LIOY, Paolo
Nacque a Vicenza il 31 luglio 1834, da Leopoldo, proprietario terriero discendente da una nobile famiglia di origine pugliese, e da Teresa Bonfornello Stazzone.
Durante gli studi inferiori, compiuti nella città natale, il L. maturò un forte interesse per la letteratura e le scienze naturali: figure cardine nella sua formazione culturale furono la madre, appassionata traduttrice dei drammi di G.E. Lessing e di J.W. Goethe, e il medico e naturalista F.S. Beggiato. Nel 1854, il L. si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Padova, ma agli studi di legge, mai portati a termine, preferì la frequentazione dei salotti letterari e l'attività di saggista, culminata nella pubblicazione del libro Sullo studio della storia naturale (Padova 1855). Dal 1857 al 1859 il L. scrisse articoli di carattere scientifico e letterario sulla Gazzetta uffiziale di Venezia e sul periodico vicentino Il Berico.
Nel 1858 si sposò con la nobile napoletana Giulia de Beaumont, dalla quale ebbe tre figli. Molti anni più tardi, il L. avrebbe rievocato nell'opera Rimembranze giovanili. Vicenza e Padova 1856-58 (Vicenza 1904) il primo periodo della sua vita, durante il quale strinse profondi e duraturi sodalizi, il più importante dei quali fu con il concittadino A. Fogazzaro.
Nel 1859 il L. pubblicò a Venezia La vita nell'Universo, "imponente tentativo di sintesi fra mondo fenomenico e mondo ideale, alla ricerca dell'Assoluto, tentativo maturato all'interno di un complesso sistema scientifico-filosofico in cui religione, letteratura e scienza erano armonizzate in una visione generale del mondo" (O. Jovane, in A. Fogazzaro - P. Lioy, Carteggio, p. 68). Nonostante i numerosi riconoscimenti e la traduzione in lingua francese, l'opera non ebbe eccessiva risonanza negli ambienti scientifici.
Nel 1861, il L. cominciò la collaborazione al Politecnico di C. Cattaneo e, l'anno seguente, divenne segretario dell'Accademia Olimpica di Vicenza. Tale carica gli consentì di intensificare il proprio impegno in favore della diffusione dell'istruzione fra i ceti disagiati: del resto, già nel 1854 aveva fondato una scuola serale, soppressa alcuni anni dopo.
Nel 1864, saputo dei ritrovamenti di insediamenti preistorici in prossimità dei laghi lombardi e svizzeri, il L. iniziò l'esplorazione delle valli di Fimon, presso Vicenza. Gli scavi, durati un paio di lustri, diedero risultati assai significativi: il L. ne rese edotta la comunità scientifica con il saggio Le abitazioni lacustri di Fimon (Venezia 1876), peraltro tradotto in tedesco e in inglese.
Il 1866, anno del ricongiungimento del Veneto al Regno d'Italia, segnò una svolta importante nella vita del L.: allontanatosi con la famiglia da Vicenza il 30 maggio, vi fece ritorno, insieme con F. Lampertico, il 30 luglio, subito dopo l'abbandono della città da parte degli Austriaci. Il volontario esilio a Milano fu probabilmente pensato dal L. al fine di acquisire "benemerenze patriottiche che pochi erano disposti a riconoscergli" (Lanaro, p. 165). Forte dell'esperienza maturata nel campo dell'organizzazione scolastica, il L. nell'agosto 1866 fu nominato provveditore agli studi dal commissario regio per Vicenza A. Mordini. In breve tempo fu in grado di presentare la relazione L'istruzione primaria nella provincia di Vicenza (Vicenza 1866), ove sottolineava con forza la necessità di sopprimere le piccole scuole rurali, poste in edifici malsani e controllate dal clero parrocchiale, spesso poco affidabile.
