GADDI, Paolo
Nato a Modena il 1° ott. 1805, si laureò in medicina e chirurgia nella sua città natale nel 1832. Durante il corso di laurea (1825-30) redasse un gran numero di appunti e note su argomenti di botanica, fisiologia e patologia umana, animale e vegetale, anatomia e medicina pratica, chirurgia e ostetricia: questo materiale, successivamente raccolto in tre voluminose buste e conservato tra i manoscritti dell'istituto di anatomia dell'Università di Modena, costituisce un prezioso documento oltre che dell'accuratezza e della diligenza dello studente G., anche delle basi teoriche dei laureandi dell'epoca.
Conseguita la laurea, il G. si recò a Roma per perfezionarsi nella pratica medico-chirurgica, quindi tornò a Modena ove occupò uno dei due posti di medico condotto della città. Cominciava intanto a frequentare assiduamente il gabinetto anatomico, presso il quale fu nominato settore dal direttore G. Generali nel 1837. Nominato professore sostituto nel 1841, l'anno seguente successe al Generali nella direzione dell'istituto e nell'insegnamento col titolo di professore ordinario. La sua disciplina, inizialmente denominata istituzioni anatomiche e poi anatomia generale, divenne infine il corso di anatomia umana, di durata biennale e integrato da una serie di esercitazioni pratiche. Rifiutate le offerte delle cattedre di anatomia che gli erano pervenute dalle università di Roma, di Torino e di Pavia, nel 1864 il G. divenne preside della facoltà di medicina e chirurgia e mantenne la carica fino alla morte.
Oltre all'insegnamento, il G. svolse una notevole attività in favore dell'istituto di anatomia di Modena: incaricato dal Generali nel 1841 di riordinare il Museo di anatomia umana, incrementò la raccolta di pezzi anatomici arricchendola di oltre 300 reperti da lui stesso preparati, e nel 1860 organizzò un laboratorio annesso al museo onde consentire agli studiosi l'esame dei materiali istologici a forte ingrandimento. Per suo merito l'Università di Modena, malgrado gli esigui mezzi iniziali disponibili, poté dotarsi di un museo etnografico-antropologico scientificamente ordinato, la prima struttura universitaria del genere, ammirata e lodata anche da R. Virchow.
Appassionato cultore dell'anatomia, ne curava dettagliatamente l'insegnamento dimostrativo: modellava personalmente in cera o in creta quelle formazioni anatomiche che, per le ridotte dimensioni, sarebbero state distinte a fatica dagli studenti; nelle lezioni pratiche di miologia contornava i singoli muscoli con striscioline di carta che, circoscrivendone forma ed estensione, li rendessero evidenti anche agli ascoltatori più lontani. Una delle sue più originali ricerche nel settore dell'anatomia umana fu la dimostrazione della fine morfologia dell'apparato uditivo, per la quale ideò una tecnica quanto mai ingegnosa: dopo aver colato nelle cavità del temporale una certa quantità di stagno fuso (metodo che chiamò iniezione piro-metallica) procedeva poi alla rimozione dell'osso circostante mediante calcinazione, ottenendo in tal modo un calco perfetto dell'organo dell'udito (Sulle iniezioni piro-metalliche nelle cavità ossee dell'apparato uditivo nell'uomo ed in alcuni animali, in Memorie della R. Accad. di scienze, lettere ed arti in Modena, 1862, t. IV, sez. di scienze, pp. 26-36). Per i suoi allievi pubblicò a Modena nel 1864 Prolegomena alle lezioni di anatomia umana istologica descrittiva, ed espose i suoi concetti sui locali destinati allo studio dell'anatomia nella memoria Le sale anatomiche nei loro rapporti colla scienza e coll'igiene (ibid., 1865, t. VI, sez. d'arti, pp. 3-14).
Si interessò di teratologia, e condusse ricerche volte a dimostrare l'esistenza di una relazione tra la nascita di mostri umani e l'influenza di fattori perturbanti agenti all'atto del concepimento o durante la gravidanza (Descriptio anatomica humani monstri exencephali in quo multa alia a natura abhorrebant, Bononiae 1844; Sopra la simultanea produzione di mostri nella specie umana, in Memorie della R. Accad. di scienze, lettere ed arti in Modena, 1861, t. III, sez. di scienze, pp. 3-16). Eseguì inoltre osservazioni anatomopatologiche (Iperostosi scrofolosa cefalo-vertebrale e cefalo-sclerosi sifilitica, ibid., 1863, t. V, sez. di scienze, pp. 35-42), antropomorfiche (Cranio ed encefalo di un idiota, ibid., 1867, t. VIII, sez. di scienze, pp. 81-117), cliniche (Spontanea uscita di un pezzo di grossa spilla d'acciajo dal lato interno del ginocchio sinistro di una giovinetta, ibid., 1861, t. III, sez. di scienze, pp. 91-100). Una fortuita circostanza gli dette poi modo di inserirsi nella allora attualissima questione evoluzionistica: avendo proceduto alla dissezione di un macaco, ne studiò la struttura della mano mettendone in evidenza la sostanziale differenza morfologica e funzionale con quella dell'uomo, che interpretò come argomento scientifico in contrasto con la teoria darwiniana dell'origine comune delle due specie (Dimostrazione anatomica intorno alla maggiore perfezione della mano dell'uomo confrontata con quella delle scimie, ibid., 1866, t. VII, sez. di scienze, pp. 3-16).
