D'ELIA, Pasquale Maria
Nacque a Pietracatella (Campobasso) il 2 apr. 1890 da Pietro e da Giovanna Evangelista; il 26 sett. 1904 entrò nel seminario della Compagnia di Gesù a Napoli, dove il 4 apr. 1907 prese i primi voti.
Ultimati gli studi letterari e presentata domanda di esser destinato in Cina, venne inviato dai suoi superiori a seguire i corsi di filosofia al St. Mary's College di Canterbury (1909), ed alla Maison Saint-Denis di Saint-Hélier, Jersey (1910-12), che erano tenuti da gesuiti francesi: ciò gli permise di acquistare la conoscenza delle lingue francese ed inglese, necessarie per un missionario destinato ad operare in Estremo Oriente. Studiò il cinese nel collegio di Zikawei a Shanghai dal 1913 al 1917. Durante quegli anni, oltre a vari articoli in cinese ed in italiano apparsi su riviste di propaganda missionaria, pubblicò nella rivista T'oung Pao di Leida (XVIII [1917], pp. 247-94) il suoprimo lavoro di sinologia: Un maître de la jeune Chine: Liang K'i-tch'ao, dedicato ad una delle maggiori personalità del movimento di riforma cinese. Successivamente venne inviato a completare i suoi studi di teologia negli Stati Uniti, al Woodstock College, Maryland (1918-19), inInghilterra a Ore Place, Hastings (1920-21), dove il 24ag. 1920 fu ordinato sacerdote, ed infine in Francia, alla Maison de la Colombière, Paray-le-Monial (1922). Allorché tornò in Cina, fu impiegato solo per breve tempo in compiti pastorali nel paesetto di Linhwantsih, nella provincia dello Anhwei (1923-25); quindi, presigli ultimi voti il 2 febbr. 1924, venne chiamato come insegnante presso l'università L'Aurore di Shanghai (1926-27) e come collaboratore del Centro di studi sinologici costituito presso il seminario di Zikawei a Shanghai (1928-34). Durante questo periodo pubblicò una traduzione del San-min chu-i (I tre principî del popolo) di Sun Yat-sen, apparsa in francese: Le Triple Demisme de Suen Wen (Shanghai 1929;ibid. 1930)e in inglese: The Triple Demism of Sun Yat-sen (Wuchang 1931). Essa venne apprezzata sia dalle autorità governative cinesi, che ne acquistarono 5.000copie da distribuire a scopi propagandistici per meglio far conoscere il pensiero del "padre della patria", sia dalle autorità ecclesiastiche, che grazie ad essa poterono stabilire che non v'era incompatibilità tra il pensiero di Sun Yat-sen e la dottrina cristiana, donde il susseguente appoggio da esse dato al regime nazionalista.
Nel 1934 rientrò in Italia essendo stato nominato professore di storia delle missioni - e dal 1939 anche di sinologia - all'università Gregoriana a Roma, dove rimase fino alla morte. Ottenuta per "alta fama" la libera docenza in "lingua, letteratura e storia cinese" presso l'università di Roma (r. d. 15 genn. 1941, vi insegnò tale materia come incaricato dal 29 ott. 1941 al 28 ott. 1960, allorché dovette lasciare l'insegnamento per raggiungimento dei limiti di età, senza esser mai riuscito ad ottenere la nomina ad ordinario.
Il D. è noto grazie alle sue opere maggiori interessanti la storia della missiologia e delle relazioni tra Cina e Occidente, cui egli poté attendere dopo che, stabilitosi a Roma, ebbe accesso alla ricca documentazione esistente negli archivi del Vaticano e della Compagnia di Gesù e che egli ottenne di veder pubblicate in edizioni lussuose.
