CLAUDEL, Paul
Poeta francese, nato nel 1868 a Villeneuve-sur-Fin (Aisne), vivente. Non è stato mai letterato "di professione"; ma ha percorso la carriera consolare e diplomatica su tre continenti: allievo console (1892); vice-console a New York (1893); console supplente a Shangai (1894); primo segretario a Pekino (1896); console a Tien-Tsin (I906) e a Praga (1909); console generale a Francoforte sul Meno (1911) e ad Amburgo (1913); addetto a Roma (1915); ministro a Rio Janeiro (1916) e a Copenaghen (1919); ambasciatore a Tokio (1921) e a Washington (1928).
È nota la dichiarazione del poeta ad un amico: "Io mi considero come uno scrittore religioso e cattolico. Se una missione mi è stata imposta, è quella di portare nuovamente a un mondo corroso dal dubbio e abbrutito dal materialismo, l'idea della gioia e dell'amore, nella certezza e nella fede d'un Dio personale, a noi legato da un rigoroso contratto". Donde l'estetica del C., esposta nel suo faticoso e discusso Art poétique (1907), che vuol essere appello a un ordine classico; sebbene egli respinga, solitamente, le forme tradizionali della poesia europea, e usi versetti alla maniera biblica, scanditi dalla respirazione del dicitore mutabile col variare della sua commozione. In tale forma sono scritti, oltre la maggior parte delle liriche, i suoi drammi: Tête d'or (1891; seconda redazione, 1895), avventura d'un eroe, conquistatore e dittatore, in tempi fuori della storia; Le repos du septième jour (1896), tenebrosa vicenda della discesa d'un imperatore cinese agl'inferi; La ville (1893-1897), L'échange (1894), Partage de midi (1906). Drammi con personaggi e ambienti del tempo nostro, ma idealizzati da una magia trasfiguratrice, hanno tutti per nucleo eventi d'una nudità ed elementarietà così assolute, da confinare talvolta con una sorta di schematismo marionettistico. Al poeta i conflitti non importano se non in quanto dànno luogo a vaste effusioni, lanciate a modo di inni, con un impeto, con una gagliardia, con una dovizia di colori, con un rapimento d'immagini che hanno pochi raffronti. Eroi quasi sempre in funzione di altrettanti simboli; ma spesso anche creature vive e alitanti. Quest'ultima virtù di creatore di caratteri, nel C. s'è accentuata con l'accettare, in progresso di tempo, un'economia alquanto più vigile, sia quand'egli ha trasformato La jeune fille Violaine (1900) nella sospesa atmosfera di un "mistero", L'annonce faite à Marie (1912, nuova ed. 1917), che è ormai considerato il suo capolavoro; sia ne L'Otage (1911) dove ha posto il conflitto fra l'anima della vecchia Francia fedele ai suoi re, e la sua necessità d'accettare la Rivoluzione, per salvare il Papa, cioé l'Assoluto. A questo dramma, di cui almeno i primi due atti sono di stupenda vigoria, sono seguiti altri d'andatura addirittura prosaica: Le pain dur (1914), che vuol rappresentare lo sfacelo morale della Francia divenuta costituzionale e democratica, e Le père humilié (1920), con riferimento alla caduta del potere temporale dei papi. Nel vastissimo e avventuroso Soulier de satin (1929) il C. è invece tornato a un tipo di poema dialogato che può ricordare i drammi del Rinascimento spagnolo, e specie la celebre Celestina.
Il C. ha avuto, accanto a entusiastici esaltatori, critici dubbiosi o acri negatori, i quali denunciano in lui oscurità pretensiose, vacue gonfiezze, e specialmente dissidio fra i suoi appelli all'ordine e l'intima anarchia estetica, un disfatto decadentismo, una confessata sensualità. In realtà, anche senza negare gli agguati morali ed estetici tesi al C. dal suo esuberantissimo temperamento, niente è fuor di dubbio quanto la robusta sincerità dell'impulso spirituale, per cui egli ha inteso ritornare ai primitivi, a Eschilo. E se anche l'opera sua sa molto più d'Oriente, che non di Grecia e di Medioevo, ciò non toglie nulla all'autenticità del fecondo senso religioso che la ispira, e alla magnificenza drammatica e lirica.
Opere: I primi cinque drammi del C. furono pubblicati in un volume intitolato L'Arbre (Parigi 1901), oggi esaurito e introvabile; poi il teatro (fino al Partage de midi escluso) fu raccolto in quattro volumi, col titolo: Théâtre de P. C. (Parigi 1911-12). Del Partage de midi, stampato in soli 150 esemplari (Parigi 1906), fuori commercio, in Italia è reperibile soltanto la bella versione di P. Jahier (Firenze 1912). Le successive opere drammatiche del C. e quelle liriche sono stampate presso la Nouvelle Revue Française (Parigi 1912 segg.). Altre opere, oltre le già citate, sono: Connaissance de l'Est, voll. 2, Parigi 1900-05, nuova ed., ibid. 1925; Corona benignitatis anni Dei, ibid. 1915; Cinq grandes Odes, ibid. 1910; nuova ed., 1913; Deux poèmes d'été, 3a ed., ibid. 1914; Trois poèmes de guerre, ibid. 1915; Autres poèmes durant la guerre, ibid. 1916; La messe là-bas, ibid. 1919; Ode jubilaire pour le six centième anniversaire de la mort de Dante, ibid. 1921; Un coup d'øil sur l'âme japonaise, ibid. 1924; Deux farces lyriques: Protée, L'ourse et la lune, ibid. 1928; Le goulier de satin, ibid., 1929; L'oiseau noir dans le soleil levant, ibid., 1929; Christophe Colomb (libretto per la musica di D. Milhaud), ibid. 1930. Versioni da Eschilo: Agamennon, ibid. 1912; Les Coéphores, 4ª ed., ibid. 1920; Les Euménides, ibid. 1920; da Coventry Patmore: Poèmes, ibid., s. a.
Bibl.: J. Rivière, in Études, Parigi 1912; L. Richard-Monuet, P. C., Parigi 1913; S. Slataper, partage de midi, in La Voce, IV (1912), n. 37; E. Sainte-Marie-Perrin, Introduction à l'oeuvre de P. C., Parigi 1926; G. Duhamel, P. C., Parigi 1920; B. Croce, P. C., in La critica, XVI, iii (1918); L. Gennari, in Poesia di fede e pensieri di vittoria, Milano 1917; F. Casnati, P. C. e i suoi drammi, Como 1919; J. de Tonquédec, L'øuvre de P. C., 3ª ed., Parigi 1927.