passivazione
passivazióne [Der. di passivare "rendere passivo"] [CHF] Processo mediante il quale un materiale metallico (o anche semiconduttore) diventa meno solubile superficialmente, e quindi meno soggetto a corrosione chimica e, in generale, ad azioni chimiche o elettrochimiche da parte di agenti ambientali, rispetto al suo stato normale; consiste nella formazione di uno strato sottile superficiale di ossido, ottenuto per azione di un ossidante (detto allora anche passivante s.m.: per es., acido nitrico concentrato) oppure per via elettrochimica, formando con il materiale da proteggere l'anodo di una cella elettrolitica. Quest'ultimo caso, noto anche come ossidazione anodica, è descritto dall'andamento della caratteristica tensione-corrente della cella; nel diagramma dell'intensità i di corrente in funzione della tensione V, si nota che inizialmente i cresce al crescere di V (il metallo è allora nel normale stato attivo, disciogliendosi nell'elettrolito), ma a un certo punto i diminuisce bruscamente a valori molto piccoli, e questo è lo stato passivo, nel quale si è formato un sottile strato di ossido (poco o niente solubile, per cui il metallo non si solubilizza più).