PARTIMENTO
. Con l'avvento della monodia accompagnata, la tecnica della composizione musicale ebbe bisogno di norme determinate, specialmente nei confronti dell'armonia. Dai primi anni del sec. XVII si venne perciò formando tutta una letteratura didattica sull'armonizzazione del basso numerato: il volumetto di F. Gasperini L'Armonico pratico al cimbalo, con il suo uso quasi secolare nelle scuole d'Italia, attesta la fortuna di cui godettero giustamente siffatti sussidî teorici dell'arte. Ma insieme con le norme per la realizzazione, sul clavicembalo o sull'organo, del basso apposto dagli autori alle proprie melodie, si venne concretando la necessità di preparare raccolte di bassi esclusivamente diretti all'addestramento degli studenti e all'applicazione pratica delle teorie sugli accordi e sul loro concatenamento. Tali bassi presero il nome di partimenti, specialmente nella scuola napoletana, che con i suoi più insigni maestri, come A. Scarlatti, F. Durante, L. Leo, C. Cotumacci, N. Sala, G. Tritto, N. Zingarelli, ne diffuse l'uso dovunque.
Vicino ai partimenti di questi maestri, ebbero grande fortuna quelli di Fedele Fenaroli, e, nella scuola bolognese, del padre S. Mattei, maestro di G. Rossini. L'uso dei partimenti, per lo studio dell'armonia e anche del contrappunto imitato e fugato, si è mantenuto, col nome generico di bassi, fino ai giorni nostri e si mantiene tuttora. Hanno alimentato tale letteratura gl'italiani P. Raimondi, C. De Santis, C. De Nardis, P. Platania, G. Tacchinardi, O. Ravanello, C. Dobici, G. Napoli, C. Pedron; i francesi F. Bazin, E. Durand, M.-G.-A. Savard, T. Dubois, A. Lavignac, A.-P.-G.-B. Chapuis, Ch. Koechlin.