Stoppa, Paolo
Attore teatrale e cinematografico, nato a Roma il 16 giugno 1906 e morto ivi il 2 maggio 1988. Fornito di uno straordinario talento espressivo e dotatissimo dal punto di vista tecnico, ha lasciato un segno indelebile nel cinema italiano. Duro, elegante o ambiguo a seconda delle situazioni, pur senza affrontare quasi mai ruoli da protagonista garantì sempre un alto livello artistico a tutti i film cui prese parte, anche quelli più marcatamente commerciali. Nell'ambito di una filmografia ricchissima risulta notevole in particolare la sua capacità di rendere drammaturgicamente perfetti anche i personaggi più sgradevoli. Ricevette un Nastro d'argento alla carriera nel 1951-52, e altri due come miglior attore non protagonista, nel 1954-55 per L'oro di Napoli (1954) di Vittorio De Sica e nel 1982 per Il marchese del Grillo (1981) di Mario Monicelli.
Figlio di un antiquario, studiò alla Reale scuola di recitazione Eleonora Duse dell'Accademia di Santa Cecilia di Roma. In teatro dal 1927, ricoprì ruoli sempre più significativi, prevalentemente nel genere brillante. Passò al repertorio drammatico nel 1938, quando entrò a far parte della compagnia stabile del Teatro Eliseo, dove ebbe accanto Rina Morelli, con la quale stabilì un profondo sodalizio sentimentale e artistico. Nel 1945 iniziò, sempre all'Eliseo, la collaborazione con Luchino Visconti, sotto la cui direzione la nuova compagnia Stoppa-Morelli divenne una delle più importanti del teatro italiano. Proprio dopo la contemporanea scomparsa di Visconti e della Morelli (1976), S. avrebbe abbandonato di fatto il palcoscenico.
Nel cinema aveva iniziato a lavorare come doppiatore dal 1932, prima negli studi francesi della Paramount Pictures a Joinville e poi a Roma. Nel 1944 fu tra i fondatori della Cooperativa doppiatori cinematografici, di cui divenne uno degli esponenti di maggior spicco. Prestò la sua voce, tra gli altri, a Paul Muni, Fred Astaire, Burgess Meredith, Kirk Douglas, Richard Widmark.
Come attore cinematografico debuttò in L'Armata azzurra (1932) di Gennaro Righelli e fu particolarmente attivo tra il 1939 e il 1945, periodo in cui partecipò a quasi sessanta film, in genere commedie, dirette soprattutto da Carlo Ludovico Bragaglia, Mario Bonnard, Guido Brignone, Raffaello Matarazzo, Esodo Pratelli, Nunzio Malasomma. Tra esse spiccano Se io fossi onesto e Non ti pago! di Bragaglia, A che servono questi quattrini? di Pratelli, tutte realizzate nel 1942, e Ti conosco, mascherina! (1943) per la regia di Eduardo De Filippo. Nel mettere a punto il personaggio del giovanotto impacciato che di fronte ai guai inaspettati reagisce con grida stridule e una mimica esagerata diede prova di una comicità dai toni parossistici che lo rese ben presto celebre. Nei primi anni del dopoguerra, però, pur lavorando con gli stessi registi, iniziò a conferire ai suoi ruoli risvolti più sfumati, complessi e controllati.Successivamente collaborò con alcuni fra i più apprezzati registi italiani, in parti in cui fece emergere una comicità ormai stilizzata e quasi surreale, o in cui disegnò una dimensione umana dimessa e malinconica: con De Sica in Miracolo a Milano (1951), dove ha l'ingrato ruolo di un misantropo disperato, quindi in Stazione Termini (1953), in L'oro di Napoli, nell'episodio Pizze a credito, accanto a Sophia Loren, in cui è un vedovo inconsolabile che non si dà pace per essersi soffermato a mangiare una pizza; successivamente in Il giudizio universale (1961) e in Caccia alla volpe (1966); con Roberto Rossellini in Era notte a Roma (1960), Vanina Vanini (1961), Viva l'Italia! (1961); con Visconti in Rocco e i suoi fratelli (1960), nell'episodio Il lavoro di Boccaccio '70 (1962) e in Il Gattopardo (1963), in cui è uno straordinario don Calogero Sedara. Ma non vanno dimenticati Alessandro Blasetti (Altri tempi, 1952), Giuseppe De Santis (Roma, ore 11, 1952), Antonio Pietrangeli (Il sole negli occhi, 1953), Luigi Comencini (La bella di Roma, 1955, uno dei rari film in cui S. fu protagonista), Dino Risi (La nonna Sabella, 1957), Mauro Bolognini (La giornata balorda, 1960), Sergio Leone (C'era una volta il West, 1968). Tra gli altri film cui prese parte sono da ricordare Processo alla città (1952) di Luigi Zampa, Carosello napoletano di Ettore Giannini (1954), l'amaro Siamo uomini o caporali? (1955) di Camillo Mastrocinque, in cui S. interpreta tutti i 'caporali' che il protagonista (Totò) deve fronteggiare nella sua vita. Non rare anche le sue apparizioni in film francesi, con registi come René Clair, Julien Duvivier, Jean Grémillon, Henri Verneuil, nonché di rilievo la sua partecipazione all'inglese Becket (1964; Becket e il suo re) diretto da Peter Glenville, al fianco di Richard Burton, Peter O'Toole e John Gielgud.Negli anni seguenti diradò la sua presenza sul grande schermo, ma fornì ancora prove brillanti in alcuni dei suoi ultimi film, come Casotto (1977) di Sergio Citti, Il marchese del Grillo, Testa o croce (1982) di Nanni Loy, Domani si balla! (1982) di Maurizio Nichetti.
Dagli anni Sessanta S. fu anche uno degli attori più amati della televisione, in cui interpretò vari adattamenti di opere teatrali e numerosi sceneggiati: ottenne inoltre grande successo con la serie ESP (1973) di Daniele D'Anza e con il personaggio del commissario De Vincenzi, protagonista delle due serie omonime andate in onda nel 1974 e nel 1977 per la regia di Mario Ferrero.
U. Tani, Stoppa Paolo, in Enciclopedia dello spettacolo, 9° vol., Roma 1954, ad vocem.