LEVI, Paola
Nacque a Torino il 22 apr. 1909, ultima figlia, con la gemella Rita, di Adamo Levi e Adele Montalcini, dopo i fratelli Luigi (Gino) e Anna.
Ultimati gli studi presso il liceo femminile, la L. iniziò a frequentare lo studio di F. Casorati, dove, già a partire dal 1928, poté esporre i propri quadri accanto a quelle del maestro e degli altri allievi. L'attività della scuola era espressione di un ambiente culturale aggiornato e stimolante; e fu nella scuola stessa che la L. entrò in contatto con artisti come Albino Galvano, Nella Marchesini, Lalla Romano e Giorgina Lattes, con i quali instaurò rapporti che sarebbero durati negli anni. Della lezione di Casorati la L. (la cui prima produzione è ben documentata nella monografia di De Chirico) mantenne l'attenzione all'impianto strutturale dell'opera; mentre la figurazione e ancor più la cromia risentirono, soprattutto a partire dalla seconda metà degli anni Trenta, di suggestioni espressionistiche.
Oltre alle mostre all'interno della scuola la L. espose, ancora a Torino, nel 1929, tenendo la sua prima personale alla galleria Del Bosco, e nel marzo 1931, quando fu tra i dodici allievi presenti con Casorati alla galleria Milano con alcune nature morte. Sempre negli anni Trenta partecipò, tra l'altro, alla I e alla II Quadriennale romana (1931, 1935) e alla XX Biennale di Venezia (1936).
Nel febbraio del 1935, su progetto di Casorati, realizzò scene e costumi per La boîte à joujoux di C. Debussy, messa in scena al salone della Pro cultura femminile a Torino. Il legame con il maestro, mentre restava vivo sul piano "morale", divenne sempre meno forte su quello stilistico: nuovi modelli, nuovi campi di indagine espressiva furono indicati alla L. da I. Cremona, soprattutto a partire dal 1937-38.
Il periodo bellico, trascorso dalla L. a Firenze, segnò la sua esclusione dalle mostre ufficiali e una fase di stasi produttiva. "La guerra e le persecuzioni razziali" sono infatti le uniche parole con cui l'artista ricorda gli anni tra il 1940 e il 1944 nello scritto Catastrofe a farfalla… (pubblicato in Weller, pp. 160-162), evidenziando come questa esperienza totalizzante abbia potuto riassorbire in sé tutto il vissuto e l'attività artistica. Tale testo, in cui la L. ricostruisce il proprio percorso di vita e d'arte dal 1933 al 1975, denota inoltre una singolare lucidità e una rara consapevolezza delle ragioni e dei fini perseguiti dall'artista con le sue opere.
Nell'immediato dopoguerra la L. tornò a esporre con una personale, tenuta nel 1945 a Firenze alla galleria Il Fiore. Nel 1946 era di nuovo a Torino, dove, dopo un periodo di totale inattività, riprese la propria ricerca pittorica, indirizzandosi sempre più verso l'utilizzo di un linguaggio astratto.
Il percorso fu graduale. Difatti l'artista rinunciò dapprima alla tridimensionalità delle figure e dello spazio e al ricorso a cromie naturalistiche, rappresentando ""masse" impersonali, iscritte possibilmente nel cerchio e nel triangolo", in una visione corale di "categorie umane" (Weller, p. 160), come dimostrano opere quali Le madri (1947: Roma, Galleria nazionale d'arte moderna), Pescatori ed Emigranti (entrambe del 1947: collezione privata, ripr. in P. L.M. Metamorfosi, pp. 55 s.). L'abbandono definitivo della figurazione avvenne quindi intorno al 1949, quando la L. si avvicinò alle esperienze concretiste, aderendo, nei primi anni Cinquanta, al gruppo torinese del MAC (Movimento arte concreta) accanto a Galvano, F. Scroppo, A. Parisot, A. Biglione e Carol Rama e partecipando poi, nel 1955, alla fusione del MAC stesso con il gruppo Espace. Tra le opere più significative di questo periodo vanno ricordate Incastri e La città che cammina (entrambe del 1953: collezione privata, ripr. ibid., pp. 58, 61), presentate alla mostra "Francia-Italia" a Torino nel 1953. Il cammino nell'astrattismo proseguì, tra il 1953 e il 1954, con la serie di tempere Lettere e Vasi, in cui l'atto creativo è incentrato sull'elaborazione di un linguaggio fatto di segni, che si qualificano come lettere "d'un alfabeto ad uso personale dell'artista, primordiale e magico" (Dorfles), al fine di esplorare le profonde connessioni tra il segno stesso e il suo significato, collocandosi in un ambito di ricerca riconducibile al surrealismo.
Nella primavera del 1956 la L. andò a Parigi, dove, presso l'Atelier 17, apprese le innovative tecniche di incisione di S.W. Hayter. Tornata a Torino l'attenzione della L. andò sempre più spostandosi dalle potenzialità espressive del segno a quelle del gesto attraversando una breve ma significativa fase informale, durante la quale elaborò opere come i due tondi Segni e simboli e Monologo (entrambi del 1957: Roma, Galleria nazionale d'arte moderna) e ancora Avventura nel tempo (1958: Torino, Galleria civica d'arte moderna), dalla maggiore evidenza materica rispetto alla produzione precedente.
