PAULUCCI di CALBOLI, Fulcieri
Nato a Forlì nel 1893, da Raniero e dalla contessa Virginia Lazari di Gifflenga, allo scoppio della guerra mondiale era ufficiale nel reggimento Savoia cavalleria; chiesto, invano, il trasferimento nei granatieri e poi nelle autoblindate, fu mandato come ufficiale addetto al comando della brigata Padova. Ferito a un ginocchio il 26 ottobre 1915, trascurò la ferita tanto da rimanere minorato nell'arto; ma volle ritornare al suo posto di combattimento. Il 28 giugno 1916, quando combatteva sugli Altipiani, una nuova ferita al ginocchio lo rendeva completamente invalido, ed egli veniva dichiarato inabile alle fatiche di guerra; ma riusciva ad ottenere che il duca d'Aosta lo chiamasse al comando d'artiglieria della 3ª armata, come osservatore di controbatteria. Il 18 gennaio 1917 veniva nuovamente ferito a Dosso Faiti, con la quasi totale recisione del midollo spinale e conseguente paralizzamento degli arti inferiori. Ridotto a muoversi su una carrozzella meccanica, intraprese un'opera di propaganda attivissima nel paese, superando lo strazio della carne martoriata. Il 28 febbraio 1919 moriva nel sanatorio di Jaanen, in Svizzera. Fu decorato di medaglia d'oro al valore, con riferimento specifico alla giornata di Dosso Faiti, ma con richiamo a tutta la sua azione di combattente.
Uscirono postumi un suo studio su La lotta contro il celibato nel passato e nell'ora presente, con prefazione di B. Mussolini (Milano 1928) e le Lettere ad Alessandra.
Bibl.: A. Gambaro, Un eroe, in L'azione di Cesena, 7 marzo 1917; L. Toeplitz, Fulcieri P. d. C. nelle lettere ad Alessandra, Milano 1920; id., Fulcieri P. d. C., Piacenza 1922; G. Platania, Fulcieri P. d. C., Roma 1925; R. Della Torre, Fulcieri P. d. C., Forlì 1929; C. Delcroix, in Guerra di popolo, Firenze 1931, pp. 252-256; A. Omodeo, in Momenti della vita di guerra, Bari 1934, pp. 368-70.