PASCIPOVERO da Bologna
PASCIPOVERO da Bologna. – Non si conoscono le date di nascita e di morte del giurista, i cui dati biografici sono limitati agli anni 1242-1252. Nacque quasi certamente a Bologna, appartenendo alla famiglia eponima di solida tradizione urbana, schierata in quegli anni con la parte guelfa e geremea (Paolini, 2007, p. 723).
Non mancano altri giuristi bolognesi con il medesimo nome a cavaliere del Duecento e ancora a partire dagli anni Settanta del secolo, tuttavia la documentazione che li riguarda sembra da riferire a omonimi, dato il cospicuo iato cronologico che separa le diverse attestazioni documentarie.
Si formò probabilmente presso lo Studium cittadino, dove con ogni evidenza successivamente insegnò, benché non siano note le circostanze del suo magistero. Il primo documento riconducibile con sicurezza a Pascipovero è un lodo arbitrale a soluzione di una lite tra privati pronunciato congiuntamente a Odofredo a Bologna il 6 settembre 1242 (Padovani, 1992, pp. 23, 518-520, che corregge l’errata datazione del 1252 precedentemente invalsa): nel documento il giurista è qualificato semplicemente come civilista («legum doctor»). Il primo riscontro del titolo di dottore utriusque iuris si ha nel trattato di pace tra Bologna e Modena propiziato dal cardinale Ottaviano Ubaldini il 15 dicembre 1249: anche in quell’occasione il nome di Pascipovero risulta associato a quello di Odofredo, nello specifico quali procuratori – tra gli altri, insieme a Salatiele – del Comune felsineo. Il giorno successivo, sempre a Bologna, entrambi furono testimoni della sentenza arbitraria pronunciata da ambasciatori della città di Parma e suggellata da Ubaldini con cui si decretò la divisione del territorio del Frignano tra i due Comuni pacificati. Negli anni successivi Pascipovero svolse una prolungata attività politico-diplomatica al seguito del cardinale Ubaldini, che all’epoca agiva nell’Italia nord-orientale in veste di legato papale: l’8 marzo 1252 fu testimone a Brescia all’atto di ricostituzione della Lega lombarda, rinnovatasi contro Corrado IV e i sostenitori degli Svevi. Il profondo rapporto di fiducia tra il porporato e Pascipovero è reso evidente dalla lettera commendatizia che Ubaldini scrisse tra l’estate e l’inverno dello stesso anno a papa Innocenzo IV in vista della nomina del professore in utroque – lodato per la solerte opera di consulenza svolta in favore della Chiesa – ad assessore a Roma al servizio del neosenatore Brancaleone degli Andalò, anch’egli di origine bolognese e primo senatore allogeno dell’Urbe: dal documento, affidato allo stesso giurista – definito «nobilis vir» – affinché lo consegnasse di persona al pontefice, allora a Perugia, si evince che l’attività di Pascipovero al seguito del cardinale si era svolta anche in Romagna e a Modena.
È questo l’ultimo documento noto riguardante Pascipovero, in quanto va rettificata la presunta partecipazione del giurista il 24 dicembre 1252 alla soluzione di una controversia che oppose il monastero di S. Silvestro di Nonantola al Comune di San Giovanni in Persiceto: la presenza del giurista in qualità di testimone è in realtà da riferire a un precedente atto rogato a Bologna il 19 settembre 1251 riportato integralmente nella sentenza conclusiva.
Non si può affermare con certezza, benché alcuni elementi sembrino avvalorarlo, che Pascipovero abbia effettivamente esercitato la carica di assessore a Roma. Al periodo immediatamente precedente o (con maggiore probabilità) successivo all’ipotetico soggiorno romano risale l’unica opera superstite del giurista, la Concordia utriusque iuris, tràdita da due testimoni (Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 2689, cc. 6ra-215rb; La Seu d’Urgell, Biblioteca capitular, ms. 2076, cc. 1ra-54rb) e solo parzialmente edita (Bernal Palacios, 1980).
La Concordia, nel cui prologo l’autore si definisce «utriusque iuris professor, et in eorum practica iam expertus», si rivela un tentativo di armonizzazione con finalità pratica del diritto canonico con quello civile, ponendosi come apripista del genere: Pascipovero fu del resto uno dei primi giuristi a coniugare la docenza in utroque, pur avvertendosi maggiormente in lui il tratto del canonista. L’opera di Pascipovero, come conferma la limitata sopravvivenza manoscritta, non sembra tuttavia aver goduto di molta fortuna presso i contemporanei.
L’assenza di documentazione su un giurista così affermato – e probabilmente in età avanzata («iam expertus») – successivamente al 1252 induce a ritenere che la morte di Pascipovero sia sopravvenuta negli anni immediatamente seguenti.
Fonti e Bibl.: L.V. Savioli, Annali bolognesi, III, 2, Bassano 1795, pp. 251, 259, 262, 288, 296; M. Sarti - M. Fattorini, De claris Archigymnasii Bononiensis professoribus a saeculo XI usque ad saeculum XIV, Bononiae 1888-1896, I, pp. 172-174, II, pp. 42, 44; Chartularium Studii Bononiensis, I, Registro grosso, a cura di L. Nardi - E. Orioli, Bologna 1909, pp. 55-56; A. Nogara, La Concordia utriusque iuris di Pascipovero e il codice Vat. lat. 2689, in Archivio giuridico, 130 (1943), pp. 161-189; A. Bernal Palacios, La «Concordia utriusque iuris» de Pascipoverus, Valencia 1980; Id., La «Concordia utriusque iuris» de Pascipoverus, in Proceedings of the sixth international congress of medieval canon law, Berkeley, California, 28 July - 2 August 1980, a cura di S. Kuttner - K. Pennington, Città del Vaticano 1985, pp. 139-151; L. Moscati, Pascipovero assessore a Roma di Brancaleone degli Andalò?, in Apollinaris, 60 (1987), pp. 281-303 (ora anche in Studi in memoria di Giovanni Cassandro, II, Roma 1991, pp. 696-725); A. Padovani, L’archivio di Odofredo. Le pergamene della famiglia Gandolfi Odofredi. Edizione e regesto (1163-1499), Spoleto 1992, pp. 23, 518-520; L. Paolini, La Chiesa e la città (secoli XI-XIII), in Storia di Bologna, diretto da R. Zangheri, II, Bologna nel medioevo, a cura di O. Capitani, Bologna 2007, pp. 723-724, 757; A. Bettentini, Pascipovero (Passipoverus), in Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo), diretto da I. Birocchi et al., II, Bologna 2013, pp. 1516-1517.