Pio IX, papa
L’ultimo papa re
Il pontificato di Pio IX, durato quasi trentadue anni (dal 1846 al 1878), è stato uno dei più lunghi della storia della Chiesa. Furono decenni densi di avvenimenti, che videro la nascita dello Stato italiano e la fine del potere temporale del papa. Nel 1870, dopo l’entrata dell’esercito italiano a Roma, Pio IX si rifugiò in Vaticano e rifiutò qualsiasi rapporto con il nuovo Stato
Giovanni Maria Mastai Ferretti, il futuro Pio IX, era nato a Senigallia, nelle Marche, nel 1792. Ordinato sacerdote nel 1819, nel 1840 divenne cardinale. Proprio in quei decenni nella penisola italiana e in Europa si andavano affermando gli ideali liberali e democratici; l’Italia, in particolare, era scossa dai primi moti rivoluzionari (1820-21 e 1831) che prepararono lo scoppio della Prima guerra d’indipendenza nel 1848 (Risorgimento).
Nel 1846, alla morte di Gregorio XVI, Mastai Ferretti fu eletto papa con il nome di Pio IX. I liberali e i democratici che lottavano per l’indipendenza e l’unità d’Italia videro nel nuovo papa un paladino delle loro battaglie. Nei primi anni del suo pontificato, in effetti, Pio IX mostrò una cauta apertura verso le richieste di riforma e concesse, tra le altre cose, una limitata libertà di stampa e la creazione di un consiglio di ministri.
Nel 1848, seguendo l’esempio degli altri sovrani, il papa concesse la costituzione e si schierò accanto al regno di Sardegna nella guerra contro l’Austria (Prima guerra d’indipendenza). Subito dopo, però, ritirò la sua adesione riaffermando l’universalità del messaggio papale e provocando la delusione di tutti i patrioti italiani che avevano visto in lui l’animatore del movimento d’indipendenza.
Mentre in tutto lo Stato della Chiesa crescevano la protesta di piazza e l’ondata rivoluzionaria, a Roma veniva ucciso in un attentato il primo ministro pontificio Pellegrino Rossi, un liberale moderato. Pio IX fuggì a Gaeta, sotto la protezione del re delle Due Sicilie Ferdinando II di Borbone, mentre a Roma il 9 febbraio 1849 veniva proclamata la Repubblica che dichiarava decaduto il potere temporale dei papi.
Da Gaeta il papa sollecitò l’intervento delle potenze cattoliche (Francia, Austria, Spagna, Regno delle Due Sicilie) in difesa dello Stato della Chiesa, e nel luglio 1849 le truppe francesi abbattevano la Repubblica Romana restaurando il potere pontificio. Rientrato a Roma Pio IX si mostrò contrario a concedere qualsiasi riforma e deciso a difendere a ogni costo il potere temporale della Chiesa. Ma il processo di unificazione della penisola italiana guidato dal regno di Piemonte e Sardegna procedeva a tappe forzate: nel 1859 Pio IX perdeva l’Emilia e la Romagna, nel 1860 le Marche e l’Umbria. Solo grazie all’appoggio di Napoleone III, il nuovo imperatore di Francia, Pio IX riuscì a mantenere ancora per un decennio Roma e il Lazio.
Nel 1870, però, la sconfitta della Francia nella guerra contro la Prussia tolse a Pio IX la protezione di Napoleone III: le truppe del nuovo Stato italiano entravano a Roma il 20 settembre 1870 (aprendo la famosa breccia di Porta Pia), e conquistavano la città mettendo fine al potere temporale della Chiesa. Roma, la città eterna, da tempo immemorabile città dei papi, si apprestava a diventare la nuova capitale dell’Italia unita.
Dopo i primi anni del suo pontificato, Pio IX si lanciò in una vera e propria battaglia contro la civiltà moderna e la società laica. Nel 1864 promulgò l’enciclica Quanta cura, alla quale accluse il Sillabo, un documento nel quale venivano elencate 80 proposizioni considerate erronee e contrarie alla dottrina della Chiesa: tra di esse figuravano le dottrine del razionalismo, del liberalismo, della democrazia e del socialismo, la libertà di coscienza e di stampa, la separazione della Chiesa dallo Stato e l’istruzione laica. Nel 1870 il Concilio vaticano primo votò, su pressione dello stesso pontefice, il dogma dell’infallibilità papale, suscitando forti opposizioni tra gli stessi partecipanti al concilio.
Pio IX rifiutò sempre di riconoscere il nuovo Stato italiano e proibì ai cattolici di partecipare alle consultazioni elettorali e in generale alla vita politica italiana. Nacque così la famosa questione romana, che avrebbe trovato soluzione soltanto nel 1929, con la firma del Concordato tra lo Stato italiano e Pio IX.