BOZZINI, Paolo
Figlio di un rigattiere, nacque a Piacenza il 25 genn. 1815. Dal 1829 al 1833, e forse anche negli anni successivi, fu allievo dell'Istituto d'arte F. Gazzola di Piacenza, dove ebbe maestri nei primi due anni G. Gherardi e poi Carlo M. Viganoni. Morto quest'ultimo (1839), considerato il genius loci, L. Gulieri lo mandò a perfezionarsi a Roma e ve lo mantenne per tre anni (1840-43). Ivi il B. ebbe per maestro V. Camuccini e si segnalò subito vincendo (1840) i premi di disegno e pittura dell'Accademia di S. Luca.
Diligentissimo e metodico, il B. frequentò l'Accademia del nudo in Campidoglio e disegnò dall'antico e dal vero. Copiò Raffaello, Garofalo, Guercino, Domenichino. Sifece anche una discreta cultura sotto la guida dell'abate Luigi M. Rezzi. Ebbe amico e protettore il pittore romano G. Unterberger, che gli rilasciò, con il Camuccini, attestati di lode da inviare al suo mecenate. Già a Piacenza aveva eseguito dal vero quadri di vario genere (il primo a noi noto, un Naufragio, è un ex-voto commissionatogli nel 1835 dal conte F. Marazzani per il sacello della Beata Vergine di Guastafredda); ma ora escono dal suo studio dipinti di notevole impegno: un S. Ludovico (1842; ora in S. Maria di Campagna, Piacenza) e un S. Vincenzo de' Paoli (1843; cfr. G. Castellani, in Il Tiberino, 5 luglio 1843). Mentre il suo disegno è pulito, a volte raffinato, i colori sono freddi, raggelati da una diligenza accanita, in uno sforzo sterile di devozione ai canoni neoclassici. Le parti migliori, più vive, sono le teste, derivate dal vero, in cui si rivelano le sue spiccate doti di ritrattista.
Ritornato a Piacenza nel maggio 1843, vi iniziò un S. Cuore per S. Girolamo (terminato tre anni dopo) ed ebbe commissioni di ritratti, specialmente a tempera, in miniatura.
Nel 1844 il B. si recò a Torino, dove rimase qualche anno dedicandosi quasi esclusivamente al ritratto. Stabilitosi definitivamente a Piacenza durante la prima guerra di indipendenza (1848), dipinse molti quadri sacri: una Madonna col Bambino (1851, ora all'Istituto Madonna della Bomba), due Sacre Famiglie (una nella chiesa di S. Polo, Piacenza, del 1852; l'altra nella parrocchiale di Guardamiglio, del 1855), una Immacolata Concezione. Nel 1855 allesti una personale nel ridotto del Teatro Municipale di Piacenza, dove erano esposti, con quadri di figura, anche un Paesaggio sul Tevere, probabilmente eseguito dal vero quand'era a Roma, e quattro Paesi dipinti all'acquarello, oggi dispersi, ma di cui possiamo farci un'idea osservandone altri conservati presso la Biblioteca comunale e il Museo del Risorgimento di Piacenza (Smantellamento del Castello). È del 1855 uno dei suoi più riusciti quadri storici: Il conte Arcelli rifiuta di consegnare la rocca di Piacenza al Carmagnola (Piacenza, coll. conte Arcelli), dipinto raffinato impostato su una rarefatta intonazione grigia. Lo espone anche a Parma, alla Mostra annuale di Belle Arti, dove è presente pure negli anni successivi e riceve ampie lodi (cfr. L. Galli, in Il nipote del Piacentino istruito, lunario per il 1856). Sono anni di lavoro intenso: Geremia predice agli Ebrei la cattività babilonese (1856); medaglioni di Musicisti e altri lavori a tempera nel Teatro Municipale di Piacenza (1857-58); decorazioni nella sala del consiglio del municipio di Piacenza: I Piacentini difendono la città contro Francesco Sforza (1857); Vittorio Emanuele libera l'Italia (1859); Garibaldi sbarca a Marsala (1860); La morte di Matatia. Lavora anche per altre province: il dipinto più importante e più lodato di questi anni è Il martirio di S. Giustina (1861) per la sacrestia della cattedrale di Piacenza (cfr. L. Fassi, in Il paese, Piacenza, 24 sett. 1861). Un suo quadro storico, L'arresto di Pandolfo Collenuccio da Pesaro (1860-65), ispirò un romanzo di Luigi Marzolini (1865) che si apre con una sua litografia, tecnica che aveva esperimentato con successo fin dal 1836 (Musaico di S. Savino);del 1839 è il ritratto di Carlo Maria Viganoni, del 1853 quello di Gius. Veneziani, del 1855 quello di Carlo Giarelli, del 1857 quello di Giacomo Morigi;in litografia rese anche alcuni castelli del Piacentino (1868) e il monumento a Margherita d'Austria (per le Famiglie celebri del Litta). Viganoniane sono le due Addolorate di Riva di Ponte dell'Olio e di Travazzano (Piacenza), l'Assunta di Tollara, il S. Biagio di Groppo Ducale, l'Immacolata Concezione di Rovescala, artisticamente ben inferiori al Correggio che presenta alla committente la Madonna di s. Girolamo (1870, coll. Gasparini, Piacenza), in cui emula Hayez e raggiunge un livello artistico veramente notevole.
