para-matrimoniale
agg. Simile all’unione matrimoniale.
• Il primo [documento], quello messo a punto dal comitato dei diritti presieduto dalla stessa [Rosy] Bindi, prevede genericamente «formule di garanzia per i diritti e doveri che sorgono dai legami differenti da quelli matrimoniali, comprese le unioni omosessuali». Il secondo, firmato da sette esponenti del Pd (tra i quali lo stesso [Gianni] Cuperlo, Paola Concia e Ignazio Marino), proponeva di attribuire alle coppie non sposate (gay o meno) gli stessi diritti di quelle sposate, attraverso un istituto para-matrimoniale. (Alessandro Trocino, Corriere della sera, 16 luglio 2012, p. 6, Primo Piano) • «La proposta di legge mi sembra eccessivamente schiacciata su una disciplina di stampo para-matrimoniale: al di là dei nominalismi, di fatto equipara la condizione giuridica delle unioni omosessuali a quelle della famiglia fondata sull’unione tra un uomo e una donna. Chiedere che si evitino indebite omologazioni non intacca il riconoscimento dei diritti individuali di ciascuno» (Angelo Bagnasco intervistato da Paolo Rodari, Repubblica, 27 maggio 2015, p. 17, Cronaca) • Nei giorni scorsi, con gongolante aria di superiorità morale nonché ‒ ovvio ‒ intellettuale, Michele Ainis aveva innaffiato di prosa strafottente sul «Corriere della Sera» i cattolici dato che vogliono «sì» siano riconosciuti per legge i giusti diritti alle persone omosessuali ma dicono «no» a un nuovo istituto simil-famigliare e para-matrimoniale. Così aveva gettato in faccia ai vescovi e a chi ne condivide la posizione la frase di Cristo: «Il vostro parlare sia sì sì, no no, tutto il resto viene dal Maligno». (Renato Farina, Giornale, 24 gennaio 2016, p. 3, Il Fatto).
- Derivato dall’agg. matrimoniale con l’aggiunta del prefisso para-.
- Già attestato nella Stampa del 27 dicembre 1967, p. 3 (R. S.), nella variante grafica paramatrimoniale.