Sfruttando ancora l'appoggio di Mordini, il L. nel novembre 1866 fu eletto deputato alla Camera nei collegi di Belluno ed Este. La sua prima esperienza parlamentare fu brevissima: venuto meno il sostegno governativo in seguito alla partenza di Mordini, dovette abbandonare il seggio dopo la tornata elettorale del marzo 1867. Riprese così il posto di provveditore agli studi e rimase nella vita politica della propria città in qualità di consigliere comunale e provinciale, e mantenne tali incarichi fin quasi alla morte. Tornò anche all'attività di saggista pubblicando le opere Escursione sotterra (Milano 1868) e Spiritismo e magnetismo (ibid. 1869).
L'impegno profuso come provveditore agli studi, teso in primo luogo al miglioramento della condizione economica dei maestri elementari, guadagnò al L. nelle elezioni politiche del novembre 1870, che segnarono il suo ritorno alla Camera, l'appoggio dei moderati vicentini, grandi proprietari terrieri, ma anche piccoli borghesi, incalzati dall'emergente movimento operaio.
L'attività parlamentare del L. non fu, almeno nei primi anni, di basso profilo: già nel gennaio 1871, infatti, pronunciò una fiera requisitoria contro il movimento di incarichi nelle prefetture, programmato dal presidente del Consiglio e ministro dell'Interno G. Lanza. Il L. si scagliò in aula contro l'accentramento amministrativo e difese a spada tratta gli impiegati governativi, denunciando il malcostume per cui "per salire agli alti gradi e uffici non occorre assiduità di fatiche, non occorre devozione profonda al dovere, ma basta sapere professare altisonanti idee politiche, o godere protezioni potenti, o avere avuto la ventura di passare nel carcere qualche paio di mesi per cagioni politiche" (Atti parlamentari, Camera dei deputati, Discussioni, legisl. XI, sess. 1870-71, I, p. 270).
All'inizio del 1874, il L., in qualità di segretario e relatore della commissione esaminatrice, redasse la relazione sul progetto di legge presentato da B. Cairoli, volto a estendere il diritto di voto a tutti i maschi maggiorenni alfabeti: la relazione, ricca di dati statistici e di approfondite comparazioni con i modelli di altri paesi, non bocciava l'introduzione del suffragio universale in maniera pregiudiziale, ma la riteneva, con motivazioni spesso pretestuose, non consona alle condizioni socioeconomiche dell'Italia di allora.
Nel gennaio 1874, un'opposizione ancor più marcata fu riservata dal L. al progetto di legge elaborato da C. Correnti sull'istruzione elementare obbligatoria: "Io ripudio l'istruzione obbligatoria come ci viene innanzi in questo progetto di legge, io la ripudio perché non voglio contribuire a far sì che un principio così giusto, scompaginato dalla virtù educatrice e dalla libertà d'insegnamento, si offuschi e degeneri in pubblica iattura, oppure nelle braccia infeconde della burocrazia perisca deriso nella sua impotenza […]. Io voterò contro questo progetto di legge perché non ho fede che quell'ente astratto che si chiama Governo possa compiere miracoli, e ho fede invece nei miracoli della libertà […]. È così che io ho fede si vincerà la nostra nemica che non è solo l'ignoranza degli analfabeti, ma è anche l'istruzione orba di educazione, è l'ignavia delle classi che si pretendono istruite" (ibid., legisl. XI, sess. 1873-74, I, pp. 774 s.). Tolto il velo della retorica, dalle parole del L. emergeva la convinzione che l'obbligo scolastico, lungi dal consentire un adeguato controllo sociale sulle masse operaie e contadine, avrebbe aiutato queste ultime ad acquisire una rinnovata coscienza del profondo stato di arretratezza nel quale versavano.