Ebbe modo di studiare il cranio di Dante quando, rinvenuta casualmente la cassetta con le ossa del poeta in Ravenna il 27 maggio 1865, fu chiamato a far parte della commissione nominata dal ministro per procederne alla ricognizione ufficiale, dopo la prima relazione scientifica compiuta, su incarico del sindaco ravennate, dai chirurghi G. Puglioli e C. Bertozzi: definì il cranio del poeta "dolicocefalo, eminentemente ortognato, a grande sviluppo delle regioni frontale, parieto-parietale e occipitale superiore, corrispondente a un grande volume cranico" (Intorno al cranio di Dante Alighieri. Nota antropologica, ibid., sez. di lettere, pp. 29-46).
Propose l'uso di narcotici per indurre una sorta di anestesia negli animali da esperimento. Illustrò in alcune conferenze l'aspetto antigienico dell'uso da parte delle donne di busti eccessivamente stretti. Il suo interesse spaziò anche in settori diversi: offrì alle tecniche merceologiche un metodo di ricerca microscopica per il riconoscimento delle caratteristiche morfologiche e strutturali di diverse fibre in tessuti variamente trattati (Uso del microscopio diretto a svelare la presenza del cotone nei filati, nei tessuti e nei feltri, ibid., 1861, t. III, sez. d'arti, pp. 15-27); fu autore di uno studio storico sulla litografia modenese - che annoverava tra i suoi cultori Giuseppe Gaddi - (Intorno all'arte della litografia in Modena, ibid., pp. 3-14); si occupò di ricerche archeologiche, intrattenendo rapporti epistolari con C. Cavedoni ed eseguendo pregevoli osservazioni su reperti affiorati nel corso di scavi effettuati nella piazza antistante il palazzo ducale di Modena (Scavi archeologici fatti nella piazza Reale di Modena nell'autunno dell'anno 1865, ibid., 1867, t. VIII, sez. d'arti, pp. 3-16; Nota archeologica intorno a due depositi di anfore romane, ibid., pp. 17-19).
Cultore anche di storia della medicina, il G. fu autore di un eccellente studio su M. Malpighi (Carteggio di M. Malpighi esistente nella sezione diplomatica dell'Archivio Governativo di Modena (già archivio della Casa d'Este) ed una lettera di Giov. Andrea Moneglia riguardante la controversia scientifica col Ramazzini. Memoria storica, ibid., 1868, t. IX, sez. di lettere, pp. 3-48). Tra le sue opere va ancora ricordata Il museo etnografico-antropologico della R. Università di Modena (ibid., 1870, t. XI, sez. di scienze, pp. 49-62).
Membro di varie società scientifiche, il G. fin dal 1847 appartenne all'Accademia di scienze, lettere ed arti di Modena. Morì a Saliceto Panaro, presso Modena, il 4 ag. 1871.
Fonti e Bibl.: A. Puglia, Sui lavori accademici del cavalier prof. P. G. Discorso di commemorazione letto all'adunanza del 28 dic. 1871, in Mem. della R. Accad. di scienze, lettere ed arti in Modena, 1872, t. XIII, sez. di lettere, pp. 3-32; A. Carruccio, Dei meriti speciali del cav. prof. P. G. considerato quale insegnante l'anatomia umana normale, in Lo Spallanzani, X (1872), pp. 413-442; P. Sangiorgi, La scoperta e la relazione anatomo-fisiologica delle ossa di Dante, in Boll. dell'Ist. stor. italiano dell'arte sanitaria, VIII (1928), pp. 233-246; G. Favaro, L'insegnamento dell'anatomia in Modena un secolo fa, in Rass. per la storia dell'università di Modena e della cultura superiore modenese, III (1931), pp. 70-109; D. Giordano, Chirurgia, I, Milano 1938, p. 28; G. Cavazzuti, I duecentosettantacinque anni della Accademia di scienze lettere ed arti di Modena, Modena 1958, ad indicem; C.G. Mor, Storia dell'università di Modena, Modena 1963, pp. 212 s.; P. Di Pietro, Profili di medici e biologi modenesi dal XV al XIX secolo, X, P. G., in Boll. mensile dell'Ordine dei medici di Modena, XIII (1965), pp. 223-226; A. Hirsch, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte…, II, p. 651; Enc. Italiana, XVI, p. 246.