Paraguay
La storia della produzione e della diffusione cinematografica in P. è simile a quella di molti altri Paesi del continente latinoamericano che, a differenza di Messico, Brasile, Argentina o Cuba, non vantano una tradizione produttiva in senso proprio, e nei quali l'esperienza cinematografica ha avuto un ruolo relativamente marginale nell'ambito della cultura nazionale, mentre risulta decisamente schiacciante la dipendenza economica e politica dalle maggiori potenze continentali. In P. (indipendente dal 1811, dopo la rivoluzione antispagnola scoppiata un anno prima a Buenos Aires) il cinema arrivò relativamente presto: la prima proiezione pubblica si svolse nella capitale Asunción il 2 giugno 1900; ma l'economia prettamente rurale del Paese, nonostante la rapidissima crescita del 19° sec., non favorì nei decenni successivi la diffusione della nuova forma d'arte, ritardando la nascita di strutture stabili (case di produzione, sale cinematografiche, cineclub ecc.) e di organismi istituzionali o privati di sostegno e promozione del cinema. La politica dei governi paraguaiani (spesso di formazione militare) favorì inoltre, nella prima metà del 20° sec., la conservazione di un'economia latifondista a scapito dello sviluppo industriale. Ben presto il P. diventò una delle zone di spartizione del mercato cinematografico, attraverso le società di distribuzione che importarono nel Paese film hollywoodiani oppure provenienti dalle altre cinematografie del continente. La situazione rimase pressoché inalterata fino alla metà degli anni Cinquanta, sia a causa dell'assenza di incentivi statali alla produzione cinematografica sia a causa di un sostanziale isolamento del P. che non ha mai conosciuto né i livelli di crescita economica e culturale, né tantomeno i flussi migratori che hanno caratterizzato altri Paesi dell'America Meridionale.Nel 1954 il colpo di stato del generale A. Stroessner instaurò in P. una lunga dittatura militare (durata sino alla fine degli anni Ottanta) che stroncò sul nascere ogni forma di espressione culturale autonoma, prima fra tutte il cinema, considerato un pericoloso strumento eversivo. Nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta la durezza del regime militare spinse molti intellettuali, artisti e oppositori a lasciare il Paese. Gli accordi economici con l'Argentina peronista e i bassi costi di produzione attirarono comunque in P. produzioni argentine ‒ El trueno entre las hojas (1957) di Armando Bo, coproduzione argentino-paraguaiana, fu uno dei grandi successi dell'epoca ‒ che costituirono un'importante esperienza per la formazione di maestranze, attori e registi. A partire dalla metà degli anni Sessanta, durante una breve fase di maggiore apertura politica della dittatura di Stroessner, il fermento culturale e politico che aveva portato in tutto il continente alla nascita di gruppi, movimenti e neoavanguardie cinematografiche ebbe un'eco anche nel Paese. Carlos Saguier e J. Miguel Muñarriz, giovani registi formatisi all'estero, promossero nel 1964 la nascita di un movimento per la diffusione del cinema indipendente attraverso la produzione di cortometraggi documentari militanti, tesi a restituire uno sguardo autoctono sulla realtà del Paese. El pueblo (1969) di Saguier, documentario sulla vita in un villaggio andino, divenne in breve tempo un manifesto per il giovane cinema paraguaiano, le cui possibilità di sviluppo furono però limitate dal controllo politico del governo. I tentativi di realizzare una produzione nazionale o di creare cineclub e associazioni cinematografiche ‒ soprattutto negli anni Settanta e Ottanta ‒ furono sistematicamente stroncati dal regime, tornato a perseguire una politica repressiva dopo le timide aperture del decennio precedente (la prima Cinemateca nazionale, nata negli anni Sessanta, fu successivamente chiusa dal governo). Nel corso degli anni continuò invece la politica delle coproduzioni con l'Argentina senza mai raggiungere, però, un numero rilevante di film; inoltre, anche alcuni registi europei girarono in P., come il francese Dominique Dubosc che realizzò Kuarahy ohecha (1969). Il primo lungometraggio interamente prodotto in P. fu Cerro Cora (1977) diretto da Guillermo Vera e sceneggiato da Ladislao González, che collaborò anche alla regia; il film, finanziato dal governo militare, tuttavia non mostra alcuna originalità e non supera i limiti di un'opera retorica di mera propaganda.Negli anni Novanta, nonostante la caduta della dittatura militare (Stroessner è stato deposto nel 1989 da un colpo di stato militare e nel 1992 è stata promulgata una nuova costituzione), non si è verificata la nascita di un'industria cinematografica, ma lentamente è emersa una nuova generazione di registi e di studiosi di cinema costituita soprattutto da esuli rientrati in patria. Nonostante le scarse sovvenzioni statali sono nati ad Asunción istituti come la Fundación Cinemateca e l'Archivo Visual (in realtà istituti privati) e, dal 1990, viene organizzato nella capitale l'Asunción International Film Festival. I pochi film prodotti (per la maggior parte coproduzioni internazionali) mostrano, pur nella diversità di esiti e di linguaggi, la volontà di raccontare la particolarità del P., sospeso tra modernità e arretratezza economica ‒ come la coproduzione svedese Miss Ameriguá (1994) del cileno Luis R. Vera, e O toque do oboé (1999) del brasiliano Cláudio MacDowell, ma interamente realizzato in P. ‒ oppure l'intenzione di recuperare le radici culturali delle popolazioni andine, in un Paese abitato in gran parte da Indios guaraní, come in María Escobar (2001) di Galia Giménez, ispirato a un'antica canzone popolare.
G. Fofi, M. Morandini, G. Volpi, Esplosione e crisi del cinema latino-americano, in Storia del cinema, 3° vol., Dalle nouvelles vagues ai giorni nostri, Milano 1988, pp. 389-482; O. Getino, La tercera mirada. Panorama del audiovisual latinoamericano, Buenos Aires 1996, passim; T. Halperin Donghi, Historia contemporanea de América Latina, Barcelona 1997, passim.