Avendo contrastato provvedimenti cari alla Sinistra quali il suffragio universale e l'istruzione obbligatoria, il L. mantenne senza difficoltà il seggio parlamentare nelle elezioni del 1874. Ben diversamente andarono le cose nella XII legislatura (1874-76): il L. fece infatti mancare il proprio appoggio al gabinetto Minghetti nell'estate 1875, votando contro i provvedimenti straordinari sull'ordine pubblico in Sicilia e, soprattutto nella tornata del 18 marzo 1876, quando il suo voto di condanna del sistema di esazione della tassa sul macinato contribuì alla definitiva caduta della Destra storica. L'ambiguo contegno del L. fu probabilmente dettato dalla convinzione che occorresse riporre le vecchie bandiere ideologiche e riedificare le distinzioni partitiche su argomenti concreti. L'avere intuito con alcuni anni di anticipo l'evoluzione trasformistica del sistema politico italiano non gli evitò una secca sconfitta alle elezioni del novembre 1876, allorché fu battuto dal sindaco progressista di Vicenza G. Bacco. L'improvvisa morte di quest'ultimo favorì nel novembre 1877 la rielezione del L. alla Camera, grazie anche al concorso determinante di una quarantina di preti liberali. Tale circostanza condizionò non poco il contegno parlamentare del L., che dovette ripiegare su posizioni fortemente conservatrici, come apparve evidente al momento delle discussioni sulle modifiche alla tassa sul macinato (luglio 1878) e sull'introduzione del matrimonio civile obbligatorio (maggio 1879).
Nella legislatura successiva (1880-82), il L. si distinse nel dibattito sulla riforma della legge elettorale: nella tornata del 10 apr. 1881, dedicò alla questione un lungo e articolato discorso, manifestando netta contrarietà al disegno di legge governativo, che ammetteva nell'elettorato attivo i licenziati dal corso elementare inferiore: "Chi incontriamo tra codeste turbe che voi vorreste chiamare alle urne, senza condizione di censo, senz'altra capacità che la scuola elementare, o il saper leggere e scrivere? Incontriamo le folle corrotte delle città, le folle alle quali abbiamo visto giungere più traviati e falsati i responsi della scienza; le folle nelle quali si annidano le idee atee, anarchiche e comuniste […]. Quanto più saggio consiglio, se si dovesse accordare il voto a costoro, accordarlo a tutti gli altri!" (ibid., legisl. XIV, sess. 1880-81, V, p. 4926). Il L., in linea con numerosi esponenti della Destra, rigettava così il concetto depretisiano di suffragio universale possibile e, visto che venivano svuotati di significato il censo e la capacità, capisaldi a suo avviso imprescindibili per una buona legge elettorale, invocava polemicamente l'immissione nel corpo elettorale, come elemento equilibratore, degli illetterati, "la pura e sana democrazia dei campi, nella quale non allignano passioni rivoluzionarie, non esistono odi di casta" (ibid.).
Ottenuta la rielezione nel nuovo collegio plurinominale di Vicenza I (novembre 1882), il L., persuaso che "il cammino degli eventi porta con sé la conseguenza di spegnere ogni ragione di essere ai vecchi partiti" (ibid., legisl. XV, sess. 1882-83, IV, p. 3229, tornata del 19 maggio 1883), prese posto nell'eterogenea maggioranza trasformista che appoggiò i vari gabinetti presieduti da A. Depretis. La carriera parlamentare del L. proseguì stancamente fino al novembre 1888, quando dovette dimettersi a causa di problemi familiari.
Il L. riassunse in breve tempo la carica di provveditore agli studi di Vicenza e continuò a dedicarsi alla scienza e alla letteratura, peraltro mai abbandonate durante i lunghi anni trascorsi alla Camera.
Nel 1871 aveva infatti pubblicato a Milano Chi dura la vince. Racconto, considerata la sua opera più riuscita; l'anno successivo fu la volta di Racconti (Milano 1872), antologia di scritti letterari, dal chiaro sapore tardoromantico, già pubblicati negli anni precedenti. Gli anni Ottanta furono caratterizzati dalla collaborazione a importanti periodici, quali il Fanfulla della domenica e la Nuova Antologia, e dalla pubblicazione della raccolta di novelle Altri tempi (Roma 1883) e di Notte (Bologna 1883), saggio di analisi dei fenomeni naturali. Negli anni Novanta l'opera di maggior successo del L. fu il romanzo Spiriti del pensiero (Milano 1892), dal quale traspariva evidente la passione per il socialismo di stampo evoluzionista, che caratterizzò l'ultimo periodo della sua vita. Nel 1900, a Firenze, pubblicò Piccolo mondo ignoto "che illustra alla luce della consueta formula conciliativa i materiali della demopsicologia" (Mutterle, p. 307). Negli anni seguenti, degne di rilievo furono le opere Storia naturale in campagna (Milano 1901) e Il libro della notte (ibid. 1905).