Nominato il 28 febbraio del 1860 consigliere corrispondente dell'Accademia di Belle Arti di Parma, il B. si interessava anche di memorie artistiche piacentine, e con non celata soddisfazione, se in un riuscito Ritratto della moglie le pone in mano un volume della Strenna alla quale collaborava (Strenna piacentina, dal 1878 al 1880). I ritratti sono numerosissimi, tra gli altri quello (1874) di Tommaso Wickersham, presidente della Camera di commercio di Filadelfia, che nel 1868 gli aveva acquistato due quadri storici (il Garibaldi, e il Collenuccio).
Nel 1882, mentre attendeva al riordino della raccolta numismatica della Biblioteca comunale di Piacenza, fu colpito da malattia durata fino alla morte avvenuta il 22 genn. 1892. Parecchi disegni sono conservati presso la Biblioteca comunale e il Museo civico di Piacenza.
Una sua figlia, Candida Luigia (nata a Piacenza il 5 giugno 1853 e ivi morta il 9 ag. 1932)., ne seguì le orme, più che in opere originali in copie di quadri del padre o del Viganoni (Via Crucis della parrocchiale di Vicobarone), ma con risultati molto modesti. Numerosi suoi dipinti, tutti sacri, sono conservati nell'istituto dame orsoline di Piacenza, dove aveva preso i voti nel 1881; altri nelle chiese della provincia di Piacenza e nel seminario dei gesuiti a Roncovero di Bettola.
Fonti eBibl.: Il B. è spesso citato nella stampa locale: Gazzetta di Parma:20 febbr. 1854; 31 maggio, 17 e 21 luglio 1855; 14 luglio 1856; 29 sett. 1857; Il Cispadano, 14 giugno, 27 sett., 4 e 11 ott. 1855; Il Promotore, 10 luglio 1856; L'Annotatore, 10 ott. 1857; Il vero amico del popolo, 21 ott. 1857; La Provincia, 21 apr., 10 nov. 1860; Corriere Piacentino, 12 dic. 1863; 15 maggio 1865; 7 ott. 1868; 24 sett. 1874; 28 ag. 1877; L'Osservatore piacentino, 15 dic. 1863; L'Indipendente, 12 e 20 apr. 1865; Il progresso, 1º ottobre 1868; 25 ott. 1876; 16 sett. 1902; L'Unione, 4 ott., 9 e 15 nov. 1876, Verità, 4 ag. 1889. Vedi anche necrologi in Libertà, 23 genn. 1892, e Il Piccolo, 24 genn. 1892; e inoltre: A. R., Per l'effigie di Mimi Marazzani ricordata da un dipinto rappresentante una contadina dell'agro romano..., Piacenza s.d. (ma 1850 c.); Piacenza, Bibl. comunale, Schede Rapetti (1930-60), ms., ad vocem;G. Buttafuoco, Nuovissima guida della città di Piacenza, Piacenza 1842, p. 55; L. Scarabelli, Opuscoli artistici, Piacenza 1843, pp. 51, 187-193; P. Martini, La scuola parmense delle belle arti e gli artisti delle provincie di Parma e di Piacenza dal 1777 ad oggi, Parma 1862, p. 35. L. Ambiveri, Gli artisti piacentini, Piacenza 1879, pp. 231-233; F. Giarelli, Storia di Piacenza, Piacenza 1889, II, pp. 385 s.; L. Ambiveri, A proposito di un quadro per la chiesa di s. Girolamo in Piacenza, in Indicatore eccl. piac., 1889, pp. 52-54; L. Mensi, Dizionario biografico piacentino, Piacenza 1899, pp. 85 s.; L. Ambiveri, Della vita e delle opere del cav. prof. P. B. ..., in Strenna Piacentina, 1893, pp. 160-186; G. Ferrari, Mostra d'arte sacra, Piacenza 1902, p. 19 (vedi anche in Libertà, 16 sett. 1902); G. Tononi, Espos. d'arte sacra in Piacenza, in Piacentino istruito, Piacenza 1903, p. 23; L. Cerri, Piacenza nei suoi monumenti, Piacenza 1908, pp. 16, 49, 100, 113; F. Picco, L. M. Rezzi, Piacenza 1917, pp. 81, 123, 182 ss.; S. Fermi, La litografia a Piacenza, in Strenna dell'a. XV, Piacenza 1937, pp. 161 s.; G. Borghini, L'incis. e la litogr. piacentina, Piacenza 1963, pp. 21 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, V. 496.