peloponnesiaco la cui leggenda era localizzata in Olimpia ove P. e la sposa Ippodamia erano probabilmente divinità indigene, sostituite poi da Zeus e da Hera. Secondo la saga riportata da Ferecide P. avrebbe conquistato Ippodamia vincendo nella gara col carro il padre di lei, Enomao, il cui auriga, Mirtilo, corrotto da P., avrebbe tolto il perno a una ruota del carro di Enomao facendolo precipitare e travolgere dai cavalli. Secondo un'altra versione, accolta da Pindaro, P. avrebbe vinto grazie ai cavalli alati avuti in dono da Posidone e con questi, dopo la vittoria, avrebbe spiccato il volo sul mare Egeo; durante il tragitto P. uccide Mirtilo che aveva tentato di oltraggiare Ippodamia.
Sull'Arca di Kypselos (VII sec.) P. era raffigurato sul cocchio tirato dai cavalli alati assieme a Ippodamia (Paus., v, 17, 7). Non pare che si possa riconoscere P. in un giovane fra due cavalli alati su una coppa laconica, come vorrebbe il Minervini. Su una lèkythos a figure nere della fine del VI sec. P. è raffigurato avvolto nello himàtion in atto di salire sul carro, mentre Enomao compie il sacrificio. Analoga scena era forse rappresentata su un cratere frammentario a figure rosse da Atene del 440-430 circa: di P. resterebbe solo un lembo della veste. La più importante e monumentale effigie di P. è quella del frontone E del tempio di Zeus a Olimpia: l'eroe e in attesa della gara, stante, con elmo, lancia e, originariamente, scudo e corazza di bronzo (II venticinquennio del V sec.). Questa severa iconografia muta radicalmente in una nota anfora di Arezzo dell'ultimo venticinquennio del V sec.: P. è qui raffigurato nell'atto di sospingere la quadriga al di sopra del mare e presenta i caratteri proprî dello stile fiorito: lunghi capelli svolazzanti, aspetto tenero e giovanile, ricche vesti preziose. Nel IV sec. i varî momenti del mito sono raffigurati su una serie di vasi àpuli e campani nei quali P. appare sotto nuovo aspetto, vestito con abito orientale: berretto frigio, ricca veste succinta o talare, brache e, per lo più, due giavellotti in mano. Talvolta l'eroe ha un aspetto misto greco-orientale in quanto ha il berretto frigio e la clamide sul corpo nudo. Fra le rappresentazioni più importanti ricordiamo: 1) situla di Villa Giulia; 2) vaso da Ruvo; 3) cratere da Ruvo; 4) vaso d'Averno a Napoli; 5) tre vasi da Ruvo; 6) vaso policromo di S. Agata dei Goti; 7) vaso cosiddetto di Archemoros a Napoli; 8) aröballos del museo di Berlino.
Secondo il Papasliotis su alcuni vasi del IV sec. si potrebbe riconoscere P. in un giovinetto nudo che appare assieme a Posidone quale favorito del dio (cratere di Ruvo; cratere di Berlino); la cosa è dubbia, anche perché il giovanetto di Berlino è quasi certamente Ganimede. In Apollonio Rodio (III sec.) P. era raffigurato sulla veste di Giasone (Apoll. Rhod., i, 752). Nel II sec. il mito, con netto carattere funerario, appare su una serie di urnette etrusche; P., nudo e con la clamide, uccide Enomao con una ruota o altra arma: oppure, in abito orientale, lotta con Mirtilo: in una terza serie P., nudo e con berretto frigio, uccide Mirtilo con la spada. In età romana P., nudo e con la clamide, appare su monete di Smirne del tempo di Antonino Pio (tav. xxix, 6). Il mito di P. è ricordato, nel III sec. d. C., dai due Filostrati, forse in base a qualche rappresentazione pittorica (Fil. il Vecchio, Eik., i, 17; Fil. il Giovane, Eik., 9): P. era raffigurato in abito orientale. Il mito è infine riprodotto su una serie di sarcofagi nei quali P. mantiene sempre l'abbigliamento orientale: 1) da Tipasa; 2) Louvre-Albani-Palazzo Massimo; 3) Napoli; 4) Bruxelles. Particolarmente interessante, come estrema metamorfosi iconografica, il sarcofago vaticano della Sala della Biga, nel quale la gara è ambientata in un circo romano e lo stesso P. appare barbato e vestito in abito militare romano.
Monumenti considerati. - Kölix laconica: T. Minervini, in Bull. Arch. Nap., 1852-53, tav. xi, n. 8. Lèkythos a figure nere: Jahrbuch, 1891, p. 34, fig. 23. Cratere a figure rosse di Atene: Journ. Hell. Stud., ix, 1890, tav. 1. Figure del frontone E di Olimpia: G. Rodenwaldt, Olympia, tav. 36. Anfora di Arezzo: E. Pfuhl, Mal. u. Zeichn., iii, fig. 583; E. Buschor, Griech. Vasen, fig. 245. Situla di Villa Giulia: Ausonia, 1912, tav. iii. Vaso di Ruvo: Mon. Inst., iv, tav. 30. Cratere da Ruvo: Mon. Inst., v, tavv. 22-23. Vaso di Averno a Napoli: Mon. Inst., viii, tav. 9. Vasi di Ruvo: Roscher, s. v. Oinomaos, figg. 2, 3, 4; Mon. Inst., ii, tav. 32. Vaso policromo da S. Agata dei Goti: G. Patroni, Ceram. Italia Mer., fig. 6o; Arch. Zeit., 1853, tav. lv. Vaso di Archemoros a Napoli: Roscher, s. v. Oinomaos, fig. 6. Aröballos dei Musei di Berlino: Mon. Inst., x, tav. 25. Cratere di Ruvo del IV sec.: Mon. Inst., ii, tav. 30. Cratere di Berlino: E. Gerhard, Trinkgefässe, tav. xxii. Urnette etrusche: G. Körte, Urnette etrusche, ii, tav. v, 1; xli-lvi. Monete di Smirne: Catal. Gr. Coins Brit. Mus, Ionia, tav. xxix, 6. Sarcofagi romani: da Tipasa: Ausonia, 1912, p. 126, fig. 3. Louvre, Albani, Palazzo Massimo, Napoli, Bruxelles: C. Robert, Sarkophagrel., tavv. cvi, 327; cv, 325, 326; cvi, 328, 329. Sarcofago vaticano, Sala della Biga: C. Robert, Sarkophagrel., tav. ci a, 323.
Bibl.: P. Papasliotis, in Arch. Zeit., 1853, pp. 33 ss.; 49 ss.; K. Friederichs, ibid., 1853, p. 82 ss.; J. E. G. Roulez, in Mem. Acad. Roy. Belge, 1855, p. i ss.; Weizsäcker, in Roscher, III, i, 1897-909, c. 764 ss., s. v. Oinomaos; St. Gsell, in Mélanges Arch. et Hist., 1894, p. 441 ss.; G. Cultrera, in Ausonia, 1912, p. 126 ss.; C. Robert, Die Antiken Sarkophagreliefs, Berlino 1880-87, III, 3, p. 386 ss.; G. Becatti, in La Critica d'Arte, 1939, p. i ss. Vedi anche bibliografia sotto v. olimpia, maestro di; ippodamia; enomao.