PANORMO
– Costruttori di strumenti musicali di origine palermitana attivi in Italia, Francia, Irlanda, Inghilterra tra la prima metà del secolo XVIII e la prima metà del XIX.
Il cognome della famiglia, Trusiano, fu sostituito dal soprannome Panormo (dal latino Panormus, antico nome della città di Palermo) dopo il trasferimento della famiglia dalla Sicilia a Napoli. Il soprannome, che le prime due generazioni utilizzarono in aggiunta al cognome, ne prese il posto a partire dalla terza.
Il primo di cui si ha notizia è Gaspare, che fu attivo a Palermo, dove esercitò la professione di ‘citarraro’ ossia costruttore di strumenti musicali a corda, all’incirca fino a metà Settecento. Del periodo d’attività in Sicilia rimane un contrabbasso da lui costruito a Palermo nel 1743: conservato in una collezione privata canadese, esso reca incollata sul fondo un’etichetta con l’iscrizione: «Gaspar Trusiano/ fecit / Panormi 1743». Fino al 1754 risiedeva con la moglie Anna e i figli nel quartiere dell’Albergheria. A metà degli anni Cinquanta, si trasferì da Palermo a Napoli dove fu attivo soprattutto come costruttore di strumenti a fiato in legno (in particolare flauti traversi e oboi). Fu padre di Rosario, Giuseppe, Margherita, Grazia, di cui non si conoscono dettagli biografici, nonché dei noti costruttori di strumenti musicali Giovanni e Vincenzo.
Giovanni nacque nel 1743 a Palermo e fu battezzato il 24 marzo presso la chiesa di S. Giovanni dei Tartari. Fu attivo a Napoli come costruttore di strumenti a fiato nella seconda metà del Settecento. Di lui rimangono flauti, clarinetti e oboi, di cui fu finissimo artefice. I suoi strumenti recano generalmente marchiata a fuoco l’iscrizione «Ioan: Panorm:», e più tardi «Ioan: Panorm e figl:». Da lui deriva il ramo napoletano della famiglia, attivo fino alla prima metà del secolo successivo.
Gasparejunior, figlio di Giovanni, operò a Napoli come costruttore di strumenti a fiato all’inizio dell’Ottocento. Giovannijunior, figlio di Gaspare junior, fu attivo a Napoli nella prima metà dell’Ottocento. Costruì legni (flauti, oboi, clarinetti, fagotti) e ottoni (corni, trombe, tromboni). Fu probabilmente l’ultimo membro del ramo napoletano delle famiglia a esercitare la professione di costruttore di strumenti musicali.
Vincenzo, altro figlio di Gaspare, è il membro più noto della famiglia. Secondo la testimonianza fornita dal figlio Francesco nel 1842, risulterebbe nato a Monreale, nelle vicinanze di Palermo, il 30 novembre 1734. In realtà, l’origine monrealese del liutaio non ha finora trovato riscontri documentari. Di certo Vincenzo intraprese giovanissimo la carriera di liutaio, come testimonia un contrabbasso conservato nel Conservatorio di Palermo che reca un’etichetta con l’iscrizione «Vincenzus Trusiano/fecit Panormi/1752». Dopo il 1754 si trasferì a Napoli. È possibile che, come Gaspare, giunto a Napoli abbia costruito strumenti a fiato, ma non sono noti esemplari risalenti al suo periodo d’attività in quella città. Probabilmente alla fine degli anni Sessanta abbandonò Napoli alla volta della Francia, dove fu attivo prima a Marsiglia e poi a Parigi. C’è chi, tratto in inganno dalle date apposte su alcuni strumenti di Vincenzo, poi rivelatesi inattendibili, ha voluto anticiparne agli anni Cinquanta l’arrivo nella capitale francese (Henley, 1969, p. 103); ma è noto che le etichette degli strumenti ad arco sono state frequente oggetto di falsificazioni. Tale incerta datazione dei suoi strumenti, unita all’assenza di riferimenti documentari sicuri, non consente di stabilire con precisione l’anno del trasferimento da Napoli a Parigi. La prima attestazione certa risale soltanto al 1773: secondo gli atti della corporazione dei liutai parigini (Dilworth, 1986, p. 933), Vincenzo risiedeva in un appartamento in affitto al numero 70 di rue de Chartres. A Parigi ebbe contatti con alcuni dei più affermati liutai della capitale: Nicholas Chappuy, François-Louis Pique e Claude Pierray. Sul finire degli anni Ottanta abbandonò Parigi e si trasferì a Dublino, dove soggiornò per un breve periodo; ebbe rapporti con il liutaio Thomas Perry.
Nel 1791, con i figli Giuseppe (Joseph), Giorgio (George) e Luigi (Louis) si trasferì in Inghilterra. A Londra fu assunto nella bottega del liutaio John Betts, la condizione di immigrato e le severe leggi delle corporazioni inglesi non consentendogli di aprire un proprio laboratorio. L’esperienza maturata in quasi un cinquantennio di attività gli permise tuttavia di ricoprire il posto di sovrintendente all’interno della bottega di Betts e di contribuire in modo determinante alla fusione tra elementi della liuteria inglese e quelli della scuola italiana. Nel 1793 tenne un laboratorio a Bloomsbury, in seguito trasferito a Soho. Negli anni londinesi ebbe contatti con il celebre contrabbassista italiano Domenico Dragonetti, che gli commissionò la costruzione di nuovi strumenti per sé e i propri allievi. Oltre ai contrabbassi, di cui divenne uno dei costruttori più rinomati, realizzò violini, viole, violoncelli che talvolta non firmò e in alcuni casi etichettò con nomi di importanti liutai italiani del passato (per esempio Antonio Stradivari, al quale peraltro si ispirò nella costruzione dei propri strumenti). Del suo periodo inglese, oltre agli strumenti ad arco, di cui fu il più fine costruttore londinese dell’epoca, rimangono flauti e oboi (anche di taglia tenore, del tipo comunemente noto come ‘voce umana’).