Dal 1885 al 1890 il L. fu presidente del Club alpino italiano, fondato anni prima dal vecchio amico Q. Sella. Nel 1905, oltre alla vicepresidenza del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, il L. ottenne la nomina a senatore del Regno; le precarie condizioni di salute gli impedirono però una costante presenza ai lavori della Camera alta.
Il L. morì a Vancimuglio, presso Vicenza, il 27 genn. 1911.
Fonti e Bibl.: La quasi totalità del materiale documentario relativo al L. è conservata nel Fondo Lioy presso la Biblioteca civica Bertoliana di Vicenza: la b. IX contiene circa 400 lettere indirizzategli da numerosi rappresentanti della vita politica e culturale dell'epoca; cfr. G. Lotto, Il carteggio Lioy della Biblioteca civica Bertoliana di Vicenza (1851-1933), in Pagine di cultura vicentina in onore di G. Conforto, Schio 1987, pp. 109-136. Il carteggio fra il L. e Fogazzaro è pubblicato in A. Fogazzaro - P. Lioy, Carteggio (1869-1909), a cura di O. Jovane, Vicenza 2000, pp. 68, 81-127. Riferimenti al L. in: E. Camerini, Profili letterari, Firenze 1870, pp. 106-110; S. Rumor, Gli scrittori vicentini dei secoli XVIII e XIX, II, Venezia 1907, pp. 189-211; F. D'Ovidio, Rimpianti vecchi e nuovi, II, Caserta 1930, pp. 227-234; G. Rota Rossi, P. L. naturalista e scrittore. Le opere giovanili, in Ateneo veneto, CXXIII (1932), pp. 243-245; G. Franceschini, P. L. nel primo centenario della nascita, in Emporium, XL (1934), pp. 253 s.; O. Giacobbe, Letteratura infantile, Torino 1934, pp. 101-103; U. Zannoni, La letteratura per l'infanzia e la giovinezza, Bologna 1938, pp. 68-70; L. Lattes, P. L. poeta della scienza, in Studi in onore di F.M. Mistrorigo, Vicenza 1958, pp. 535-545; P. Nardi, Ritratto di P. L., ibid., pp. 547-554; C.E. Engel, Storia dell'alpinismo, Torino 1965, p. 188; L. Briguglio, Correnti politiche nel Veneto dopo Villafranca (1859-1866), Roma 1965, ad ind.; S. Lanaro, Società e ideologie nel Veneto rurale (1866-1898), Roma 1976, pp. 161-199; G.A. Cisotto, Le elezioni politiche del 1876 nella stampa vicentina, in Opinione pubblica, problemi politici e sociali nel Veneto intorno al 1876. Atti del III Convegno di studi risorgimentali,… 1976, a cura di E. Reato, Vicenza 1978, pp. 45-51; E. Reato, Opinione pubblica e vita politica a Vicenza nel decennio 1866-76, ibid., pp. 101 s., 106-110; E. Franzina, Vicenza: storia di una città, Vicenza 1980, ad ind.; G.A. Cisotto, Giornali vicentini prima del 1946, Vicenza 1984, pp. 12, 21; M. Nardello, La società vicentina dall'annessione del Veneto alla prima guerra mondiale, in Storia di Vicenza, IV, 1, Vicenza 1991, pp. 42-76 passim; A.M. Mutterle, Prosatori e poeti fino alla seconda guerra mondiale, ibid., IV, 2, ibid. 1993, pp. 293-317; G. Berti, Il pensiero filosofico-scientifico nella seconda metà dell'Ottocento, ibid., pp. 363-368.