PELAGONIO (Pelagonius)
Scrittore latino di veterinaria, fiorì verso la seconda metà del sec. IV d. C. Ispirandosi a un esempio greco, egli aveva trattato delle malattie dei cavalli e dei rimedî relativi in lettere indirizzate a persone varie. Il successo di queste lettere lo indusse a raccoglierle in un libro che dedicò ad Arzigio, consolare della Tuscia e dell'Umbria dopo l'anno 366.
Che Pelagonio non abbia avuto velleità letterarie, s'inferisce dal fatto che egli s'astenne dal rifondere in un'opera organica le sue lettere. Pur giovandosi della propria esperienza, non disdegnò gli scritti di veterinaria di autori greci (Apsirto, Eumelo) e latini (Cornelio Celso, Columella). I metodi di cura da lui suggeriti sono ispirati talora alla più crassa superstizione, talaltra invece alla guida migliore del buon senso. Dell'Ars Veterinaria di Pelagonio, oltre a Vegezio, si servì il compilatore degli Hippiatrica che ne tradusse in greco molti brani, non senza errori. Edizione di M. Ihm, Pelagonii Artis Veterinariae quae extant, Lipsia 1892.
Bibl.: Molini, Sopra la veterinaria di P., Padova 1828; F. Buecheler, in Rhein. Mus., XLV (1890), p. 331; M. Schanz, Gesch. d. röm. Litt., 2ª ed., Monaco 1914, IV, p. 192 segg.