Morì a Londra, nel quartiere di St. Giles-in-the-Fields, il 19 marzo 1813 e fu seppellito nel cimitero di St. Anne a Soho.
Proseguirono l’attività liutaria presso la capitale inglese i figli.
Francesco, il primogenito, sembrerebbe essere nato a Roma nel 1764, ma l’atto di battesimo non è stato reperito. Flautista e compositore, affiancò forse il padre nella sua attività di strumentaio. Giunto negli anni Settanta a Parigi, francesizzò il nome in François e nel 1780 fu nominato flautista nell’orchestra del Théâtre Nicolet. Il possibile coinvolgimento nell’attività paterna sembrerebbe essere testimoniato da un articolo del 1784 nella Gazzetta enciclopedica di Milano, che comunica il temporaneo soggiorno in quella città di un «Francesco Panorm [sic] che travaglia aboe [sic], flute e clarinetti e altri simili istrumenti» (Delpero, 1999, p. 62). Nel 1794 era a Londra, dove anglicizzò il nome in Francis; vi risiedette fino al 1821 esercitando la professione di maestro di musica, insegnante d’italiano, copista e traduttore. In quell’anno si trasferì con la moglie Eliza e i figli Henry, Constantine, Frances, Emily e Matilda a Dublino, dove già risiedeva il primogenito Ferdinand e dove continuò a esercitare la professione di maestro di musica. Nel 1831 tornò a Londra, dove morì nel dicembre del 1843.
Della sua attività di compositore rimangono Six Duos concertans pour 2 flûtes op. 1 (1786), Three duets for two violins op. 2 (1795 circa), Six divertimentos for the piano forte op. 10 (1804 circa), Six favourite airs with variations for the harp or piano forte op. 11 (1812 circa) nonché numerosi pezzi caratteristici per pianoforte.
Giuseppe, il cui nome fu poi anglicizzato in Joseph, pare essere nato a Napoli nel 1767. Figlio secondogenito di Vincenzo, seguì il padre negli spostamenti per l’Europa e lavorò al suo fianco. Nel 1801 a Londra aprì un suo laboratorio in Wardour Street e dal 1802 al 1804 al numero 3 di Portland Street. Come il padre, collaborò con il contrabbassista Dragonetti e strinse amicizia con il celebre chitarrista e compositore spagnolo Fernando Sor, con il quale progettò delle chitarre alla spagnola dalla struttura innovativa. Giuseppe lavorò inoltre con il liutaio di origini italiane Antonio Bruno e probabilmente collaborò anche con i fratelli George (1776-1852) e Louis (1784-1862), anch’egli rinomato costruttore di chitarre. Morì in povertà nell’ospizio di St. Anne nel 1837.
Gli ultimi costruttori della famiglia Panormo attivi in Inghilterra furono George Louis (1814-1877), figlio di George – nel 1854 rilevò la bottega londinese dello zio Louis − ed Edward Ferdinand (1812-1891), figlio di Giuseppe, che prima fu attivo come liutaio a Londra e poi si stabilì a Brighton, dove insegnò musica e fu violinista nell’orchestra del Theatre Royal.
Fonti e Bibl.: W. Sandys - S.A. Forster, The history of the violin, London 1864, pp. 382 s.; W.L. von Lütgendorff, Die Geigen- und Lautenmacher vom Mittelalter bis zur Gegenwart, Frankfurt am Main 1904, pp. 471-473; R. Vannes, Essai d’un dictionnaire universel des luthiers, Bruxelles 1951, p. 267; E.N. Doring, The Panormo Family: a review, in Violins & Violinists, 1952, vol. 13, n. 2, pp. 52-56; n. 3, pp. 100-103; n. 4, pp. 144-147; n. 5, pp. 192-195; W. Henley, Universal dictionary of violin and bow makers, IV, Brighton 1960, pp. 103-105; J. Dilworth, Father figure, in The Strad, aprile 1986, pp. 932-938; D. Delpero, Il «Giornale enciclopedico di Milano» (1782-1797) e la «Gazzetta enciclopedica di Milano» (1780-1802): due nuove fonti per la storia della musica milanese, in Fonti musicali italiane, IV (1999), p. 62; T. Martin - M. Lawrence, Family values, in The Strad., gennaio 1999, pp. 28-31; A. Fairfax, The Panormo family, in The British violin, Oxford 2000, pp. 54-56; V. Farruggia, I Panormo rappresentanti dell’arte liutaria italiana in Europa, tesi di laurea, Università di Milano, a.a. 2003-2004; G.P. Di Stefano, Vincenzo Trusiano Panormo e il contrabbasso del Conservatorio di Palermo, in Il restauro conservativo del contrabbasso «Panormo», Palermo 2008, pp. 16-30; A. Fairfax, La famiglia Panormo a Dublino e Londra, ibid., pp. 31-39; F. Nocerino, Gli strumenti musicali a Napoli nel secolo XVIII, in Storia della musica e dello spettacolo a Napoli. Il Settecento, a cura di F. Cotticelli - P.G. Maione, II, Napoli 2009, pp. 795-797; G.P. Di Stefano, Documentary evidence concerning the early history of Vincenzo Trusiano and the Panormo family of instrument makers in Italy, in Journal of the Violin Society of America, XXIV (2013), 2, in corso di stampa.