(ant. alto-ted. Parzival; fr. Perceval) Personaggio leggendario, discendente di Titurel e padre di Lohengrin, le sue gesta furono argomento di numerosi poemi. Tra le elaborazioni più famose è il Perceval ou li conte dou Graal di Chrétien de Troyes. A esso si ricollega almeno in parte il Parzival di Wolfram von Eschenbach, una delle maggiori opere dell’epica cortese germanica (1200-10).
Il poema, di quasi 25.000 versi, racconta la storia di Parsifal, che la madre Herzeloide, dopo la morte del padre Gamuret, ha allevato in solitudine nella foresta perché cresca lontano dalla pericolosa vita delle armi. L’incontro con 4 cavalieri dalla meravigliosa armatura annulla tuttavia i disegni della madre; il giovane è preso dal gusto dell’avventura e, nonostante la madre lo abbia vestito con l’abito dei pazzi, arriva dopo molte peripezie alla corte del re Artù, dove il vecchio Gurnemanz lo educa nel vivere cortese, quindi grazie al suo coraggio ottiene in sposa la bella Kondwiramur. Arrivato al castello del Gral non chiede al re Anfortas la ragione della sua infermità e perde così la possibilità di divenire lui stesso re del Gral. In preda allo scoramento, umiliato dalle accuse di Kundrie, la messaggera del Gral, vaga senza meta per 4 anni e mezzo. Tornato infine alla corte di Artù, prosegue per il Gral dove rivolge ad Anfortas la fatale domanda. Anfortas guarisce, e Parsifal ricongiunto ai figli e alla moglie gli succede quale re del Gral.
Il più profondo impegno morale, la maggiore forza meditativa più che immaginativa del Parzival di Wolfram rispetto al modello francese influirono su R. Wagner, nel cui Parsifal (musicato nel 1879, rappresentato a Bayreuth nel 1882) la purezza di spirito è divenuta solo ansia di purificazione.