La prima di tali opere resta tutto considerato la migliore del D.: Il mappamondo cinese del p. Matteo Ricci S. I., conservato presso la Biblioteca Vaticana, commentato, tradotto e annotato, Città del Vaticano 1938, pp. XXVI-275. La seconda: Le origini dell'arte cristiana cinese, Roma 1939, di pp. 138, venne edita dalla Accademia d'Italia. A questo punto il D. poté dare avvio al più ambizioso dei suoi progetti: la pubblicazione di tutti gli scritti di Matteo Ricci, editi ed inediti, da farsi in edizione nazionale sotto il titolo di Fonti Ricciane e con il patrocinio della Accademia d'Italia, che avrebbe dovuto sostituire la precedente, curata da P. Tacchi Venturi, Opere storiche del p. Matteo Ricci S. I., I-II, Macerata 1911-13, apparsa subito dopo la riscoperta del manoscritto originale della più importante opera del Ricci, avvenuta nel 1909.
Il D. riuscì a pubblicare solo quest'opera, il cui titolo originario Della Entrata della Compagnia di Giesu e Christianità in Cina venne da lui liberamente modificato in Storia della introduzione del cristianesimo in Cina, e che vide la luce a Roma in tre volumi negli anni 1942 (pp. CLXXX-390) e 1949 (pp. XXXVI-652 e XII-372). Sia questa edizione sia la precedente del Tacchi Venturi soppiantarono definitivamente, almeno per gli studiosi, l'edizione curata dal gesuita belga N. Trigault, De Christiana Expeditione apud Sinas suscepta ab Societate Iesu. Ex P. Matthaei Ricii eiusdem Societatis Commentariis Libri V... Auctore P. Nicolao Trigautio belga ex eadem Societate, Augusta 1615. Pur figurando nel frontespizio come autore, il Trigault si era limitato a tradurre in latino il testo italiano del Ricci, modificandolo e rimaneggiandolo in tono sovente trionfalistico e apologetico. Il D. non mancò di far rilevare nei suoi scritti quanto il testo italiano fosse superiore a quello latino dato dal Trigault, contro il quale, divenuto la sua "bestia nera", non mancava di lanciare pesanti accuse di plagio. Le accoglienze del mondo degli studiosi alla nuova edizione del D. furono nel complesso favorevoli: da tutti vennero apprezzate la magnifica veste tipografica e le numerose ed eruditissime note nelle quali il D., grazie alla sua conoscenza del cinese, che era mancata al Tacchi Venturi, era riuscito ad identificare nomi di luogo e di persona citati dal Ricci.
Ma non mancarono voci discordanti. Oltre agli immancabili errori e sviste, comprensibili in un'opera di così vasta mole, vennero criticati da alcuni l'eccessivo spazio dedicato alle introduzioni e ad alcune note di carattere generale, non sempre pertinenti e aggiornate allo sviluppo degli studi sinologici (G. Tucci, p. 145; E. Lamalle, pp. 165 s.); le teorie del D., ampiamente esposte nel testo delle introduzioni nonché in vari articoli apparsi su riviste di sinologia, secondo le quali gli antichi Cinesi avrebbero creduto in un Dio unico, personale e onnipotente, idea che si sarebbe poi "guastata" per influsso del buddismo, del taoismo, e del neoconfucianesimo (G. Tucci, ibidem); il sistema di trascrizione dei suoni della lingua cinese, inventato dal D. e di cui egli restò l'unico a servirsi (G. Tucci, p. 148); il modo di presentazione del manoscritto del Ricci, cosicché, secondo il Lamalle, p. 166, "l'édition trés soignée du P. Tacchi Venturi reste, même du point de vue technique de l'édition critique, plus complète que la nouvelle publication; on ne pourra se dispenser d'y recourir quand on aura besoin de se rendre compte de l'état exact du manuscript....".
L'edizione delle opere del Ricci si arrestò al terzo volume, dato il rilevante onere finanziario che avrebbe comportato la continuazione di un'opera impostata con criteri di troppa larghezza. Il D. avrebbe forse potuto pubblicare il testo degli scritti del Ricci nella raccolta Monumenta missionum Societatis Iesu, i cuicriteri di edizione dei testi differivano dal suo; ma fino all'ultimo nutrì la speranza di riuscire a convincere la Libreria dello Stato a pubblicare almeno il quarto volume, che avrebbe dovuto contenere le lettere del Ricci e per il quale aveva preparato il materiale necessario.