Nei primissimi anni Sessanta la L. iniziò a soggiornare periodicamente a Roma, per riavvicinarsi alla sorella Rita tornata allora dagli Stati Uniti, stabilendovisi poi definitivamente tra il 1962 e il 1963. In quegli stessi anni elaborò opere la cui ispirazione nasceva dall'accostamento "arbitrario" di diapositive di diverse città (New York, Parigi, Londra e Torino), sperimentando tecniche nuove e utilizzando materiali differenti e, per l'artista, inusuali, come la pellicola fotografica, realizzando dei veri e propri collages sulla tela dipinta o serigrafata, alcuni dei quali furono esposti alla IX Quadriennale di Roma del 1965 (catal., p. 140). Tali opere sancirono inoltre l'abbandono della pittura da parte della L., nel tentativo di andare, come lei stessa affermava, oltre il "soggettivismo del segno" (Weller, pp. 161 s.).
Cominciò proprio così la proficua e duratura collaborazione con il giovane tecnico, Angelo Ientile, dal quale la L. fu affiancata anche nella realizzazione della serie delle Reti, dei poliedri in perspex e nella successiva esperienza di arte cinetica, intorno alla metà degli anni Sessanta, quando creò strutture trasparenti in perspex, con fonti di luce agli estremi, animate nuovamente da quel dialogo tra entità opposte che aveva guidato la L. lungo tutto il suo percorso artistico: non più la contrapposizione di razionale e irrazionale, di vita e di morte (citata dall'artista per le Lettere e i Vasi), ma tra la fissità della struttura e il dinamismo della luce.
Tra gli anni Settanta e Ottanta la L. si dedicò prevalentemente all'attività grafica, realizzando le morsure su lastre di rame e le calcografie a secco su carta bianca con le quali cercò di esplorare i nessi matematici del linguaggio figurativo astratto. Un ritorno alla tridimensionalità si ebbe infine nelle sculture realizzate tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta.
Tra le ultime opere della L. vi è il volume Discordanze, pubblicato nel 1992 presso la casa editrice Eidos (Milano-Venezia), con un testo introduttivo della sorella Rita.
Il libro presenta un alternarsi di pagine in cui a frammenti di versi presi da Saffo segue il testo in greco, con una scansione delle lettere e delle parole dalle forti valenze grafiche, e ancora immagini in cui, su fondo perlopiù nero, si stagliano segni e figure geometriche.
Alla morte della L., avvenuta a Roma il 29 sett. 2000, la sorella Rita ha donato un cospicuo numero di opere dell'artista alla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma, nel cui archivio bio-iconografico sono conservati materiali storico-critici.
Nel 2001 è stata allestita, nel complesso monumentale di S. Michele a Ripa a Roma, una mostra antologica, dal titolo P. L.M. Metamorfosi, che ha costituito il primo importante passo nel non facile lavoro di schedatura scientifica delle opere della L. (comprese le opere della donazione).
Fonti e Bibl.: G. De Chirico, P. L.M., Torino 1939; P. L.M. (catal., galleria La Bussola), presentazione di A. Galvano, Torino 1956; P. L.M. (catal., galleria La Loggia), presentazione di L. Carluccio, Bologna 1958; G. Dorfles, P. L.M., Torino 1962; P. L.M., Paolo Portoghesi, Vittorio Gigliotti (catal., galleria Studio Farnese), a cura di L. Vinca Masini - F. Menna, Roma 1969, pp. n.n.; P. L.M. (catal., galleria Il Quadrivio), presentazione di L. Vinca Masini, Pescara 1973; P. L.M. Sculptures and engravings (catal., galleria Pictogramma), Roma 1974; S. Weller, Il complesso di Michelangelo. Ricerca sul contributo dato dalla donna all'arte italiana del Novecento, Pollenza-Macerata 1976, pp. 160-162, 205 s.; P. L.M. Opere 1950-1953 (catal., Cavallermaggiore, galleria Maggiorotto), Roma 1981; P. L.M. Angelo Ientile. Aiuto tecnico (catal., Torino), con scritti di G.C. Argan et alii, Roma 1981; G. Di Genova, Storia dell'arte italiana del '900. Generazione primo decennio, Bologna 1986, pp. 369 s.; Arte in Italia 1935-1955, a cura di P.C. Santini, Firenze 1992, pp. 255 s.; F. Fergonzi, in La pittura in Italia. Il Novecento/1, II, Milano 1992, p. 935; VI Biennale donna (catal.), Ferrara 1994, pp. 113 s., 149 s., 177-180; P. L.M. Metamorfosi (catal.), a cura di S. Lux, Roma 2001 (con bibl.); R. Levi Montalcini, Un universo inquieto. Vita e opere di P. L.M., Milano 2001 (con bibl.).