Dopo la sua morte, il manoscritto di questo volume restò depositato presso l'archivio della università Gregoriana, dove tutt'ora si trova, più o meno integro (alcune carte vennero portate in Francia), in attesa di catalogazione ed eventuale futura pubblicazione. Il D. pubblicò comunque in riviste specializzate alcuni scritti in cinese del Ricci, dandone nel contempo la traduzione, come Il Trattato sull'Amicizia. Primo libro scritto in cinese dal p. Matteo Ricci S. I. (1595), in Studia missionalia, VII (1952), pp. 425-515; Sunto poetico ritmico di "I Dieci Paradossi" di Matteo Ricci S. I., in Riv. degli studi orient., XXVII(1952), pp. 111-138; Roma presentata ai letterati cinesi da Matteo Ricci S. I., in T'oung Pao, XLI (1952), pp. 149-90; Musica e canti italiani a Pechino (marzo-aprile 1601), in Riv. degli studi orient., XXX (1955), pp. 131-45; Further Notes on Matteo Ricci's "De Amicitia", in Monumenta serica, XV(1956), pp. 161-202.
Meno validi sono quei suoi scritti che, discostandosi dal campo della missiologia, si addentrano in questioni di letteratura, di religioni e di filosofia della Cina. Tipica a questo riguardo è la sua Antologia cinese, pubblicata a Firenze nel 1944 (pp. 230), che concede troppo largo posto a scritti di morale in genere e a quelli (circa 40 pagine) dei missionari gesuiti o di cinesi convertiti al cattolicesimo, trascurando del tutto la letteratura drammatica, la novellistica, le grandi stagioni della poesia cinese, etc.
Il D. morì a Roma il 18 maggio 1963.
Bibl.: La bibliografia completa degli scritti del D. si trova in Studia missionalia, X (1960), pp. 90-112, che elenca trecentododici titoli dal 1913 al 1959, e in Pontificia Universitas Gregoriana Liber Annualis, Romae 1964, pp. 128-41, che elenca altri nove titoli per gli anni dal 1960 al 1963. Le Fonti Ricciane sono state recensite da O. Franke, in Orientalist. Literaturzeitung. XLVI (1943), 7-8, pp. 314-22; da E. Lamalle, in Arch. historicum Societatis Iesu, XII (1943), pp. 164-68; da G. Tucci, in Riv. degli studi orient., XXV (1950), pp. 145-48; da W. Franke, in Arch. histor. Societatis Iesu, XXIII (1954), pp. 389-93. Cfr. anche per un commento alla traduzione dell'opera di Sun Yat-sen, C. Costantini, Con i missionari in Cina (1922-33), II, Roma 1947, pp. 66 s.; Roma, Archivio stor. dell'Università, fascicolo personale, ad nomen (n. = 10808); Relaz. della Commissione giudicatrice del concorso per professore straordinario alla cattedra di storia e geografia dell'Asia orientale dell'Università di Roma, in Boll. uffic. del ministero della Pubblica Istruzione, II, Atti di amministrazione, LXXXII, 1, 7 apr. 1955, n. 14, pp. 1489 s. Necrologi, in Arch. histor. Societatis Iesu, XXXII (1963), pp. 426 s.; in Idea, XIX (1963), pp. 481-84; in Societas, XV (1963), pp. 156-59; in Neue Zeitschrift fur Missionswissenschaft, XX (1964), pp. 146 s. . V. inoltre: Fang-Hao, Ku I-ta-li han-hsüeh-chia Te-li-nsien chu-tso cheng-wu (Correzione degli errori nelle opere del defunto sinologo italiano D'Elia), in Fang Hao, Fang Hao liu-shih tzu-ting kao - The collected works of Maurus Fang Hao revised and edited by the author on his sixtieth birthday, Taipei 1969, voll. 2, pp. 1721-1738.